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 LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI

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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeMar 16 Feb 2010, 18:02

THE CROW ha scritto:
LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI 669_article_322_3


LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Arch_spazz3


bella foto...ho una collana indenticissima anche a quella riportata in questa foto...Smile
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeVen 12 Feb 2010, 11:44

LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI 669_article_322_3


LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Arch_spazz3
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:25

Altro elemento importante è rappresentato dalle ali del Kepher rappresentato nel crop. Difatti, nella stragrande maggioranza delle rappresentazioni iconografiche egizie, lo scarabeo alato ha le ali curve, spesso talmente ricurve da chiudersi a vertice sopra la sua testa. NEl nostro crop, invece, le ali sono dritte, a taglio orizzontale addirittura. Questa particolarità era tipica della dea avvoltoio Mut, spesso rappresentata nei templi, e solo in alcuni casi era caratteristica di Kepher. Uno dei casi in cui viene raffigurato con le ali dritte è, ad esempio, in questa incisione presente nel tempio di Edfu. Ma anche qui, come vedete, le zampe dello scarabeo sono piccole.





Naturalmente i riferimenti all'egitto o al dio sole RA, simboleggiato anche dal suo "occhio onniveggente" così caro alla tradizione massonica (un occhio iscritto in una piramide), non sono mancati. Ed infatti, ecco che il 24 luglio, ad Aldbourne, nei pressi di Swindon, Wiltshire appare una perfetta piramide inscritta in una sorta di ragnatela magnetica, mentre il 20 Agosto, a Marden sempre nello Wiltshire, appariva una straordinaria rappresentazione di un occhio... Gli elementi rappresentanti il dio RA non mancano davvero! Che ci sia qualcosa da capire sul Sole, in generale? O il messaggio è un'altro, ricollegabile con le antiche civilità scomparse?


http://www.strangedays.it/thedarkside/cropcircles2005_agosto.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:21

Kepher, lo scarabeo alato

Uno dei crop che più ha colpito l'attenzione dei ricercatori internazionali quest'anno è quello apparso il 12 Agosto a East Field, nei pressi di Alton Priors, nello Wiltshire. Esso rappresenta indubbiamente un Kepher, ossia uno scarabeo alato, animale sacro agli antichi egizi, in quanto rappresentava il dio RA. Difatti alcuni scarabei (come lo stercoraro), hanno l'abitudine di avvolgere le loro uova in palle di fango e sterco (da qui il nome), dato che questi materiali sono ricchi di elementi chimici che scaldano le uova, aiutandone la schiusa. Gli egizi, notando che lo scarabeo moriva, per poi "rinascere" miracolosamente dalla palla di fango, videro in esso il simbolismo di RA, il dio sole che ogni giorno al tramonto moriva per poi rinascere all'orizzonte all'alba del giorno dopo.

