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 MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA

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MessaggioTitolo: Re: MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA   MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:53

LA SFINGE



META' UOMO E META' LEONE, LA STATUA CHE STA' DI GUARDIA ALLE PIRAMIDI DI GIZA E' STATA A LUNGO MOTIVO DI MERAVIGLIA.

ORA LA SCIENZA CERCA DI SPAZZAR VIA GLI STEREOTIPI ED I PREGIUDIZI CHE L' ACCOMPAGNANO DA SEMPRE.


La Sfinge

Ogni mattina, da millenni, vede sorgere il sole davanti a sè.

E' la Sfinge di Giza, la più imponente statua in pietra mai costruita al mondo. Avvolta da un alone enigmatico, essa è il simbolo dell' Egitto, ma anche del mistero stesso.


Secondo la teoria più consolidata, la Sfinge fu costruita attorno al 2500 a.C. dal faraone Chefren. Perciò, quando nel 1991 si è dimostrato, con una serie di prove geologiche, che essa fu costruita almeno 6000 anni prima di Cristo - e quindi 3000 anni prima che avesse inizio la civiltà Egizia - il mondo piuttosto conservatore dell' egittologia fu scosso da un' ondata di incredulità. Per la verità, era opinione comune fra gli egittologi del XVIII secolo che la Sfinge fosse più antica delle piramidi.

Ma nel novecento si è imposta una teoria diversa, e cioè che fosse stata costruita tra il 2520 e il 2494 a.C., durante il regno di Chefren: opinione accettata unanimamente (e abbastanza passivamente) dagli egittologi. Ci sono voluti 15 anni di sforzi continui da parte di un uomo, solo contro tutti, per cominciare a cambiare il modo di pensare: quest' uomo è lo statunitense John Anthony west, scrittore ed egittologo autodidatta.

La ragione che ha spinto gli egittologi a credere che la Sfinge sia stata costruita da Chefren sta nel fatto che il suo viso assomiglia a quello del faraone, immortalato in una statua che è conservata nel Museo Egizio del Cairo. Usando metodi piuttosto insoliti, West evidenziò grosse lacune nell' accostamento tra Sfinge e faraone e sulla loro pretesa rassomiglianza. Si avvalse dell' aiuto del tenente Frank Domingo del Dipartimento di Polizia Giudiziaria di New York, che aveva accumulato una grande esperienza ricostruendo per il tribunale visi sfigurati e mutilati. Domingo mise a confronto i due volti e, dopo aver realizzato disegni dettagliati di entrambi, concluse che le due statue raffiguravano individui diversi: "Se in futuro si troveranno prove irrefutabili che la Sfinge rappresenta Chefren, vorrà dire che chi ha ritratto il faraone era un incapace".


La comparazione tra i lineamenti di Chefren e quelli della Sfinge

Molti egittologi non presero nemmeno in considerazione il lavoro di Domingo. James Romano, del Brooklyn Museum di New York, disse che l' arte egizia non era fotografia, ma realtà idealizzata": l' analisi di Domingo, insomma, non aveva alcun valore. West tentò allora un' altra strada: Si prefisse di dimostrare che l 'erosione della Sfinge non era dovuta al vento del deserto ma alla pioggia. L' ultima grande pioggia si era avuta dopo l' ultima era glaciale, cominciata circa 12000 anni fa.
West aveva un solo modo di provare la teoria dell' erosione: chiedere la collaborazione di geologi di consolidata fama accademica.

Dopo una lunga ricerca, trovò finalmente in Robert Schoch, dell' Università di Boston, uno studioso di ampie vedute disposto ad ascoltarlo. L' esame compiuto da Schoch confermò che il corpo della Sfinge e le pareti della grande fossa in cui essa si trova mostravano i segni tipici di erosione da acqua. Non solo: scoprì che il monumento ed il complesso di templi che sorge nelle vicinanze erano scolpiti nella stessa pietra.

Si presentava dunque un' anomalia piuttosto strana:La Sfinge ed i muri che la circondavano erano stati erosi così vistosamente da mostrare nella pietra solchi profondi un metro. Ma identici strati di roccia vicini eranoa appena stati alterati. Ciò significava che la Sfinge era stata scolpita in varie fasi: le pietre squadrate e scolpite per prime erano state esposte all'erosione della pioggia, le ultime a quella del vento. Allo scopo di dare maggior peso alla sua teoria, West volle scoprire quando era stata scolpita la pietra attorno alla Sfinge. In questo modo avrebbe scoperto anche quando era stata costruita. Coinvolse nella ricerca Thomas Dobecki, un sismologo di Houston. Analizzando l' erosione dell' acqua sul terreno attorno alla Sfinge, Dobecki potè calcolare quando fu scolpita la roccia. il criterio era questo: quanto più in profondità aveva agito l' erosione dell' acqua, tanto più a lungo la pietra in superficie era stata esposta alla pioggia.

Gli esperimenti di Dobecki e le osservazione di Schoch dimostrarono che il corpo della Sfinge era stato scolpito in fasi distinte, e che la parte anteriore del monumento, profondamente erosa, era più antica di crica 3000 anni rispetto alla parte posteriore. La conclusione di Schoch fu che Chefren, avendo trovato la Sfinge non ancora terminata, la completò e restaurò insieme con i templi intorno, facendo sistemare lastroni di granito sopra il calcare. Tenendo conto dell' antichissima origine della Sfinge, bisogna presumere che si siano succedute diverse operazioni di restauro. In proporzione, la testa è più piccola del corpo e questo lascia pensare che Chefren abbia ordinato di rimodellarla nello stile dell' epoca. Ma le ricerche di Dobecki rivelarono un' altro segreto: 5 metri sotto le zampe anteriori della Sfinge si aprivano diversi tunnel inesplorati ed un' ampia sala rettangolare. Secondo Dobecki quella sala era opera dell' uomo.

A questo si aggiunse un tocco di meraviglia quando ci si ricordò di una profezia di Edgar Cayce, il celebre "profeta dormiente" americano. Cayce era andato in trance il 29 ottobre del 1935 ed aveva esplorato con i suoi poteri di sensitivo le epoche precedenti all' antico Egitto. Egli disse che i sopravvissuti di Atlantide erano emigrati in Egitto 10500 anni prima di Cristo ed avevano costruito la Sfinge e la Grande Piramide nel primo secolo del loro arrivo. E non basta: Cayce predisse che, prima della fine del XX secolo, "una sala antica contenente documenti storici sarebbe stata scoperta là dove la linea dell' ombra e della luce cade tra le zampe della Sfinge". all' interno della sala ci sarebbe stata una biblioteca ricca di testi su Atlantide. Prudentemente, data anche la sua illustre reputazione accademica, Schoch ha concluso che la Sfinge fu costruita non più di 8500 anni fa e non ha voluto addentrarsi in argomenti che esulassero dalla sua competenza di geologo. West invece è meno cauto. Secondo lui la Sfinge ha almeno 12000 anni.

Comunque sia la scienza è orientata a fissare la data di costruzione della Sfinge in epoca assai più antica di quella comunemente accettata. E finora gli egittologi non sono stati capaci di opporre solidi argomenti. Resta da rispondere al' interrogativo più importante: chi ha voluto e costruito la Sfinge? Un numero crescente di ricercatori, compresi alcuni scrittori di successo come Graham Hancock, Robert Bauval e Colin Wilson, crede che il fatto di situare più indietro nel tempo la data di costruzione della Sfinge sia già la prova che essa dovette essere stata realizzata da una civiltà scomparsa. Addirittura Atlantide.

Nel 1993 West avanzò l' ipotesi che proprio questa fosse la soluzione. Lo si desume dalla risposta rabbiosa avuta da Zahi Awass, direttore generale della Piana di Giza, che cacciò letteralmente West edi suoi collaboratori vietando ogni ulteriore ricerca. Da allora, però c' è stato uno strano cambio di atteggiamento da parte delle autorità egiziane. Nell' aprile 1996, per esempio, il miliardario americano Joseph Schor ha avuto il permesso di continuare le ricerche sulla Sfinge. Schor è in stretto raporto con l' Associazione per le Ricerche ed il Progresso Morale, una grossa organizzazione che si propone di diffondere gli insegnamenti del profeta Edgar Cayce. Nello stesso tempo, Schor ed Hawass hanno annunciato che sotto la Sfinge ci sono tunnel segreti e stanze, che presto saranno aperti e mostrati in diretta televisiva in tutto il mondo.

