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 INVENTORI DI MALATIE : LE DITTE FARMACEUTICHE E LE LORO DEVASTANTI STRATEGIE DI MARKETING

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MessaggioTitolo: Re: INVENTORI DI MALATIE : LE DITTE FARMACEUTICHE E LE LORO DEVASTANTI STRATEGIE DI MARKETING   INVENTORI DI MALATIE : LE DITTE FARMACEUTICHE E LE LORO DEVASTANTI STRATEGIE DI MARKETING Icon_minitimeMer 24 Mar 2010, 20:28

Laboratorio bunker P4 contro i virus più pericolosi

INVENTORI DI MALATIE : LE DITTE FARMACEUTICHE E LE LORO DEVASTANTI STRATEGIE DI MARKETING Labop4bcopie

A Lione dal 2000 v’e’ il centro d’ Europa per la ricerca su febbre di Lassa, Ebola e Marburgo,encefalite giapponese,la dengue .
Il laboratorio è un vero bunker per scongiurare atti terroristici, i ricercatori che vi lavorano sono coperti da anonimato , una fortezza di vetro per svelare i virus mortali.
La «fortezza» di vetro blu spunta fra lo stadio di calcio dei mondiali di Francia ‘ 98 e la sede della V Biennale di arte contemporanea. Il quartiere si chiama Gerland, due chilometri circa dal centro di Lione. Sospeso su piloni di cemento armato, l’ avveniristico laboratorio appare inattaccabile anche dal più temerario commando di bioterroristi a caccia di virus letali, capaci di uccidere in un solo colpo migliaia di persone.
Il laboratorio P4 di Lione si aggiunge ai due americani, di Atlanta e Fort Detrick, e a quello sudafricano di Johannesburg.
Ogni stanza ha un sistema di aerazione a pressione negativa, infatti se ci fosse una falla in un punto qualsiasi, i virus verrebbero risucchiati all’ interno.
I ricercatori proteggono il loro anonimato per paura che qualche squilibrato li usi come ostaggi per entrare nel laboratorio. Le possibilità di aggressione dall’ esterno non sono cosi’ avverabili poichè i vetri dell’ edificio possono resistere ai kalashnikov e persino ai bazooka.
Schermato, accessibile solo a una manciata di persone accuratamente scelte , infatti chiunque senza un permesso speciale, è esposto a sei mesi di carcere e una multa di 7.500 euro.
Il laboratorio è depressurizzato con camere a tenuta stagna e dotato di docce detergenti. Tutti i rifiuti sono trattati a una temperatura di 128 ° e nulla, ad eccezione di elementi di carattere scientifico, si anima in questo laboratorio. L’ architetto che ha firmato il progetto, il francese Jean-Marc Tourret, ha utilizzato materiali ultramoderni e il laboratorio è stato definito dai tecnici «il P4 del XXI secolo». L’ idea di costruire un polo di ricerca sui virus letali è di Charles Mérieux, medico novantenne e figlio di Marcel che, a fine ‘ 800, aveva lavorato con Louis Pasteur, fondando poi l’ azienda farmaceutica di famiglia. La Fondazione Mérieux, cui il centro fa capo, ha firmato un accordo con l’ Istituto Pasteur di Parigi: la prima si occupa della gestione, il secondo della direzione scientifica.
Risalendo alle origini si puo’ determinare la nascita dei laboratori P4 come il risultato di un incidente di laboratorio nel 1967 a Marburg, in Germania.
I ricercatori, utilizzando la scimmia verde africana sono stati infettati da un virus provocando una febbre emorragica, uccidendo 7 su una trentina di contaminati.
La febbre emorragica di Marburg è caratterizzato da una elevata capacità di trasmissione (per i fluidi del corpo) e un tasso di mortalità relativamente alto, è un agente patogeno del Livello 4.
Lo studio del virus richiede speciali misure di sicurezza da attuare nei laboratori P4 nati in tutto il mondo. Uno dei primi laboratori a CDC (Centro per il controllo delle malattie, o Center for Disease Control) di Atlanta, Stati Uniti d’America. Ora anche Ginevra si è dotata del primo laboratorio virale di massima sicurezza.
Il nuovo centro dell’Ospedale universitario si limita ad individuare gli agenti patogeni più aggressivi. Niente ricerca e nessuna messa in cultura poichè troppo pericoloso.
Il primo ed unico laboratorio in Svizzera abilitato a maneggiare i virus umani emergenti più micidiali come Lassa, Ebola, Vaiolo, Marburg,… Dal 1 marzo 2007, data dell’entrata in funzione del centro, i campioni da analizzare non devono infatti più essere spediti nei laboratori specializzati di Lione o Amburgo. In poche ore, il personale medico confrontato a sospette patologie virali è così in grado di sapere con cosa ha a che fare e quali misure adottare. Il laboratorio P4D, al quinto piano dell’Ospedale universitario, è composto da tre locali. Nella prima stanza, il biologo lascia il suo camice bianco per indossare tuta, mascherina, occhiali e guanti di protezione. Passa in seguito nella seconda camera, munita di una doccia di soccorso, prima di raggiungere il laboratorio vero e proprio (20 m2). Elemento centrale della struttura è l’isolatore, una lunga cappa in acciaio a tenuta stagna. Grandi aperture con guanti in caucciù integrati consentono di trattare, con molta precauzione, i campioni prelevati da pazienti potenzialmente infetti. A differenza di altri laboratori di massima sicurezza nel mondo, i ricercatori di Ginevra non effettuano alcuna manipolazione su materiale vivente. Una particolarità come indica la «D» di P4D, si limitano alla diagnosi. I virus sono resi inattivi prima di essere analizzati. Per prevenire il seppur minimo incidente l’ospedale ha investito nel progetto 1,3 milioni di franchi. La depressurizzazione mantenuta nelle tre stanze, così come all’interno dell’isolatore, scongiura ad esempio pericolose contaminazioni. Tre strati di resina nelle pareti, finestre murate e guaine a protezione di cavi elettrici e tubi completano l’isolazione. Tutti i rifiuti biologici sono poi decontaminati in un’autoclave prima di essere sottoposti a vari cicli di disinfezione. Ed ogni molecola d’aria che lascia il laboratorio è dapprima filtrata a più riprese. Infine, ogni persona che accede al laboratorio è dotata di un «bip», pronto a suonare se il biologo, colto da malore o in pericolo, si ritrova in posizione orizzontale per oltre 15 secondi.

http://www.liberespressioni.com/2009/03/31/laboratorio-bunker-p4-contro-i-virus-piu-pericolosi/
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http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Flash&d_op=getit&id=11638
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