Tuttavia, questo crop ha alcuni dettagli intriganti. Innanzitutto, non si tratta di uno scarabeo normale: quelli facilmente presenti in egitto, e così spesso rappresentati nell'iconografia faraonica, sono caratterizzati da zampe lunghe posteriori e piccole anteriori. Invece il nostro scarabeo rappresentato nel crop, al contrario, ha le zampe posteriori corte e quelle anteriori molto lunghe, addirittura tendono all'esterno come due mezzelune. Ebbene, questo tipo di insetto è simile a una variante di scarabeo esistente solo a Taiwan, chiamato appunto "Scarabeo dalle braccia lunghe", o Cheilotonus macleayi formosanus (Cheirotonus macleayi formosana) formosana perché che è di Formosa. Come vedete dalla foto comparativa, sono pressoché identici. Perché mai il simbolo del dio-sole egizio avrebbe rappresentato un animale tropicale, anzi delle foreste montane della Tailandia? Ebbene, due considerazioni vanno fatte: la prima è che, secoli or sono (e ben prima dell'era dei faraoni), la zona del Nilo dove sorgono le piramidi e i templi più antichi era ricoperta da una vegetazione lussureggiante, dai tratti tropicali. La desertificazione del Sahara è l'ultimo step di un processo di "riscaldamento" cominciato con la fine dell'ultima glaciazione, oltre 10.000 anni fa. Prima l'abitat sahariano era tale che avrebbe potuto tranquillamente ospitare tali insetti. Dopo, con la desertificazione, le civlità egizie più recenti avrebbero trovato alcune rappresentazioni dello scarabeo divinizzato, e per rappresentarlo nei bassorilievi avrebbero però preso poi spunto da quanto avevano nei pressi: scarabei dalle zampe più corte. Seconda considerazione di rilievo: lo scarabeo di Formosa dalle lunghe braccia è un insetto "fotocinetico". Con questa denominazioni si intende definire quegli insetti o piccoli animali che, in assenza di luce, hanno una mobilità nulla o fortemente limitata: in pratica, si muovono solo in presenza di fonti luminose. Possiamo immaginare dunque che nell'antichità, un insetto che sembrava quasi "paralizzarsi" alla scomparsa del sole, per poi riprendere a muoversi all'alba, potesse sembrare in qualche modo magicamente correlato con l'astro diurno.






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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:17

Introduzione allo studio degli scarabei-sigillo


Glossario.


