L'incredibile effetto EMP delle armi nucleari Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono nel mondo circa
30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggere il nostro pianeta 25 volte.
Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000 bombe, gli
Stati Uniti 10.500, la Francia 450, la Cina 400 e la Gran Bretagna 185. Secondo
alcuni osservatori Israele ne possiede almeno 200, seguono India, Pakistan e
Corea del Nord. In realtà tali dati sono quelli ufficiali, mentre quelli reali
sono cifre superiori.
Le armi nucleari si trovano dislocate in tutti i paesi del mondo, questo perché
le superpotenze fanno mettere installazione e depositi di armi nucleari in tutti
i Paesi alleati. L'Italia da decenni ha installazioni missilistiche nucleari e
depositi di armi nucleari.
Sulle armi nucleari essenzialmente si sanno solo dettagli marginali, poiché
tutto ciò che le riguarda è coperto da un altissimo livello di segretezza. Di
sicuro si sa che si è prodotti e si continua a produrre armi nucleari di ogni
tipo, sicuramente superiori a qualsiasi necessità di una guerra nucleare contro
qualsiasi nazione, e sicuramente senza motivo dato che una guerra nucleare di
vaste proporzioni è impossibile già da tempo, dato lo scenario politico globale.
Di armi nucleari ne esistono di ogni grandezza, sia fisica che di potenza, e
questo già da molto tempo. Per esempio, nel 1961, in una serie di test nucleari,
l'URSS fece esplodere la più potente bomba H mai realizzata (la bomba Zar) che
liberò energia pari a 57 megatoni, ovvero oltre 4 500 volte più potente della
bomba all'uranio lanciata su Hiroshima (Little Boy).
Tra gli effetti di un'esplosione nucleare, quello che ci interessa è l'effetto
EMP o impulso elettromagnetico. Durante la reazione nucleare avviene una
temporanea separazione di cariche elettriche che genera un campo
elettromagnetico istantaneo, contemporaneo al lampo: a distanza di alcuni
chilometri dal sito dell'esplosione, si possono ancora avere tensioni indotte
nei circuiti elettrici di molte migliaia di volt, che portano in genere alla
immediata distruzione degli stessi se non sono appositamente schermati.
Tra i tipi di esplosione nucleare, è bene sottolineare quelle aero-alte:
esplosione nella stratosfera, con forte rilascio di particelle alfa e beta e
scarso rilascio di radiazioni gamma, che però vengono fermate dall'atmosfera;
nessun danno agli esseri umani ma viene rilasciato un gigantesco impulso
elettromagnetico (EMP, Electro Magnetic Pulse) che distrugge qualunque
apparecchiatura elettronica non protetta da adeguata schermatura; inoltre
vengono azzerate le comunicazioni radio per un certo periodo a causa dei
disturbi.
Di fatto le armi nucleari sono delle bombe elettromagnetiche o bombe-E (E-bomb),
cioè è un'arma progettata per mettere fuori uso i componenti elettronici in un
vasto raggio di azione mediante un impulso elettromagnetico o EMP (electro
magnetic pulse), che si propaga alla velocità della luce per una zona vastissima.
Questo intenso flusso di energia elettromagnetica può essere generato per
effetto Compton o fotoelettrico. In entrambi i casi si può avere generazione di
elettroni ad alta energia ed è ipotizzabile l’impiego di ordigni esplosivi in
grado di sfruttare questi fenomeni fisici stimolando l’emissione di elettroni
dei materiali di cui sono costituiti o dei mezzi circostanti. Gli intensi campi
elettrici e magnetici risultanti possono accoppiarsi con gli apparati elettrici
o elettronici circostanti creando extracorrenti o picchi di tensione in grado di
danneggiare i circuiti. Normalmente questo tipo di effetti associati alle
esplosioni è nascosto dagli effetti della deflagrazione nel caso di esplosioni
convenzionali, ma è più evidenziabile in raggi di azione molto più vasti nel
caso di detonazioni nucleari o di ordigni progettati specificamente per generare
una “onda d’urto elettromagnetica”.
Sono state appositamente costruite armi nucleari che massimizzano l'effetto EMP
prodotto, attraverso l'emissione di un intenso effetto EMP alla velocità della
luce in modo da disegnare una sfera di centinaia di KM intorno all'esplosione.
Sono state prodotte anche armi nucleari con effetti EMP per abbattere satelliti
nemici o missili nemici nello spazio, senza danni per le apparecchiature
elettriche a terra.
Le armi EMP più potenti sono le armi nucleari, il cui disturbo elettromagnetico
è senza eguali.
La funzione di arma EMP è più efficace se la bomba esplode nell'alta atmosfera,
il che non provoca danni alle forme viventi che vi si trovino al di sotto, ma
comporta una ricaduta di un impulso di disturbo elettromagnetico su un'area
vastissima.
Questa strategia militare è già stata definita da usare in casi estremi per la
conquista di un territorio senza danneggiare le persone.
Le superpotenze hanno iniziato a fare esperimenti del genere sin dal 1962, con
estremo interesse verso questa cosa e verso lo speciale flusso di energia
elettromagnetica che può essere generata dall'esplosione.