Speriamo.
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MessaggioTitolo: Re: MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA   MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:48

LE PIRAMIDI DI GIZA




Le piramidi della piana di Giza sono divenute da tempo il simbolo dell'antico Egitto. Si levano massicce sullo sfondo del deserto inanimato, con la loro struttura apparentemente semplice eppure ambigua, sconcertante, misteriosa.




Osservata in un disegno o in un modello, la piramide appare semplice, ma basta avvicinarsi ad una di esse ed alzare lo sguardo alla sua sommità perchè tutto divenga diverso, basta penetrare all' interno perchè i passaggi stretti e bui diano strane sensazioni. E le piramidi custodiscono i loro segreti. Possiamo solo cercare di immaginare perchè gli Egizi le abbiano innalzate ed imbastire ipotesi sulle tecniche di costruzione di cui si servirono. E' fuor di dubbio che molte piramidi furono costruite come tombe, ma ve ne sono alcune, e fra esse le più importanti, dal nostro punto di vista, in cui non fu rinvenuto alcun sarcofago; pare quindi ovvio ipotizzare che la costruzione di questi enormi monumenti avesse qualche altra motivazione.



Secondo le antiche fonti, infatti , le piramidi erano costruite per custodire e tramandare, impresso nella pietra, in termini di proporzioni e dimensioni, tutto il bagaglio di conoscenze astronomiche, matematiche e geografiche che erano in possesso dell' antico popolo egizio. Scriveva J.P. Laner nella sua opera "Le problème des pyramides d' Egipte): " Dal punto di vista astronomico è indubbia... la grande cura nell' orientamento... Dal punto di vista matematico lo studio delle piramidi, e specialmente della Grande Piramide, mostra proprietà geometriche notevoli oltre a rapporti numerici che meritano attenzione".





Dal punto di vista storico pare che la prima piramide egizia sia stata quella fatta costruire dal faraone Zoser (2780 a.C.), che differisce però completamente dalle grandi piramidi che ci interessano in questa sede per la problematica che sollevano. La piramide di Zoser ha base rettangolare (è l' unica) ed è formata da una sepoltura di base (mastaba) che penetra in parte nel terrreno ed in parte ne fuoriesce, sulla quale furono costruiti in seguito altri piani così da darle infine l 'aspetto di una piramide a gradini. I successori di Zoser abbandonarono, incompiute, altre tre piramidi a gradini, prima di dedicarsi al tentativo di erigerne una a facce lisce, innalzata a Maidum, a circa 45 chilometri dal Cairo. Maidum è oggi una rovina con il nucleo centrale che si eleva per circa 75 metri sopra un ammasso di macerie: era originariamente una piramide a gradini, ma fu rivestita in seguito per renderla appunto a facce lisce. Purtroppo, l' ampia base non poggiava sula roccia ma sulla sabbia, e la piramide crollò, forse ancor prima di essere completata.

L'esperienza insegnò tuttavia qualcosa ai costruttori. Il sovrano successivo, Snefru, primo faraone della Quarta Dinastia (che durò all' incirca dal 2700 al 2500 a.C.), edificò due solide piramidi a Dashur, poco più a sud di Saqqara. Vennero poi le tre grandi piramidi di Giza.

La grande piramide attribuita a Cheope è unica per il fatto che ha corridoi e stanze nella parte superiore della struttura, mentre tutte le altre hanno in pratica solo un passaggio che conduce ad una camera al livello del suolo o nella roccia sottostante. In origine era alta 148 metri (e forse non per caso il Sole dista dalla Terra 149 milioni di chilometri) e la base misurava 320 metri di lato, ma col tempo le pietre lisce che la rivestivano furono asportate per essere utilizzate nelle costruzioni medievali del Cairo: oggi misura in altezza circa 137 metri.

Dopo Giza, i faraoni della Quinta e Sesta Dinastia fecero innalzare piramidi a Saqqara e nella vicina Abu-Sir, ma le loro pietre erano lavorate in maniera rozza e quando le generazioni successive asportarrono a poco a poco il rivestimento di calcare, il nucleo centrale crollò.

Al termine del regno della Sesta Dinastia, intorno all' anno 2180 a.C., l' Egitto era ormai diviso in una moltitudine di province e le grandi costruzioni vennero trascurate. L' undicesima e la Dodicesima dinastia videro l 'Egitto ancora riunito e in un periodo che andò dal 2000 al 1750 a.C., i sovrani fecero innalzare nuove piramidi: erano alte meno della metà della Grande Piramide e spesso costruite senza alcuna precisione. In alcuni casi il nucleo centrale era costituito prevalentemente da mattoni di fango retti da muri di sostegno.

Furono le ultime piramidi.

I sovrani successivi eressero grandi templi per dimostrare la loro potenza in vita e tombe nascoste per mantenersi al sicuro nell' aldilà. Questo decadimento dell' uso della piramide dopo una progressiva riduzione delle sue proporzioni potrebbe significare che con il tempo è andata perduta la conoscenza dei simboli che la piramide assommava in sè, nonchè la tecnologia indispensabile alla costruzione degli antichi colossi.

I significati reali delle piramidi e gli scopi per cui erano state costruite potrebbero quindi appartenere a quella cultura, forse di derivazione atlantidea, che caratterizzò le prime dinastie e che poi, per motivi che non possiamo conoscere, andò contaminandosi fino a perdere la sua efficacia. E' opinione corrente che Giza ed il monumento di Cheope racchiudano tutti i misteri associati alla costruzione delle piramidi.

Tanto per cominciare, qual era lo scopo della Grande Piramide?

L' ipotesi più ovvia, come abbiamo detto, è che sia stata una tomba. C' è anche un sarcofago in quella che viene chiamata ora "La camera del Re". Eppure non vi è alcuna indicazione dello svolgimento di un funerale. Il passaggio terminale che conduce alla stanza stessa è la stupenda "Grande Galleria", lunga 47,5 metri, alta 8,5 e larga 2, che si dirige verso la sommità e con una pendenza notevole, un angolo di 26°. Forse i ritualisti di Cheope avevano progettato una processione finale lungo questo passaggio inclinato, ma non lo si può affermare con sicurezza: il corridoio che conduce alla "Grande Galleria", infatti, è talmente basso che per percorrerlo è necessario camminare chini.

Perchè la Grande Piramide fu costruita in quel luogo? Forse per la semplice ragione che gli antichi Egizi vivevano, in maggioranza, proprio là. Ma, in seguito a varie supposizioni, si giunse anche ad altre ipotesi, illustrate dal professor Livio Catullo Stecchini nel libro di Peter Tompkin "Secrets of the Great Pyramids". Secondo lui ed altri studiosi, i figli del Nilo possedevano conoscenze molto più avanzate in fatto di geografia e cosmologia di quanto si ritenga generalmente. Stecchini sostiene che conoscevano la sfericità della Terra e che erano giunti a calcolarne i gradi di latitudine e longitudine.