Acrofonia – principio usato in crittografia (vedi voce) secondo il quale si attribuisce ad un valore geroglifico il suono iniziale della parola. Esempio: itn vale i.
Amarniano – relativo ad Amarna, località dove sorse Akhetaton, l'effimera capitale del re Amenhotep IV, poi Akhenaton. Dal punto di vista temporale designa il periodo compreso tra l'incoronazione del re (1353 a.C.) e il regno di Horemheb. La riforma amarniana è caratterizzata da un sostanziale cambiamento delle credenze religiose e dell'arte.
Amoniano – relativo al dio Amon.
Antropocefalo – essere animale o mitico rappresentato con testa umana.
Ba – concetto reso impropriamente per anima, è una delle componenti dello spirito umano che consentiva al corpo del defunto di assumere qualsiasi forma egli volesse e di vagare anche all'esterno della sepoltura. Dal Nuovo Regno fu rappresentato come uccello dalla testa umana.
Bilittero - Combinazione di due segni che indica un solo fonema od un solo significato. Es. mn.
Canone di Torino – papiro, purtroppo lacunoso, conservato al Museo Egizio di Torino che elenca i faraoni fino alla XIX dinastia.
Cartiglio – il segno ellittico che circonda gli ultimi due nomi della titolatura regale. In geroglifico shnw, dal verbo circondare. Deriva dal francese cartouche perché assomiglia al cartoccio di polvere da sparo usato per le antiche armi da fuoco ad avancarica.
Clipeo – parte anteriore del capo dello scarabeo usato dall'insetto per porzionare le deiezioni di cui si ciba.
Corniola – minerale: varietà di calcedonio color rosso aranciato.
Corona Bianca – copricapo regale a forma di alta tiara terminante all'estremità superiore con una specie di bulbo. Era simbolo dell'Alto Egitto. Il bianco era simbolo di purezza, santità e gioia.
Corona Blu – elmo da guerra esclusivo del faraone, probabilmente di cuoio rinforzato da borchie metalliche di forma anulare. Fu in uso e viene rappresentata a partire dalla XVIII dinastia. Il blu era il colore degli dei, specie di Amon.
Corona Doppia – copricapo regale che unisce la corona bianca e la corona rossa: simboleggia l'unione tra l'Alto ed il Basso Egitto.
Corona Rossa – copricapo regale costituito da una base a forma di modio (vedi voce) terminante con un'alta appendice nella parte posteriore. Dalla base di quest'ultima un ricciolo si protende in avanti. Il rosso, evocativo del deserto assolato e inospitale, simboleggia l'aggressività ed il male, ma anche la vita, la forza e la vittoria. Era simbolo del Basso Egitto.
Crittografia – scrittura convenzionale segreta utilizzata principalmente per scrivere in modo dissimulato il nome del dio Amon, quasi sempre utilizzando il principio dell'acrofonia (vedi voce).
Elitre – paio di ali esterne dello scarabeo, cheratinizzate e dure, che proteggono il secondo paio di ali interne membranose, atte a volare.
Epiteto – locuzione, sostantivo od aggettivo, che si appone al nome. Generalmente, se riferito al faraone, per precisare una discendenza divina o un programma politico.
Faience – materiale costituito da un nucleo di impasto quarzoso rivestito da uno strato vetrificato colorato applicato mediante cottura. Il termine è improprio in quanto evoca la ceramica europea costituita invece da un nucleo di impasto di argilla vetrificato.
Flagello – uno dei simboli del potere regale formato da un corto manico da cui pendono due o tre funicelle con sferette e terminanti con pendenti a goccia.
Grifone – mitico animale alato con corpo da quadrupede e testa di uccello.
Ibis – uccello sacro (Ibis religiosa L.). Era uno degli aspetti zoomorfi del dio Thot.
Ieracocefalo – essere mitico con testa di falco.
Lapislazzuli – minerale (silicato di alluminio e sodio) di colore blu più o meno intenso, spesso costellato da piccole pagliuzze d'oro. Pietra sacra per gli egizi, simboleggiava la capigliatura degli dei, specie di Amon, il cielo stellato e le profondità dell'oceano primordiale. Era importato dall'Afganistan.
Loto – pianta acquatica della famiglia delle ninfeacee con grandi fiori galleggianti che si schiudono il mattino per richiudersi la sera. Per questo simboleggiavano la rinascita. In Egitto vennero per lo più rappresentati il Loto bianco (Nynphaea alba), riconoscibile per i petali arrotondati all'apice, e il Loto azzurro (Nynphaea cerulea) con i petali appuntiti a triangolo acuto.
Modio – misura per cereali a forma cilindrica svasata verso l'alto.
Monoptero – con una sola ala. Così era talvolta rappresentato il disco solare.
Nemes – specie di copricapo di tessuto, probabilmente un copriparrucca, generalmente a righe riservato ai faraoni. Dal capo, due lembi scendevano sul petto mentre sulla schiena era raccolto in una specie di treccia.
Nomoi – vocabolo di origine greca con cui venivano indicati i distretti territoriali dell'antico Egitto.
Il loro numero mutò nel tempo, ma generalmente furono 42 (22 nell'Alto Egitto e 20 nel Basso Egitto). Ognuno aveva un nome derivante dal proprio stendardo con figurazioni araldiche di divinità, animali, piante od oggetti sacri.
Papiro – pianta Ombrellifera della famiglia delle Ciperacee (Ciperus papyrus). E' generalmente rappresentato come una campana rovesciata su un lungo stelo.
Protorace – parte dello scarabeo costituita dal primo segmento del corpo privo di ali e provvisto di un paio di zampe.
Scaraboide – amuleto-sigillo a base ovale inscritta, con il dorso non a forma di scarabeo ma di altro animale, come anitra, porcospino, ariete o di testa umana.
Sincretismo – nelle credenze religiose egizie, la convergenza e fusione di più dei in un'unica divinità come, ad esempio, Amon-Ra.
Sistro – strumento musicale a scuotimento: su un corto manico era inserito un archetto da cui pendevano dei sonagli. Era simbolo della dea Hathor.
Traslitterazione – metodo di trascrizione di un testo geroglifico con segni convenzionali per renderlo leggibile nelle lingue moderne.
Triade – gruppi di tre divinità della mitologia egizia solitamente composti da padre, madre e figlio, assimilati alla famiglia umana. Presenti nei maggiori centri di culto, le più popolari erano Amon, Mut e Khonsu a Tebe, Ptah, Sekhmet e Nefertum a Menfi, Osiris, Isis e Horus ad Abydos, Philae ed Edfu.
Trigramma – Combinazione di tre segni che indica un solo fonema od un solo significato. Es.nfr.
Turchese – minerale (fosfato idrato di alluminio e rame) di colore tra l'azzurro ed il verde. Pietra ricercatissima per gioielli e decorazioni, in egiziano m3fkt, proveniva principalmente dai giacimenti del Sinai. Hathor, chiamata anche Signora della Turchese, era la sua patrona.
Ureo – versione grecizzata (dal greco ouraios) del vocabolo egizio i'rt, che significa cobra (Naja haje secondo Gardiner, Naja nigricollis secondo Murray) serpente molto velenoso che, in situazioni di pericolo, diventa aggressivo ergendo la parte anteriore del corpo e gonfiando il collo. Così è rappresentato sulla fronte del faraone. E' l'aspetto zoomorfo della dea Wadjet, dea tutelare della città di Buto, nel Delta.




