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 LA GROTTA DI LASCAUX

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MessaggioTitolo: LA GROTTA DI LASCAUX   LA GROTTA DI LASCAUX Icon_minitimeMer 11 Ago 2010, 17:39

LA GROTTA DI LASCAUX LascauxLogo

La grotta di Lascaux è situata nella regione della Dordogna, nella Francia centro-occidentale, regione peraltro ricca di siti preistorici. Scoperta nel 1940, la grotta di Lascaux apparve subito come uno dei maggiori ritrovamenti artistici dell’età paleolitica. Sulle pareti, ma in particolare sul soffitto, sono rappresentati centinaia di animali, dai buoi ai cavalli, dai bisonti agli stambecchi, ecc. La tecnica di esecuzione è quella della pittura parietale preistorica: questa tecnica consisteva nello stendere i colori direttamente sulle pareti delle grotte. Non vi era preparazione ad intonaco della parete (per cui è assolutamente inesatto definire queste pitture degli "affreschi"), e quindi i colori erano stesi direttamente sulla roccia. Se quest’ultima era di origine calcarea, riusciva a far penetrare in profondità il pigmento colorato, soprattutto se la grotta presentava un clima interno umido. Altrimenti la pellicola colorata aveva scarsa aderenza alla superficie rocciosa e finiva per sparire definitivamente nel giro di qualche decennio.
LA GROTTA DI LASCAUX Lascaux1_small

LA GROTTA DI LASCAUX Lascaux2_small

Se si considera che queste pitture giunte fino a noi hanno un’età compresa tra i 15.000 e i 20.000 anni, si può ben valutare l’eccezionalità di questi ritrovamenti. Ma se queste pitture sono sopravvissute lo si deve anche ad altre circostanze. Molto probabilmente queste grotte, per effetto di movimenti tellurici o simili, sono rimaste occluse per millenni. Ciò ha determinato una specie di conservazione "sotto vuoto" delle caverne, nelle quali l’assenza delle variazioni climatiche e atmosferiche ha prevenuto il deterioramento delle pitture. Il problema si è invece ripresentato oggi con maggior problematicità: l’accesso e la visita a queste grotte rischia infatti di produrre tutti quei danni che finora sono mancati. Così che si è reso necessario impedire l’ingresso alle grotte, se non a pochi studiosi (non più di una decina a settimana), mantenendo altresì una specie di clima costante con condizionatori d’aria all’interno della grotta. A Lascaux si è anche realizzato un doppione della grotta ad uso dei turisti. Circa venti anni fa è iniziata la costruzione di una grotta in cemento del tutto identica all’originale, in cui diversi pittori hanno fedelmente riprodotto le pitture, così che i numerosi turisti attratti dal luogo possono visitare almeno la finta grotta.
Tornando al problema artistico di queste pitture parietali, si osservi la grande abilità nel rendere la descrizione naturalistica degli animali raffigurati. Gli artisti che hanno realizzato queste pitture non solo conoscevano bene la realtà, ma ne avevano chiara coscienza, sì che potevano replicarne l’immagine con assoluta padronanza e sicurezza.
Se queste pitture avessero fini magici o propiziatori è difficile dirlo. Cosa simboleggiava il misterioso fiume di animali che scorre sulle pareti della grotta francese di Lascaux, la "Cappella Sistina della preistoria"? Una studiosa, Chantal Jégues-Wolkiewiez, ora è convinta di averlo scoperto: potrebbe essere la prima raffigurazione astronomica della civiltà umana.