I già citati scrittori Hancock, Bauval e Wilson hanno avanzato delle teorie sul vero significato delle piramidi, collegandole a culti stellari e religiosi; chi ha trovato coincidenze con alcune costellazioni, come nel caso di Robert Bauval, che nel suo libro "Il mistero di Orione" mette in evidenza la correlazione tra i condotti della Grande Piramide di Cheope, che dalle camere interne atraversano tutta la struttura della piramide, per sbucare all' aperto, come canali di aerazione; ebbene, Bauval ha scoperto che questi condotti, all' epoca in cui fu costruita la piramide puntavano rispettivamente, quelli posti a sud verso la Cintura di Orione e verso Sirio, Osiride e Iside nella concezione mitologica;

i due condotti nord erano diretti verso la stella polare, Alpha Draconis, e verso la testa dell' Orsa Minore, l' ascia celeste di Horus, chiamata anche "ascia di Upuaut". Bauval è giunto a questa scoperta calcolando la precessione degli equinozi ed il moto proprio di tutte le stelle risalendo all' epoca intorno al 2500 a.C. Hancock e Wilson hanno constatato che le piramidi di Giza sono perfettamente allineate al nord magnetico e nello stesso tempo riproducono sulla Terra la disposizione delle tre stelle principali della Cintura di Orione, mentre John Anthony West ha descritto nel suo libro "Il Serpente Celeste" l' Egitto dei faraoni come la rappresentazione in scala terrestre della Via Lattea. Tutto questo per collegare il popolo Egizio alle stelle, da dove questi autori pensano siano giunti gli Dèi degli Egizi, a portare loro la conoscenza.



Ipotesi troppo azzardate, forse, ma nel mistero delle piramidi può starci anche questo, fino al giorno in cui tutti i segreti saranno svelati. La piramide di Cheope sarebbe costituita da circa due milioni e mezzo di blocchi di calcare, ognuno misurante in media 1,2x1,2,x0,75 metri e pesante circa 2,5 tonnellate, con massi più pesanti, fino a 15 tonnellate. Complessivamente la costruzione contiene circa 2.700.000 metri cubi di pietra e pesa circa 6 milioni di tonnellate, quasi il doppio dell' Empire State Building di New York.

Misurazioni più accurate della Grande Piramide vennero effettuate nel 1925 da James Humphrey Cole, che fu in grado di identificare la posizione originale dei vertici, anche se ne mancano i blocchi, e di misurare i lati con un margine di errore inferiore a 3,8 centimetri. Cole calcolò così le dimensioni del monumento: lato nord 230,253 metri; lato sud 230,454 metri; lato est 230,391 metri; lato ovest 230,357 metri. La differenza tra il lato più lungo e quello più corto è quindi di soli 20,1 centimetri. Gran parte dei massi di qualità inferiore utilizzati per il nucleo centrale proveniva dalle cave vicine, ma il granito che servì per rivestire le pareti delle stanze interne proveniva da un luogo molto distante, lungo il Nilo ed il calcare ancora più prezioso utilizzato per i rivestimenti esterni aveva origine nelle cave di Tura, ad est del Cairo. Tralasciando il sistema usato per portare alla Piana di Giza i massi estratti da queste cave, il problema che assilla gli studiosi è questo: come hanno fatto ad issare a certe altezze massi di svariate tonnellate? Ai nostri giorni un lavoro del genere sarebbe possibile soltanto se si utilizzassero moderni macchinari di sollevamento. Resta il fatto che gli antichi Egizi, senza disporre delle nostre tecnologie, hanno compiuto ugualmente un lavoro a dir poco incredibile. C' è chi ha alluso a piani inclinati, chi ha pensato a rulli ricavati da tronchi d' albero, a rampe a spirale costruite man mano che la piramide si innalzava, ma queste ipotesi non convincono i tecnici.
Una recente teoria ipotizza che i blocchi di pietra... non siano di pietra, ma di una sorta di calcestruzzo usato a quei tempi. Così si spiegherebbe la facilità di sitemazione di questi blocchi giganteschi: non hanno avuto bisogno di sollevarli ma li hanno "fatti" sul posto per mezzo di enormi stampi! Per ulteriori informazioni cliccare sul secondo link in fondo all' articolo.



Gli antichi Egizi dovettero quindi impiegare macchine da sollevamento, che non avrebbero nulla da invidiare a quelle usate oggi nell' industria edilizia. Perchè non se ne è mai sentito parlare? Perchè non si è mai trovata una descrizione su come erano fatte e su come venivano usate queste macchine? Per una ragione elementare: la tecnica mutò, le costruzioni divennero più modeste e non fu più necessaria l' adozione di grandi mezzi. I formidabili apparecchi caddero in disuso, furono smantellati, andarono in rovina e di essi si perse anche la memoria.
Un giorno, forse, qualcuno svelerà il mistero delle Piramidi di Giza.
Forse.

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MessaggioTitolo: Re: MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA   MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:38

Giza, la piana dei misteri




Le piramidi della piana di Giza sono, da tempo, divenute il simbolo dell’antico Egitto.

Secondo le antiche fonti, furono costruite per custodire e tramandare l’insieme delle conoscenze astronomiche, matematiche e geografiche in possesso del popolo egiziano.

Tra di esse la più nota è senza alcun dubbio quella fatta costruire dal Faraone Cheope, che sin dall’epoca alessandrina venne considerata la prima fra le Sette Meraviglie del mondo.

E’ il monumento più famoso e studiato al mondo, eppure intorno a tale costruzione i misteri e gli interrogativi continuano a superare le certezze.

Riportiamo le sorprendenti misure della Piramide di Cheope: è la più grande di tutte, ha una base di 230 metri per lato, raggiunge un’altezza di 146 metri (oggi 137); è costituita da 2.300.000 blocchi dal peso medio che varia dalle due alle quindici tonnellate.

La quantità di pietre nella Grande Piramide è tale che è stato calcolato che la sua temperatura interna è costantemente uguale alla temperatura media terrestre, ossia 68 gradi farhenheit.

In relazione alle misure dei lati il margine di errore è dello 0.1 per cento; anche i quattro angoli sono incredibilmente vicini alla perfezione dei 90 gradi.

Le quattro facce della piramide sono allineate con i quattro punti cardinali, con uno spostamento di soli tre minuti per grado, pari allo 0,0015 per cento, precisamente la metà di quanto ottenuto dagli architetti che hanno progettato e realizzato l’osservatorio astronomico di Parigi.

Ne “I problemi delle Piramidi d’Egitto” scriveva J. Laner: “Dal punto di vista astronomico è indubbia la grande cura nell’orientamento … Dal punto di vista matematico lo studio delle piramidi, e specialmente della Grande Piramide, mostra proprietà geometriche notevoli oltre a rapporti numerici che meritano attenzione”.

Cheope volle costruire una sorta di “centro del mondo”, perché la costruzione è all’incrocio tra il meridiano e il parallelo che coprono la maggior parte di terra emersa, quindi al centro esatto della massa terrestre.

Si è inoltre scoperto che le pareti non sono perfettamente lisce ma impercettibilmente convesse. La curvatura che se ne ricava corrisponde al valore in gradi della curvatura terrestre.

Secondo alcuni, considerate queste coincidenze, la piramide di Cheope sarebbe una rappresentazione in scala 1 a 43.200 della Terra.

Dunque ci sono misure, e coincidenze che caratterizzano questa costruzione e che sono, in realtà, una prova del fatto che qui nulla è lasciato al caso, ma ha un significato ben preciso.

Il suo peso moltiplicato per un miliardo di miliardi è uguale al peso della Terra, e nel 1800 John Taylor scoprì che dividendo il perimetro per il doppio dell’altezza si ottiene 3,14 ossia il valore del pi greco.

Dunque tutti questi dati vogliono dimostrare come la Grande Piramide fu realizzata sulla base di conoscenze molto avanzate.

Gli egittologi attribuiscono tale piramide al faraone Cheope (2575 - 2467 a.C) sulla base di una serie di geroglifici rinvenuti all’interno, e sulla testimonianza di Erodoto, lo storico greco, che vide i monumenti nel V secolo a.C., ossia duemila anni dopo la loro costruzione.

Uno dei misteri che assilla gli studiosi riguarda la costruzione della piramide: come è stato possibile issare a certe altezze massi di svariate tonnellate?

A tal proposito due sono le teorie più accreditate: la prima secondo cui i blocchi di calcare, mediante un impasto, sarebbero stati realizzati in loco (ma allora come spiegare i blocchi in granito all’interno?), la seconda ha ipotizzato l’uso di un sistema basato sulle traversine.