http://www.archaeogate.org/egittologia/article/785/7/introduzione-allo-studio-degli-scarabei-sigillo-di-fran.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:10

Le dimensioni.


Ho già accennato al fatto che l'antico maestro si proponeva di riprodurre l'insetto nella sua realtà, scostandosi il meno possibile da quanto risultava dall'osservazione naturalistica.
Per questo le dimensioni degli scarabei-sigillo non si sono discostate molto da quelle dell'insetto vero (fatta astrazione da altri scarabei: quelli cosiddetti "del cuore", quelli commemorativi, i pochi che si conoscono nella grande statuaria, quelli funerari con o senza ali, quelli con significato esclusivamente amuletico). Ciò premesso, constatiamo, infatti, che le dimensioni effettive degli scarabei-sigillo possono variare da una lunghezza minima di circa 5 mm. ad una massima di circa 30 mm. ma la maggioranza degli esemplari si attesta su una media intorno ai 15-18 mm. molto prossima alle dimensioni dell'insetto reale.

http://www.archaeogate.org/egittologia/article/785/3/introduzione-allo-studio-degli-scarabei-sigillo-di-fran.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:09

Le tecniche.


Sebbene non esista documentazione antica, ne strumenti d'epoca, che possano illuminarci sulla lavorazione degli scarabei, molti autori sono pervenuti ad ipotesi attendibili sull'argomento. Per quanto riguarda la lavorazione, scultura ed incisione della steatite, minerale relativamente tenero, si ritiene che schegge di selce e strumenti da taglio o da punta, prima in rame indurito, successivamente in bronzo, fossero strumentazione più che sufficiente. Per quanto riguarda le pietre dure, si poteva aggiungere l'azione di "graffiatura" per mezzo di punte e la smerigliatura effettuata con sabbie di granulometria decrescente. Per la foratura longitudinale è altresì accertato l'utilizzo di punte in selce o punte tubolari in rame [10] e strumenti abrasivi rotanti mossi dal trapano ad arco. Un ulteriore importante metodo di lavorazione riguardava i materiali plastici da indurire con la cottura: faience e pasta. La modellazione era ottenuta per mezzo di stampi a doppia valva: le due metà ottenute erano tenute insieme con l'invetriatura [11]. Per quanto attiene agli scarabei di vetro, non risultano fonti sulla relativa tecnica di fabbricazione, ma si può ragionevolmente supporre che la pasta vitrea allo stato fuso fosse colata in appositi stampi a tutto tondo di materiale refrattario che, successivamente frantumato, liberava l'oggetto finito, probabilmente sul tipo della tecnica di modellazione "a cera persa", praticata fin dal Medio Regno

http://www.archaeogate.org/egittologia/article/785/3/introduzione-allo-studio-degli-scarabei-sigillo-di-fran.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:08

I materiali.