La teoria di Chantal Jégues-Wolkiewiez
Nel mondo è conosciuta come una delle "cattedrali" dell'arte rupestre paleolitica, tanto che qualcuno l'ha battezzata la "Cappella Sistina" della preistoria. I dipinti realizzati sui muri e sulla volta della grotta francese di Lascaux circa 17.000 anni fa sono una delle più straordinarie meraviglie giunte fino a noi dal passato. Questo sito archeologico però rappresenta per gli studiosi anche un grosso enigma. Per decenni, infatti, gli esperti si sono sforzati di comprendere quale fosse il motivo per cui quegli uomini si avventurarono nel ventre profondo della Terra per realizzare quelle immagini. Si è detto che l'interno della grotta era un luogo sacro, dove gli sciamani andavano a incontrare gli spiriti delle divinità; che le sale e i budelli più bui erano forse il posto in cui si consumavano riti iniziatici e cerimonie propiziatorie per la caccia; o addirittura che quei capolavori fossero l'espressione del senso estetico dei nostri antenati. Il magico solstizio d'estate. Da poco, alle diverse ipotesi si è aggiunta quella di una etnoastronoma francese, Chantal Jégues-Wolkiewiez. Secondo lei a Lascaux sarebbe rappresentata un'antica mappa del cielo. "Tutto è cominciato quando ho deciso di verificare una mia teoria", spiega la ricercatrice. "Avevo misurato l'orientamento dell'ingresso della grotta e mi ero convinta che durante il solstizio d'estate i raggi del Sole al tramonto vi entrassero fino a illuminare i dipinti della grande Sala dei Tori. Per questo motivo il 21 giugno 1999, insieme a Jean-Michel Geneste, l'archeologo responsabile della conservazione di Lascaux, mi sono recata sul posto. Era proprio come pensavo. Questo dimostrava che essa non era stata scelta a caso. I dipinti della Sala dei Tori erano fatti in modo che venissero rischiarati dal Sole morente del solstizio, forse perché come ha dimostrato Alexander Marshak, nel suo libro Le radici della civiltà, il solstizio d'estate era un periodo speciale, che serviva come punto di riferimento per la misurazione del tempo durante l'Era paleolitica".

LA GROTTA DI LASCAUX SalaTori_small

Partendo da questa prima constatazione Chantal Jégues-Wolkiewiez è tornata diverse volte nella cavità sotterranea. Ha lavorato all'interno della Sala dei Tori, in fondo al diverticolo e nei pozzi. Voleva sapere se gli splendidi animali dipinti sulla volta e sui muri di Lascaux corrispondessero in qualche modo alle costellazioni zodiacali localizzate nella parte del cielo che dalla Terra appare sempre attraversata dal Sole. L'ipotesi provata sul campo: "Per verificare la mia nuova ipotesi ho elaborato una mappa del cielo relativa a poco più di 17.000 anni fa e sul mio computer l'ho impostata sul momento della comparsa delle stelle la sera del solstizio d'estate. Tra le pitture parietali ho poi scelto come riferimento i punti più marcati che contrassegnavano i contorni degli animali (come per esempio le estremità delle corna, del muso, gli occhi). Ho potuto così constatare la perfetta coincidenza tra questi e i punti del cielo dell'epoca presenti sulla mappa che compariva sullo schermo del mio portatile, nonché la similitudine di forma tra quelle costellazioni e alcune delle pitture". Per fare degli esempi, secondo Chantal Jégues-Wolkiewiez uno dei grandi uri, altro non è che lo Scorpione, così come alcuni cavalli corrisponderebbero alla costellazione del Sagittario. Dipinti per un luogo di culto.
Resta ancora da capire per quale motivo gli uomini preistorici avrebbero dovuto raffigurare le costellazioni sul muro della grotta. "Era una ricostruzione del cielo stellato, in cui le costellazioni erano l'immagine delle loro divinità", continua l'etnoastronoma. "Cerimonie religiose, riti d'iniziazione e invocazioni agli dei erano celebrati in una sala della grotta piuttosto che in un'altra a seconda delle parti del firmamento rappresentate. Il tutto accompagnato da un'idea di trasformazione e di rinascita, che avveniva dopo un percorso disseminato di prove rituali. Il cuore della grotta poteva simboleggiare sia il regno dei morti sia la madre terra dietro la quale scompaiono i corpi celesti prima di rinascere. Ma restano da fare molte ricerche". Se ciò che sostiene la ricercatrice risultasse vero, questo cambierebbe il modo di interpretare non solo l'arte paleolitica ma anche la storia dell'astronomia, visto che comunemente si fanno risalire le prime osservazioni astronomiche del passato all'epoca babilonese, circa 5mila anni fa. Gli archeologi sembrano però indifferenti a questa nuova idea. "Nessuno di loro ha mai seguito le mie conferenze. I risultati della mia ricerca li pongono di fronte a innumerevoli difficoltà, dovute al fatto che quasi sempre essi non hanno una formazione astronomica", conclude la ricercatrice. "Le loro obiezioni più frequenti riguardano il fatto che essendoci migliaia di stelle, a quei punti si potrebbero far corrispondere chissà quali di esse. Tuttavia, non riesco a pensare che qualcuno possa confondere per esempio la costellazione del Toro con Orione, che le sta di fianco. In ogni caso vado avanti, anche se con difficoltà."

http://www.cerchinelgrano.info/graffiti.htm
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