In conclusione l’unico dato oggettivo è che gli antichi egizi, senza le nostre attuali tecnologie, sono riusciti a realizzare un’opera che suscita ancora oggi ammirazione e che pone domande alle quali non siamo in grado di fornire una risposta sicura.


http://www.ilreporter.com/storie/giza-la-piana-dei-misteri
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MessaggioTitolo: Re: MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA   MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA Icon_minitimeDom 22 Nov 2009, 14:59







https://www.youtube.com/results?search_query=geometria+sacra+a+ghiza+a+ghiza&search_type=&aq=f
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MessaggioTitolo: Re: MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA   MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA Icon_minitimeVen 13 Nov 2009, 19:06

Dimenticate e celate dalla polvere del tempo rispuntano fuori dalle sabbie, riemergono da sotto le colline per ricordarci che in un passato assai remoto, più di quanto si possa credere, esisteva una civiltà progredita e a conoscenza di avanzate tecnologie; quella civiltà che le ha erette seguendo un fine a noi ancora ignoto.




Riappaiono alla luce del sole quali perenni testimoni di un passato perduto, libri le cui pagine di pietra non riusciamo ancora a leggere.
Così mentre dalle colline della Serbia, a Visoko, si riscopre uno di questi giganti di pietra che ci obbligano a tracciare una nuova storia dell'umanità, da un esame accurato delle immagini scattate da un satellite sopra il territorio cinese dello Shanxi, a Xian, si nota, fra le numerose costruzioni piramidali presenti, la curiosa posizione di tre di esse del tutto simile a quella dei monumenti di Giza in Egitto e, come quelli, apparentemente allineate con le stelle di Orione.
Nel momento in cui per qualcuno si apre una finestra, circa le possibili spiegazioni della presenza di queste particolari costruzioni, per qualcun altro tali monumenti si trasformano in incubi. Troppe piramidi sparse sul globo, anche in luoghi impensabili, per essere solamente tipiche costruzioni di un unico popolo; forse non tutte adibite a semplici dimore delle regali spoglie di faraoni o antichi regnanti. E perché volutamente allineate alle stelle?




Le immagini riprese da Ikonos, un satellite americano di una compagnia privata la "Space Imaging" lanciato nel 1999, sollevano molti nuovi interrogativi e scoprono piramidi nel territorio cinese che non sembrano essere quelle fotografate da Hartwig Hausdorf, quando ebbe modo di visitare la zona proibita dello Shan; regione in cui si registra la presenza del Centro Spaziale Cinese che, come ho già avuto modo di scrivere in un precedente articolo riguardante i dischi di pietra di Bayan Khara Ula, è ubicato in un punto che rappresenta una finestra naturale per il lancio dei satelliti ed il loro rientro nell'atmosfera. L'area dove si trovano le piramidi dello Shanxi si trova nei pressi del Centro spaziale Cinese con la sua base di lancio missili.





La foto originale mostra una regione coperta da nuvole, ma utilizzando procedimenti informatici avanzati, da sotto le nuvole sbucano costruzioni piramidali: due grandi ed una più piccola. Osservandone la forma quadrata della base il ricordo va alla piramide "bianca" immortalata in una foto in bianco e nero scattata da un aviatore nel 1947, tanto da supporre si tratti della stessa costruzione. Anche la parte superiore appare quadrata, i lati mostrano la stessa rientranza al centro; al lato una strada che conduce alla costruzione, alberi in due zone, tutto coincide con la foto del 1947.
Tra le foto fornite dal Dr. Clifford Paiva, un fisico del Missile Defense, specializzato nelle analisi delle foto satellitari interpellato in merito alla nuova ipotesi, una scattata dal Dr. Hartwig Hausdorf (1) nel 1994. Tale foto sembra sia servita a stabilire l'allineamento delle piramidi ritratte, tenendo conto della lunghezza dell'ombra e dell'altezza degli alberi visibili in essa.




Anche se i dati sono approssimativi, dopo averli inseriti in un programma Skyglobe, è stato possibile stabilire che la foto è stata scattata alle 14.30 con il sole posizionato a sud ovest, di conseguenza le piramidi risulterebbero allineate lungo un asse est-ovest. Dall'immagine satellitare si osservano due piramidi distaccate dalle altre più piccole e in gran numero, tutte situate in linee rette. Le quattro più grandi formano un preciso motivo: tre sono in linea retta e una situata più avanti leggermente sfalsata; il tutto come le piramidi egizie.
Si trovano nei pressi di Xian, nota per la tomba dei guerrieri di terracotta, la piramide di Chi Huang Ti l'imperatore giallo Ch'i She Huang Tì (2), e quella di Wu.
Le piramidi cinesi, grandi come quelle messicane ed egiziane, sono state evidenziate da Hausdorf che ha visitato la parte del paese precluso a tutti. Si trovano nelle pianure di Qin Chuan, nella valle di Qin Lin, vicino a Xiangyang, a Shandong, nella montagna di Taibai. Forse costruite per essere le tombe degli imperatori copiando la forma dalla piramide "Bianca", ma non siamo in grado di chiarire chi abbia costruita quest'ultima, né perché la maggior parte di tali monumenti si trovino in quella regione; su circa 2000 Kmq si trovano oltre 100 piramidi.




Ritorna in mente tutto quello narrato da Hartwig Hausdorf in merito al loro mistero e le leggende che le considerano come l'eredità di visitatori extraterrestri. Monumenti di cui nessuno sospettava l'esistenza in territorio cinese in quanto mai pubblicizzate, anzi al contrario nascoste, trasformandole in colline naturali coperte di vegetazione piantando su ogni lato qualunque genere di conifere a crescita rapida e cipressi. Altre erano state distrutte dai contadini riutilizzando i mattoni con i quali erano state costruite; altre ancora crollate sotto l'incuria del tempo.




Stranamente situate nella regione di Shanxi furono rese note attraverso le foto scattate nel 1994 da Hausdorf, da tempo sulle loro tracce in seguito a notizie trapelate decenni prima riguardo al loro ritrovamento.
Ci perdiamo nei racconti e negli appunti di viaggio di viaggiatori, fra notizie riportate, imprecisate e distorte, ma che narrano gli stessi avvenimenti.
Un viaggiatore americano, tale Fred Meyer Schroder, nel 1912 traversando lo Shanxi vide una grande piramide e altre più piccole; il monaco del monastero buddista al quale chiese notizie in merito rispose che erano lì da oltre 5000 anni, come scritto in antichi documenti; il ricordo delle loro costruzione si era perduto nel tempo. Raccontò che erano state costruite dagli antichi imperatori discesi con i loro dragoni di metallo dall'altro spazio e descritti come "Figli del Cielo".
Nel 1945 un pilota dell'U.S. Air Force, James Gaussman, scendendo di quota sopra la Cina per noie al motore sorvolò la pianura di Qui Lin Shan a sud ovest di Xian dove vide e fotografò una gigantesca piramide alta 300 metri con la base quadrata di 500 metri di lato, costruita con un tipo di pietra che la faceva apparire bianca da tutti i lati, sulla sua sommità una specie di gemma. La foto finì negli archivi del servizio segreto militare americano per ben 45 anni.




Due anni dopo nel 1947 Maurice Sheahan un altro aviatore sorvolò lo Shanxi e rivide la piramide. Numerosi giornali, fra cui il New York Times, pubblicarono la notizia, ma gli archeologi cinesi negarono l'esistenza della costruzione; le foto suggerivano un monumento più alto della piramide Egizia. In tale periodo la Cina seguiva Mao Tsetung che, nel 1949, dichiarò la Repubblica Popolare.
Nel 1962 il capitano Bruce Cathie di Aukland, dopo aver esaminato alcune foto satellitari e identificato diciotto piramidi, contattò l'ambasciata cinese a Wellington e chiese informazioni a riguardo. Fu negata l'esistenza di piramidi sul suolo cinese; vi erano solo alcune strutture trapezoidali classificabili come colline sotto le quali si trovavano alcune tombe risalenti alla dinastia Han.
Nel 1994 Hausdorf ottenne di entrare nella zona proibita e fotografare queste piramidi.