Essendo oggetti destinati a durare nel tempo, i materiali con cui furono fabbricati gli scarabei-sigillo appartenevano prevalentemente al mondo inorganico. Pur essendo segnalati da vari autori scarabei fabbricati in legno ed essendo certa la presenza di scarabei in osso od avorio ed ambra, la stragrande maggioranza é fabbricata con materiali lapidei. Primo fra tutti in ordine alla frequenza, la steatite, una varietà di talco (silicato di magnesio = [Mg Si O (OH)] di colore bianco o verdastro (ma nei giacimenti egiziani reperibile anche nerastra e in varie tonalità di bruno) con lucentezza madreperlacea, che si presenta in aggregati lamellari, scagliosi o compatti, untuoso al tatto. E' un minerale relativamente tenero, quindi di facile lavorazione con strumenti verosimilmente di rame indurito o di bronzo. La rifinitura consisteva in una sorta di invetriatura colorata [7], silicato di calcio + sodio o calcio + potassio, (generalmente nella gamma dei verdi e dei blu [8], ma Petrie cita anche giallo, rosso e, in epoca Saita, marrone) la cui temperatura di fusione, combinando il magnesio con la silice dell'invetriatura, trasformava il talco in enstatite (Mg SiO), indurendo notevolmente la parte interna e contribuendo così a rendere il materiale più durevole.
Quest'invetriatura ha uno spessore infinitesimale e, nelle superfici piane o estese, come il dorso od il ventre, tende a scomparire o a virare: il verde originario, probabilmente contenente ferro, in marrone, il blu in bianco. Può però essere ancora osservata, con un adeguato ingrandimento, negli interstizi scavati dove, per la tensione molecolare, la soluzione allo stato fuso si è evidentemente depositata in spessori maggiori che si sono conservati. Tra le pietre dure sono documentati scarabei d'ametista viola e di quarzo ametistino, affine, ma più chiaro, già conosciuti nel periodo predinastico.
Sono popolari durante la XII dinastia, successivamente quasi scompaiono per poi ricomparire, molto meno frequentemente, durante la XIX. Raramente vi si trovano iscrizioni alla base, probabilmente a causa della relativa durezza del materiale che rendeva difficoltosa l'incisione. La corniola, lavorata fin dall'età predinastica, divenne popolare durante la XVIII dinastia per continuare con buone frequenze anche nella XIX. L'agata, una varietà di calcedonio, fu utilizzata, ma raramente, in epoca tarda: XXVI dinastia e periodo Tolemaico. Il diaspro, una varietà opaca del silicio, reperibile nel deserto orientale nei colori rosso (utilizzato nel periodo predinastico per grani di collana ed amuleti, e ricomparso nella XIX ad imitazione della corniola), giallo (nella XVIII e XXVI dinastia), verde (nel Medio Regno e in Epoca Tarda per scarabei del cuore), marrone (nella XII, XVIII e XXVI dinastia). Gli scarabei di lapislazzuli, proveniente dall'Afganistan e conosciuto dai tempi predinastici, sono rari nel MR, diventano sempre più frequenti dalla XVIII in avanti.
Spesso anepigrafi o con decoro rappresentato da due linee diagonali intersecantisi al centro. Il calcare, specie nelle varietà colorate: rosso, giallo, verde e bruno, fu largamente utilizzato nel terzo Periodo Intermedio e nella dinastia Saita. Ossidiana, diorite, calcedonio, cristallo di rocca, serpentino, basalto, ematite: sono le pietre cosiddette semipreziose tutte ugualmente documentate, ma usate molto più raramente delle precedenti. Tra gli altri materiali, la faience, prodotto ottenuto cuocendo una sorta di pasta ottenuta con polvere di quarzo o sabbia che successivamente veniva invetriata.
Conosciuta fin dal periodo predinastico, dall'inizio della XVIII dinastia la sua popolarità crebbe notevolmente ed il suo utilizzo in epoca amarniana per fabbricare grani di collane ed anelli uguagliò quello della steatite per poi declinare, probabilmente a causa di una peggiore qualità, verso la fine della XX dinastia. Ridivenne di moda in epoca Saita per merito di un'invetriatura di un delicato blu chiaro. Un materiale affine è la pasta, non meglio definita dagli studiosi: all'apparenza è un composto omogeneamente pigmentato, anche intimamente, solitamente nei toni del blu, più raramente del verde. E' priva d'invetriatura, con una superficie finemente scabrosa che sembra "sfarinarsi".
Conosciuta, ma scarsamente utilizzata nell'Antico Regno, divenne più comune durante la XVIII dinastia e tra la XXII e la XXVI. La qualità più antica appare più chiara e più dura della successiva che sembra deteriorarsi più facilmente. Il vetro, comunemente inteso, sembra sia stato sperimentato verso la fine del Medio Regno e derivi dalla tecnica dell'invetriatura, molto più antica.
I primi scarabei di pasta vitrea risalgono all'inizio della XVIII dinastia per divenire più comuni verso la metà della stessa. In materiale opaco (il vetro più o meno trasparente era molto più raro) di colore azzurro chiaro o scuro ad imitazione rispettivamente della turchese o del lapislazzuli.
Generalmente sono di piccole dimensioni, anepigrafi o decorati con due linee diagonali incrociate.
Oro, argento ed elettro (lega d'oro e argento reperibile in natura) sono citati tra i metalli usati in ogni epoca, ma raramente. Il bronzo, ancora più raramente, solo in periodo tardo