Questo intenso flusso di energia elettromagnetica può essere generato per
effetto Compton o fotoelettrico. In entrambi i casi si può avere generazione di
elettroni ad alta energia ed è ipotizzabile l’impiego di ordigni esplosivi in
grado di sfruttare questi fenomeni fisici stimolando l’emissione di elettroni
dei materiali di cui sono costituiti o dei mezzi circostanti. Gli intensi campi
elettrici e magnetici risultanti possono accoppiarsi con gli apparati elettrici
o elettronici circostanti creando extracorrenti o picchi di tensione in grado di
danneggiare i circuiti. Normalmente questo tipo di effetti associati alle
esplosioni è nascosto dagli effetti della deflagrazione nel caso di esplosioni
convenzionali, ma è più evidenziabile in raggi di azione molto più vasti nel
caso di detonazioni nucleari o di ordigni progettati specificamente per generare
una “onda d’urto elettromagnetica”.
L’impulso elettromagnetico o EMP (electro magnetic pulse) fu osservato
estensivamente per la prima volta durante gli esperimenti nucleari della serie
Fishbowl, comprendenti i test Starfish, Checkmate, Bluegill e Kingfish condotti
all'inizio degli anni anni '60 con esplosioni nell’alta atmosfera. Durante
queste detonazioni si verificò la generazione di un forte impulso
elettromagnetico che si propagò in tutte le direzioni come un’onda d’urto e con
una intensità che inizialmente era stata sottostimata. Questa onda d’urto
elettromagnetica fu in grado di indurre elevate correnti nei dispositivi
elettrici e elettronici anche posti a notevoli distanze. I picchi di corrente in
alcuni casi furono di entità tale da generare il calore sufficiente a portare a
temperatura di fusione i circuiti o a interrompere i fusibili. Si dimostrò,
quindi, la potenziale capacità di ottenere pesanti danni su vasti territori, pur
senza causare direttamente perdite di vite umane, ma rendendo inefficienti i
sistemi elettrici ed elettronici
I resoconti più completi si hanno sugli effetti sperimentati sulle isole Hawaii
nel caso della esplosione Starfish Prime, un test nucleare che portò
all'esplosione a 400 km di quota di una testata da 1,4 Mton il 9 luglio 1962.
Gli effetti EMP furono evidenti anche a oltre 1300 km di distanza e le
misurazioni portarono ad una prima comprensione del fenomeno.
I componenti soggetti a questo tipo di danni sono (elencando in ordine
decrescente di vulnerabilità):
-
circuiti integrati (IC), processori (CPU), componenti a base silicio in genere.
-
transistor.
-
valvole termoioniche
-
induttanze e motori.
Di conseguenza la tecnologia a transistor è più vulnerabile, mentre le vecchie
apparecchiature a valvole potrebbero sopravvivere a questi attacchi. Comunque
studi successivi hanno meglio caratterizzato la suscettibilità all’EMP dei
dispositivi a semiconduttori verificando diverse sensibilità. Come risultato si
è verificato che i circuiti integrati con tecnologia bipolare sono più
resistenti rispetto a quelli utilizzanti tecnologie FET e specialmente MOSFET.
L’Unione Sovietica aveva condotto ricerche significative mirate a sviluppare e
produrre ordigni nucleari da utilizzare nell’alta atmosfera e venne di seguito
imitata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.
Le armi nucleari specializzate nella produzione di EMP appartengono alla terza
generazione di armi nucleari.
Le armi elettromagnetiche sono ancora essenzialmente ad alto livello di
classifica di segretezza, ma gli analisti militari e gli esperti generalmente
ipotizzano che le bombe-E utilizzino sorgenti con generatori a compressione
esplosiva del flusso. Secondo alcune fonti, la U.S. Navy ha utilizzato bombe
elettromagnetiche sperimentali durante la guerra del golfo del 1991. Questo tipo
di bombe era armato con dispositivi che convertivano l’energia degli esplosivi
convenzionali in un impulso elettromagnetico. La CBS News ha riferito
dell’utilizzo di una bomba-E sulla TV Irachena durante la guerra in Iraq del
2003, ma la notizia non è stata confermata da fonti ufficiali.
Tuttavia, il metodo più semplice, efficace e potente per produrre un effetto EMP
potente e vasto rimane l'utilizzo di armi nucleari
con esplosioni nell'alta atmosfera, che non danneggiano le persone a terra ma
solo tutto ciò che collegato ed è sensibile all'energia elettromagnetica.
Questo disegno ufficiale fa ben capire l'enorme vastità dell'effetto EMP di una
esplosione nucleare nell'alta atmosfera a diverse altitudini:
Tutto quello che riguarda l'impulso EMP di una esplosione nucleare ad alta quoto
è ben spiegato anche nei seguenti link (in inglese):
http://glasstone.blogspot.com/2006/03/emp-radiation-from-nuclear-space.html
http://en.wikipedia.org/wiki/High_altitude_nuclear_explosion
http://www.johnstonsarchive.net/nuclear/hane.html
Eventualmente, per chi cerca informazioni accurate e scientifiche
sull'argomento, può leggere questo rarissimo e completo libro in inglese:
http://www.archive.org/details/engineeringwithn00plowrich