Perché queste costruzioni sono state nascoste sotto la vegetazione?
Leggende narrano di misteriosi esseri nascosti nelle montagne della regione; circolano storie di popoli che esplorarono cave nelle montagne e parlano di ritrovamenti di camere con muri e pavimenti. Sorge il sospetto che queste grotte siano in effetti le parti interne delle piramidi ridotte a semplici colline.
Le leggende parlano anche di esseri provenienti dall'altro spazio, i famosi Dropa di Bayan Khara Ula, sembra che qualcuno abbia anche visto un UFO atterrare sulla cima di una piramide; il fatto e stato riportato da un giornalista in seguito alla testimonianza di un testimone oculare e chi ne ha fatto menzione non fornisce ulteriori specifiche. Tutto diviene solo un sentito dire; di cose se ne raccontano tante, ma è indiscutibile che la parte superiore della maggior parte delle piramidi sia piatta e in qualche caso con strutture rettangolari. Anche la famosa piramide bianca presenta al suo apice una base quadrata.
Nella tradizione cinese sono presenti i Dragoni che, da quanto riportato nei testi antichi, sembrano essere più apparecchiature tecniche che esseri fantastici; si dice scendessero dal cielo ruggendo e sputando fuoco, coperti da scaglie lucenti come il metallo.




Chi, dunque, ha costruito le piramidi cinesi e perché?
Erano davvero tombe imperiali o facevano parte di un gigantesco sistema di sacre linee chiamate Feng Shui o Sacre vie del Dragone?
Il prof. Wang Shiping, del Museo Storico di Shanxi, suppone facciano parte di questo gigantesco sistema chiamato "le Vie del Dragone" e stima siano antiche di 4500 anni; inoltre sembra siano allineate per raffigurare alcune costellazioni, costruite per imitare la costellazione di Orione e le relative stelle.
Nel 1994 gennaio alcuni archeologi hanno individuato numerose piramidi vicino al fiume Wei Ho a nord di Xian una di queste è posta esattamente al centro geometrico dell'antico impero cinese.
Ai cinesi non piace parlare delle loro "piramidi", le considerano tombe e, avendo un sacro rispetto per i loro antenati, disturbando il loro sonno eterno, temono di attirarsi maledizioni e sfortune.




Comunque sia la grande "piramide bianca" si trova in quel territorio ed è considerata la più grande struttura del mondo.
Dopo tutto quanto è stato scritto a riguardo stavolta sembra sia stata individuata. Qualcuno continua a vederla come un'altra Shamballa, un portale che conduce i altri mondi dove guardiani celesti sono pronti ad intervenire quando intere civiltà sono prossime al collasso. Ammesso questo, ed ammesso che l'Homo Sapiens sia apparso 200.000 anni fa, quante volte si sono verificati tali interventi?

Note:
1. Un ringraziamento al Dr. Hausdorf, il quale m'inviò alcuni anni fa copie delle foto che ebbe occasione di scattare in Cina.
2. La storia della Cina antica contempla quella dell'imperatore Qin Shi Huang Ti, creatore della Grande Muraglia, dei guerrieri di terracotta scoperti nel 1974 e della sua misteriosa e gigantesca tomba all'interno della quale avrebbe riprodotto il territorio come era alla sua epoca, utilizzando fiumi di mercurio per raffigurare i fiumi e gli oceani. Gli esami condotti all'esterno, intorno alla tomba, segnalerebbero infatti un alta concentrazione di mercurio.

http://www.edicolaweb.net/edic150a.htm
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MessaggioTitolo: MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA   MATEMATICA E ASTRONOMIA A GIZA Icon_minitimeVen 13 Nov 2009, 19:00



Giza è la Greenwich naturale e questo evidenzia la profonda conoscenza astronomica di una civiltà perduta che eresse i suoi maggiori centri tenendo conto di dati matematici e geodetici, incorporando nelle costruzioni le misure della precessione degli equinozi.
Un fenomeno che gli Egizi, o i loro predecessori, tenevano in grande considerazione. L'unico vero marcatore del tempo, dell'alternarsi delle stagioni, il moto stabilito dalla rotazione intorno al Sole detto precessionale; ossia la lenta oscillazione dell'asse polare terrestre intorno al polo dell'eclittica.
Un fenomeno a cui viene da pensare leggendo un brano del "Kore Kosmou" dove Ermete rivela, all'allievo Momo, il progetto di un meccanismo planetario celeste regolato dalle orbite delle costellazioni e dello zodiaco, da Sole e Luna, per controllare gli eventi terreni e la vita degli umani.
In parole semplici il movimento che la Terra compie per mantenere l'inclinazione dell'asse, attualmente di 23,5 gradi, contrastando l'attrazione gravitazionale esercitata dal Sole e dalla Luna sul rigonfiamento equatoriale, tende a raddrizzare l'asse costringendo la Terra a descrivere un cerchio che si completa ogni 25776 anni originando il così detto moto precessionale.
Il cerchio di 360° descritto dall'asse è stato suddiviso in dodici parti di 30° l'una corrispondenti alle dodici case zodiacali. Durante tale tragitto si verifica un cambio dei cieli, delle posizioni delle stelle e delle costellazioni; il susseguirsi delle stagioni, anticipandole ogni anno dato che il Sole risulterà spostato rispetto alle stelle di un grado ogni 72 anni.
La scienza ufficiale ha stabilito che un grado precessionale corrisponde a 71,6 anni e quindi avremo in realtà 2148 anni per ogni segno zodiacale anche se, per ragioni di calcolo, viene considerato che ogni era duri 2160 anni.
Di conseguenza, se consideriamo Giza come meridiano zero troviamo a 72° est da essa Angkor, a 54° da Angkor troviamo Nan Madol e a 144° l'Isola di Pasqua, a 180° da Giza si trova Thaiti, a 180° da Angkor e a 108° da Giza si trova il Candelabro delle Ande che punta su Nazca. Solo semplici coincidenze?
La Grande Piramide con le sue misure testimonia quindi che gli Egizi erano ottimi matematici e astronomi; ecco allora che le Piramidi divengono oggetto di un preciso disegno cosmico.



I Testi delle Piramidi e il Libro dei Morti ci parlano di questa civiltà come un popolo di adoratori e studiosi delle stelle, nelle quali raffiguravano i loro Dèi; questi, con le anime dei defunti, popolavano il loro aldilà.
Dagli stessi scritti apprendiamo che Osiride, signore dei Morti e dell'ordine naturale, venne ucciso dal fratello Seth e diviso in vari pezzi dispersi nel deserto. Fu Iside a ricomporne il corpo con l'aiuto di Anubi. Osiride verrà resuscitato e concepirà con Iside l'erede che vendicherà il padre.
Per l'Egitto Osiride è più di una divinità, dal sudore delle sue mani ha origine il Nilo e quando il fiume straripa fecondando la terra, Osiride rinasce come terra fertile, come linfa vitale per l'Egitto. Un miracolo che si ripeteva una volta l'anno, quando Orione ricompariva nel cielo dopo essere stato nascosto per settanta giorni a causa della rotazione terrestre. Spontaneamente gli Egiziani associarono Orione a Osiride, tanto più che alla sua sinistra stava Sirio, Sothis, nella quale raffiguravano Iside.



È qui che si stabilisce il contatto fra il cielo e la terra, e la costruzione delle Piramidi assume un significato religioso da ricercare nei quattro condotti che escono dalla Grande Piramide, i quali, oltre ad essere allineati astronomicamente, assumono significati rituali.
Osservando la piana di Giza, dove sono state erette le Piramidi della IV dinastia, notiamo che ad Abu Roash, 8 km da Giza, si trova una costruzione non finita, attribuita a Djedefre figlio di Cheope, che porta il nome di una stella; nella zona di Zawyet El Aryan ve ne sono altre due che segnano le posizioni delle stelle di Orione in una certa epoca.