http://www.archaeogate.org/egittologia/article/785/3/introduzione-allo-studio-degli-scarabei-sigillo-di-fran.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:06

Come erano fatti.

La forma degli scarabei-sigillo è sostanzialmente la riproduzione a tre dimensioni dell'insetto vero e proprio. Ciò non significa che il manufatto dovesse essere sempre e comunque un'imitazione naturalistica: l'abilità dell'artigiano, la moda, le difficoltà di lavorazione dovute al materiale utilizzato, le dimensioni, l'epoca, sono tutti fattori che hanno influito sulla forma determinando una gamma di risultati che spazia dalla stilizzazione più esasperata alla fedeltà quasi sorprendente agli originali viventi. Comunque, sia pure accennati, è sempre possibile riconoscere gli elementi morfologici dell'insetto: la testa, le elitre, le zampe. Lo scarabeo è sempre rappresentato posante su di una base piatta su cui, rovesciatolo, compare il decoro inciso. Quasi sempre presente é una foratura longitudinale passante che serviva per infilarvi, nel più modesto dei casi, una funicella da utilizzare per assicurare l'oggetto al dito od al collo. In altri casi era utilizzato un filo metallico, oro, rame o bronzo, con la stessa funzione o per essere utilizzato come pendente; in altri casi ancora lo scarabeo era montato su un vero e proprio castone su anello fisso o imperniato in modo tale che potesse girare su se stesso sì da presentare alternativamente il dorso od il ventre con l'incisione [5]. Senza nulla togliere all'aspetto generale degli scarabei-sigillo, a nostro avviso l'angolazione più affascinante è senza dubbio legata all'iscrizione della base. Mentre la forma rimane pressoché una costante in tutte le epoche, il decoro denuncia la straboccante fantasia di quegli antichi artigiani. I motivi spaziano dai disegni geometrici, puramente decorativi, ai temi naturalistici legati alla flora ed alla fauna; dalle rappresentazioni dell'uomo a quelle degli dei o di esseri mitologici; dalle scritte geroglifiche di motti, frasi augurali o religiose, ai nomi di re o di funzionari con la loro titolatura. Olga Tufnell ha classificato più di 200 tipi diversi di decoro tra classi e sottoclassi, ognuna con un numero di varianti pressoché illimitato

http://www.archaeogate.org/egittologia/article/785/3/introduzione-allo-studio-degli-scarabei-sigillo-di-fran.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:05

A cosa servivano.