Di conseguenza le Piramidi della IV dinastia ricostruiscono in terra la costellazione celeste e divengono la raffigurazione di Osiride sul suolo egizio. Il Nilo segna la posizione della Via Lattea, che per gli Egizi rappresentava il Nilo celeste.
Il Piccolo e Grande Carro ruotavano 4500 anni fa, sopra l'Egitto con regolarità cronometrica e Orione regolava lo straripamento del Nilo. Gli Egizi sapevano quando la costellazione riappariva guardando la posizione dei due carri celesti. I condotti diventano in tal modo la via attraverso la quale l'anima del faraone, liberata con la cerimonia dell'apertura della bocca, può accedere al cielo quando Orione fa la sua comparsa e rinasce fra le stelle come Osiride.
Ruotando la volta celeste, all'indietro nel tempo in senso antiorario, cercando la simmetria perfetta fra la posizione della cintura e delle Piramidi, arriviamo all'incirca all'11000 a.C..



Tutti sappiamo quale importanza avevano gli equinozi e le precessioni per gli Egizi, i quali osservando il punto in cui sorgeva il Sole, scoprirono che l'equinozio di primavera, cioè il 21 marzo, il giorno e la notte avevano la stessa durata. Si accorsero così che l'inizio della precessione era contrassegnato da una costellazione che spuntava da dietro il Sole e cambiava ogni 2600 anni dando vita ad una nuova epoca e un nuovo periodo astrologico. Nel 2500 a.C., epoca alla quale si fa risalire la costruzione delle Piramidi, la costellazione era il Toro.
Non si può, quindi, pensare che un faraone abbia costruito un monumento dalla forma di Leone, quale è la Sfinge, per indicare l'inizio dell'era del Toro. Ha un senso solo se la sua funzione è quella d'indicare l'inizio dell'era del Leone; ma per trovare il momento in cui questa costellazione apparve da dietro il Sole è necessario retrocedere nel tempo fino al 10500 a.C..
Nella tomba di Senmut, astronomo e architetto vissuto durante il regno della regina Hatschepsut, sono raffigurate le tre stelle della cintura di Orione, i cicli lunari, le differenti posizioni assunte da Sirio nel cielo con il trascorrere del tempo. Nel 10500 a.C. Vega era la stella polare a Nord e Canopo quella a Sud. Il fatto che entrambe fossero anche le stelle più brillanti del tempo potrebbe spiegare perché venne scelta questa data (10.500 a.C.) come punto di inizio di un antico sistema di computo del tempo ponendo la Sfinge in correlazione fra la cintura di Orione e le Piramidi di Giza.


Al Museo di Berlino una tavoletta sumera contrassegnata col n° Vat 7847, riporta l'elenco delle costellazioni e inizia con il Leone.
Le tracce d'erosione, presenti nella roccia usata per costruire la Sfinge e quella del sito dove è stata posta, evidenziano i segni di un consumo causato da millenni di piogge abbondanti che ne hanno arrotondato i contorni.
Tenendo conto che per migliaia di anni il corpo della Sfinge è rimasto sepolto sotto le sabbie e che da oltre 7000 anni la piana di Giza è un arido deserto, per mancanza di precipitazioni intense e continue, si desume che tale erosione sia avvenuta molti millenni prima di tale data, si stima diecimila anni prima, comprovando sia l'esistenza della costruzione in epoca assai remota, sia il fatto che non poteva certo raffigurare le sembianze di un faraone vissuto in epoca successiva; molto più probabile raffigurasse la costellazione che osservava all'orizzonte: quella del Leone.



Nemmeno le consuete inondazioni del Nilo possono aver causato una simile erosione, dato che quest'ultima avrebbe avuto inizio dal basso con un andamento maggiore proprio in quel punto rispetto alla parte superiore. Le profonde fessure presenti provano che l'erosione iniziò dalla parte più alta.
Secondo la scienza ufficiale la Sfinge fu restaurata già trecento anni dopo la sua costruzione e vennero usati per il lavoro blocchi di sessanta e novanta centimetri l'uno. Questi restauri sarebbero stati necessari a causa del materiale scadente usato per la costruzione, ma se così fosse, con un'erosione di trenta centimetri ogni cento anni, la Sfinge dovrebbe essere scomparsa da ben cinquecento anni. Quindi solo le piogge possono aver causato la corrosione.
Al termine dell'ultima glaciazione si verificò un terribile cataclisma ricordato da ogni popolo come il diluvio universale.



Secondo i glaciologhi come Jelersma, Cailleux e Romanovski, dodicimila anni fa, avvenne l'ultima fusione dei ghiacci in modo repentino a causa dell'urto di un grosso asteroide col nostro pianeta, o per effetto di un fenomeno cosmico di notevole entità. Molte terre si inabissarono, le Ande si levarono alle attuali altezze, nacquero le cascate del Niagara, il fondale della fossa di Cariaco emergeva mentre scompariva la coltre ghiacciata che copriva la Scandinavia, l'Inghilterra, l'Irlanda, l'Europa. La corrente del golfo riusciva finalmente a toccare le nostre coste e quelle statunitensi, liberando New York dai venti chilometri di ghiaccio che la ricopriva; mentre un clima rigido colpiva la Siberia.
La Sfinge, inoltre, nel tempo, è stata altre volte oggetto di restauri, come la ricostruzione della testa con una che risulta molto sproporzionata rispetto al corpo.



Certamente i re della quarta dinastia, ritenuti i costruttori delle Piramidi, la rimodellarono a propria immagine e il faraone Kephren si limitò solo a restaurarla.
Nel cercare altre prove torniamo ancora indietro nel tempo per osservare ciò che accadeva quando la cintura di Orione passava lungo la linea nord-sud. In quel dato momento, mentre il Sole sorgeva ad Est, la costellazione del Leone attraversava l'orizzonte. Quindi la Sfinge nell'era del Leone guardava la propria immagine nel cielo.
Ulteriore prova di tale tesi, lo spostamento a destra di 14° della rampa lastricata, allineata a sud-est verso il punto esatto dove il Sole sarebbe sorto, spostato anch'esso a destra di 14° dalla costellazione del Leone, la quale, alla sua sinistra, mostrava solo le spalle e la testa essendo, per metà, sotto la linea dell'orizzonte.
Chi guardava verso est, quindi, poteva vedere il Sole sorgere davanti alla linea lastricata e, a sinistra, la Sfinge emergere dalla sabbia con la testa e le gambe; proprio come la costellazione del Leone all'orizzonte.
Così la Sfinge assume la funzione di un gigantesco indicatore del tempo.
Diviene inoltre possibile sia stata costruita, insieme alle Piramidi, da una civiltà sconosciuta e precedente a quella degli egizi.
Sulle pareti del tempio di Edfu sono incise le cronache di eventi avvenuti in un remoto passato, considerate reali dagli egizi, che parlano dei dominatori dell'Egitto nel Primo Tempo.

Possiamo dubitare delle conoscenze astronomiche avanzate del popolo egizio, ma alcuni studiosi nel contestare la tesi di Robert Temple, autore del "Mistero di Sirio", riguardo alle informazioni trasmesse ai Dogon da esseri intelligenti provenienti dallo spazio, assegnano agli Egizi la fonte delle nozioni riguardanti Sirio. Considerando che solo nel 1970, con l'aiuto di un telescopio, l'uomo ha scoperto l'esistenza di Sirio, rimane pur sempre la domanda di come gli Egiziani si siano procurati tali informazioni. Per caso dai documenti ereditati da quella grande civiltà precedente la loro, della quale parlano come Atlantidea?
Come al solito, restiamo senza risposte.
Innegabile che tutto questo indica una sbalorditiva conoscenza della terra e della sua posizione nel Sistema Solare.
Singolare quanto scritto dalla scienza cosiddetta "ufficiale" in merito alla Grande Piramide:

"Ai suoi architetti sono state attribuite conoscenze geometriche derivate da un elevato grado di scienza, mentre, in sostanza, sono il prodotto dell'intuizione e dell'empirismo. È comprensibile che il monumento così perfetto abbia dato origine a supposizioni di ogni genere. Le teorie mistiche ed esoteriche hanno numerosi adepti, che hanno immaginato perfino un cubito sacro e un 'pollice piramidale' (che misura 127 metri e si basa sulla lunghezza dell'asse polare anziché su quella di un meridiano), ma non si tiene conto che gli egizi non conoscevano né il diametro della terra né altre misure ad essa collegate."

Ebbene questa l'ufficialità, ma se gli Egiziani non conoscevano niente riguardo alla Terra, rimane la domanda: chi ha trasmesso loro tali conoscenze?
Sirio era una stella sacra anche per i Maya, non a caso solo questo astro dei duemila visibili a occhio nudo ha un intervallo di 365,25 giorni da un levare eliaco all'altro. È evidente che fu scelta perché l'unica a coprire la distanza in 365 giorni. Altrettanto evidente che qualcuno aveva gli strumenti e le conoscenze idonee a rilevare tale caratteristica dopo un'attenta e prolungata osservazione del cielo.
Il 10500 a.C. segna anche il momento in cui l'uomo bianco porta la civiltà del Sud America, nel periodo in cui, secondo "Nature" 1971 e "The New Scientist" 1972, si verifica l'ultima inversione dei poli magnetici terrestri.
Questo fatto e le nozioni emerse dalla struttura geometrica di Teotihuacan indicano che quest'ultima fu progettata nello stesso periodo in cui furono ideate le costruzioni di Giza.
Assurbanipal, re assiro, accennò a città potenti che avrebbero occupato il deserto. Tutti gli storici riferiscono che il sovrano possedeva una biblioteca contenente "volumi" antichissimi.
Riferendosi alle città scomparse il Re disse: "noi conosciamo la lingua dei loro abitanti, la conserviamo incisa su tavolette".
Curiosa stranezza assegnare ad un re una biblioteca di "volumi", che si presuppone fossero composti da materiale cartaceo, in un periodo storico ove era sconosciuto l'uso della carta e quando lo stesso re parla di tavolette.
Erano, questi "volumi", resti, nonché conferme indirette a teorie che ipotizzano la nostra civiltà, quantomeno, come seconda civilizzazione sviluppatasi su questa terra?
Molte tavolette sono state tradotte, ma non nella loro totalità e si pensa celino notizie importanti.
Niven trovò centinaia di tavolette di pietra con simboli simili a quelli Maya (ritrovati nel villaggio di Santiago Ahuizoctla) tuttora indecifrate. Le mostrò a Churchward (1) e questi affermò di averne viste molte altre simili, ritenute scritte da sacerdoti Nacal inviati da Mu, uno dei continenti che si dicono scomparsi. Tali tavolette dimostrerebbero che la civiltà di quel continente aveva duecentomila anni. Da quei documenti sono venuti alla luce dati matematici sorprendenti.
Laplace, nel 1700, si meraviglia che gli egizi non avessero voluto comunicare le loro nozioni astronomiche; parlava dei sacerdoti che insegnarono a Talete, Pitagora, Platone.
È riconosciuto ufficialmente che gli Egizi avevano osservato il moto delle stelle intorno al Polo, ne conoscevano alcune, definite "imperiture", parlavano di "sei astri sfolgoranti". Ancora non sappiamo se volevano indicare delle meteoriti o astri molto luminosi all'epoca. Inoltre conoscevano tutto riguardo a cinque pianeti che chiamavano gli "astri senza riposo".
Nel 1899 giunsero nel Museo di Berlino due oggetti appartenuti a Hor, l'osservatore delle stelle, con iscrizioni geroglifiche. Ludwig Brochardt, all'epoca stimato esperto del settore, dopo averli studiati a lungo, li definì parti di un apparecchio astronomico usato per orientarsi, usati anche come "orologio solare".
In Egitto non tutto è stato chiarito. Nel 1839 durante i lavori di sgombero di un corridoio della Piramide a doppia pendenza di Dashur, fu segnalata, dagli operai impiegati nel lavoro, una forte corrente d'aria fresca. Un secolo e mezzo dopo, nel 1951, tale evento fu accompagnato da un rumore che durò una decina di secondi. Segnalato più volte dall'archeologo Ahmed Fakhri, che lo localizzava nel corridoio orizzontale, alla fine del passaggio dell'entrata occidentale, contribuì a dedurre che esisteva una sorta di comunicazione con l'esterno. Questa apertura, vicino all'entrata ovest, non è stata ancora scoperta.
L'ingegnere aeronautico Alexander Thom scoprì che i cerchi di pietra come quelli di Stonhenge venivano disegnati sulla base di triangoli pitagorici con i lati di tre, quattro e cinque unità, esattamente come le Piramidi (2). Inoltre come queste erano allineati con le stelle e individuavano le fasi lunari e i movimenti del Sole tra i solstizi e gli equinozi, prevedendo anche le eclissi.
A Tel Dibae, nel 1962, archeologi iracheni rinvennero una tavoletta, che riproduceva il teorema di Pitagora, incisa dai Babilonesi 1500 anni prima che il matematico nascesse. I teoremi di Talete e Pitagora si ritrovano anche sul Papiro di Mosca (3).
Il documento Rhind (4) (2000 a.C.), conservato nel British Museum di Londra, dimostra che il rapporto della circonferenza con il diametro era stimato a 3,16.
Risalendo attraverso i secoli troviamo questo rapporto più preciso presso i cinesi e giapponesi e, stranamente, non perfettamente conosciuto presso i greci. Questi ultimi ereditarono le nozioni dagli Egizi, visto che non erano interessati a calcoli complessi.

Gli Egizi conoscevano anche il valore della Sezione Aurea, indicato con la lettera greca F, da sempre considerato il principio fondamentale nella struttura degli organismi vegetali e animali.
Secondo la sezione Aurea il rapporto fra una maggiore e una minore quantità è uguale al rapporto fra la somma delle due quantità e la maggiore di esse; ossia chiamando A la misura maggiore e B quella minore otteniamo: A/B = (A+ B)/A ossia 1,618 espresso con il simbolo F.
Tale valore è racchiuso nella Grande Piramide, nella camera del Re, nelle 4 facce inclinate di 51° (Apotema / base X 2 = 1,619) e nelle cattedrali gotiche costruite proprio tenendo conto di tale misura.
Elevando F alla seconda potenza otteniamo il valore di 2, 618 i cui 12/10 corrispondono al p 2,618 X 12/10 = 3,14 - valore costante, per ottenere la circonferenza conoscendo un diametro.
La tavola rotonda si calcola dal quadrato equivalente a ½ del lato del quadrato moltiplicato per radice quadrata di 1,618 = raggio quindi (raggio (r) X 2) X p = perimetro.
Non solo, ma la F ci conduce alla sequenza di Leonardo Fibonacci: in una progressione crescente dove F è il rapporto fra i termini successivi, ogni termine è pari alla somma dei due termini precedenti per cui avremo 1, 2, 3, 5, 8,13, 21, 34, 55, 89, ecc.

I romani non si servivano dello zero e quindi i calcoli complicati diventavano difficili.
I Babilonesi erano in grado di risolvere sistemi di equazioni, conoscevano lo zero, un sistema decimale e un sistema di moltiplicazioni per venti e tramandarono anche un sistema basato sui dodicesimi, molto più pratico nelle divisioni.
Nel periodo di decadenza culturale lo zero venne abbandonato e ritornò in Europa attraverso gli arabi, dopo che fu scoperto dagli Indiani dell'India. I Maya conoscevano lo zero altrettanto bene da millenni.
Sia gli Egiziani, sia i messicani antichi sapevano che l'anno era di 365 giorni e sei ore, suddiviso in mesi.
I Maya e gli Olmechi, furono quelli che si avvicinarono all'esatto calcolo della durata dell'anno solare. 365,2420 anziché 365,2422 come è in realtà. Il calendario in uso oggi deriva da calendari precedenti.
Nel 239 a.C. Tolomeo III corresse il computo del tempo calcolato dagli Egizi. Successivamente Giulio Cesare apportò altre modifiche; il suo calendario fu usato fino al 1582, quando Gregorio XIII lo sostituì con uno nuovo.
Facendo un raffronto fra i calendari scopriamo che solo quello Maya si avvicina al valore assoluto dell'anno calcolato astronomicamente. Difatti il calendario giuliano contava 365,250000 giorni, il gregoriano ne contava 365,242500, quello Maya 365,242129 e quello astronomico 365,242198.

Calpestando le sabbie di Giza e i segreti custoditi nei granelli che le compongono, risaliamo attraverso lo stretto collo della clessidra del tempo e viaggiamo fra le sue spire approdando in lidi lontani fra loro, ma accomunati dalla stessa conoscenza, dallo stesso interesse.

Gli Olmechi erano un popolo dalle misteriose origini vissuto circa nel 6000 a.C..
Avevano un sistema numerico basato sul venti con l'uso di potenze. Una linea per avere il numero cinque, un punto per il numero uno e una curva per lo zero. Avevano inventato il sistema di numerazione a barre e a punti. Il loro calendario era il più esatto del mondo e le loro iscrizioni sui monumenti segnalano date risalenti a milioni di anni fa. Servendosi di una ematite magnetizzata di dieci centimetri localizzavano la posizione geografica delle loro Piramidi; conoscevano l'uso della bussola, precedendo così i Cinesi. Conoscevano l'uso del petrolio e dei suoi derivati; col bitume ricoprivano le condutture di acqua. Ricavavano la carta dalla corteccia degli alberi e dalla pelle degli animali. I giaguari a "rotelle" rinvenuti a Treszartes testimoniano che conoscevano la ruota.Nel campo medico avevano sviluppato l'erboristeria, la chirurgia, l'odontoiatria ed erano capaci di operare interventi di estetica. Ottimi orefici trattavano le giade verdi (originarie della Cina), ossidiane, perle forate; gli ori e gli argenti venivano lavorati, con precisione, a sbalzo e filigrana, lavori difficoltosi tutt'oggi.Erano capaci di elevare specchi parabolici, che si accendevano al raggio del Sole, dosando la magnetite impiegata nel procedimento. Possedevano una grande quantità di mercurio nel quale immergevano i sarcofagi, come testimoniano i ritrovamenti. Nella zona anche oggi si raccoglie una grande quantità di questo minerale. È stato appurato che masticavano della gomma ricavata da resina e bitume di mare. Ci hanno lasciato il grande mistero circa l'uso delle perfette sfere di pietra con diametri che oscillano da due a tre metri e le enormi teste negroidi provviste di un copricapo che richiama alla mente un "casco".

Gli Egiziani si trovano così accomunati con i Babilonesi, gli Aztechi, che erano a conoscenza della forma sferica dei corpi celesti, e i Dogon africani che parlano del "compagno oscuro di Sirio" scoperto solo con i telescopi.
I Dogon sono una tribù africana che vive ora nel Mali. Credono che le origini della civiltà provengano da Sirio. Robert Temple (5) ha studiato a lungo questa credenza e la tribù deducendone inspiegabili misteri.
La stella che ruota intorno a Sirio, chiamata Digitaria, o Sirio B, sempre invisibile, secondo i Dogon conterrebbe i germi di ogni cosa ed è considerata il punto di inizio della creazione. Sapevano da tempo che Sirio è uno dei tanti punti centrali nell'orbita di Sirio B, la cui massa è pari a quella del Sole. Sapevano che la Digitaria causa le perturbazioni di Sirio; che impiega cinquanta anni per percorrere la sua orbita e un anno per un giro intorno a se stessa. Non è un caso che ogni cinquanta anni i Dogon celebrino la festa del rinnovamento, proprio nel momento in cui Sirio B compie il giro di rivoluzione. Conoscevano che il movimento fondamentale dell'Universo è giroscopico.
Nei miti si menzionano altri "accompagnatori" di Sirio: "Emmeya", che percorre in cinquanta anni un orbita più lunga nella stessa direzione di Sirio B; il "Calzolaio" che gira in un orbita opposta; Emmeya a sua volta ha un satellite chiamato "Stella delle Donne".
Conoscenze che noi dobbiamo ancora verificare perché non disponiamo di strumenti astronomici in grado di esplorare quella parte di cielo che si trova a otto anni luce di distanza. Settantasei bilioni di chilometri.
Visto però che i primi dati sono stati accertati, sembra quasi assurdo chiedersi se anche questi potranno risultare, in un futuro, veritieri.
Solo nel 1970 fu scoperto che vi erano due stelle: "Sirio A" e "Sirio B", più piccola e più pesante, una nana bianca che gira intorno a Sirio A ogni cinquanta anni in un orbita ellittica. In pratica i Dogon hanno pensato che una stella invisibile ruotasse in un orbita ellittica e non circolare. La "nana" ruota su se stessa in un anno.
Nel 1975 fu comprovato tutto questo, ma il mistero di come una tribù africana ne era a conoscenza da millenni, senza aver usufruito dell'aiuto di un telescopio, rimane insoluto.
Con i Dogon nasce Nommo Oamnes, il fondatore della loro civiltà, un essere anfibio ripugnante e orribile, giunto dallo spazio dentro un veicolo che viene rappresentato nei disegni come una nave spaziale. Nommo creò la prima coppia dalla quale nacquero gli otto antenati degli uomini.
Per i Dogon l'energia vitale della Terra è l'acqua, contenuta perfino nella pietra.
A tal punto è doveroso annotare che attraverso alcuni esperimenti condotti su rocce, alfine di vagliare la possibilità di sopravvivenza sulla Luna, è stata ottenuta una soluzione "tecnica" e ricavato idrogeno e ossigeno che, combinandosi, hanno formato molecole di acqua.
Misteri perduti che rispuntano dalle nebbie del tempo.



Note:
1. Studioso, esploratore e noto scrittore. Celebri i suoi libri sul continente scomparso Mu.
2. Nel libro "La matematica e Noi", adottato in alcune scuole medie inferiori, si può leggere: "Gli Egizi avevano scoperto che, se si prendono tre asticelle lunghe rispettivamente 3, 4 e 5 volte una stessa unità di misura e si costruisce con esse un triangolo, questo è un triangolo rettangolo qualunque sia la disposizione dei lati, dal momento che l'angolo compreso fra le asticelle minori risulta sempre retto. Si servivano di questa scoperta quando avevano bisogno di tracciare sul terreno un angolo retto per le loro costruzioni. Gli Indiani e i Cinesi avevano riscontrato che utilizzando terne di numeri interi - 5 12 13 - 8 15 17 - si potevano costruire triangoli rettangoli. Si conosceva un'altra caratteristica comune: sommando i quadrati dei due numeri minori si otteneva il quadrato del numero maggiore
(3 x 3) + (4 x 4) = 9 + 16 = 25 = 5 x 5
(5 x 5) + (12 x 12) = 25 + 144 = 169 = 13 x 13
(8 x Cool + (15 x 15) = 64 + 225 = 289 = 17 x 17".
3. Conservato a Mosca, da cui il nome; è sempre una riproduzione del sistema con il quale gli egiziani affrontavano la moltiplicazione dei numeri. Il papiro dimostra che i numeri egizi non erano adatti per la moltiplicazione e quindi gli egiziani al posto di tale operazione usavano solo l'addizione; un uso antichissimo della matematica binaria. Il papiro descrive il modo di effettuare tale moltiplicazione.
4. Prese il nome dall'egittologo Henry Rhind che lo scoprì acquistandolo a Luxor nel 1858; si tratta di un rotolo di sei metri per circa trentacinque compilato intorno al 1650 a.C. da uno scriba di nome Ahmes che lo ricopiò da un documento più vecchio di un paio di secoli.
5. Laureatosi in scienze orientali e sanscrito a Filadelfia, membro della Royal Astronomical Society, collaboratore della BBC e numerose riviste scientifiche come "The New Scientist", autore di "Il mistero di Sirio".

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