E' quindi come potente amuleto che l'uomo cominciò a considerarlo, portandolo su di sé per invocare protezione. Quest'uso è di gran lunga il principale, se non l'esclusivo, dalla VI all'XI dinastia, per circa quattro secoli quindi, essendo accertata, è vero, la sporadica esistenza di tali oggetti nell'Antico Regno, ma appartenenti al più generale e popolato ambìto degli amuleti a forma d'animale. Gli scarabei di questo periodo sono relativamente poco frequenti, di modeste dimensioni, in cui l'aspetto grossolanamente idealizzato prevale su quello naturalistico, senza iscrizioni o decori nella base, spesso utilizzati come elementi per collane. Solamente verso la metà del Primo Periodo Intermedio amuleti a forma di scarabeo con decori incisi nella base cominciarono ad affiancarsi ai sigilli cilindrici di origine mesopotamica, allora correnti. Furono utilizzati per imprimere tali decori su boli di argilla umida destinati a sigillare casse, cofanetti, giare, porte, rotoli di papiro ed altro. Inizia quindi l'utilizzo dello scarabeo anche come sigillo. Anche, perché molti autori concordano sul fatto che non perdette mai la sua valenza amuletica. All'inizio del Medio Regno l'uso dello scarabeo-sigillo è ormai consolidato e, dalla XII dinastia in avanti [4], dilaga e coinvolge tutti gli strati sociali fino a raggiungere parossistici livelli di moda, fatta eccezione per il periodo amarniano in cui la preferenza per gli anelli-sigillo in faience soppiantò gli scarabei riducendone drasticamente la produzione. La moda riprese durante il periodo ramesside e durò fino alla XXVI dinastia per poi declinare rapidamente nelle successive e scomparire quasi del tutto nel periodo Tolemaico.


http://www.archaeogate.org/egittologia/article/785/2/introduzione-allo-studio-degli-scarabei-sigillo-di-fran.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:04

Che cosa sono.




Gli scarabei egizi sono minuscole sculture che riproducono l'insetto vero, principalmente, ma non esclusivamente, lo Scarabeo sacro (specie: Scarabaeus sacer L., genere Coprofagi, famiglia Scarabeidi, ordine dei Coleotteri, classe degli Insetti) per lo più rispettandone le caratteristiche morfologiche e le dimensioni. Dal punto di vista del ciclo biologico, l'insetto si nutre di sterco di grandi mammiferi erbivori. Dopo averlo foggiato a forma di palla, talvolta di dimensioni superiori al suo corpo, lo immagazzina in gallerie da esso stesso scavate sotto le deiezioni, facendolo rotolare con le zampe posteriori verso la tana sotterranea. Inoltre lo scarabeo si distingue per la sollecitudine che dimostra verso la prole: dopo aver formato masserelle di sterco, probabilmente ovino o caprino, a forma di pera, la femmina vi deposita un solo uovo affinché la larva, alla schiusa, possa disporre immediatamente di cibo e, nel giro di circa quattro mesi, emergere dal terreno come insetto perfetto [1]. Questo comportamento non sfuggì agli antichi egizi, puntuali osservatori della natura, che gli attribuirono alcuni significati sacrali. Ritenendolo un essere monogenere autogenerantesi ed associando il rotolare della palla che scompare sottoterra al percorso diuturno del sole che scompare al tramonto, identificarono l'insetto con il dio creatore. Il geroglifico che rappresenta lo scarabeo, khpr, significa, nella forma verbale khpr, essere creato, venire in esistenza; nella forma sostantivale khprw, manifestazione, aspetto, apparizione. Il dio Khepri, creatore di tutte le cose venute in esistenza, rappresentato nell'iconografia sacra con testa a forma di scarabeo su corpo umano, è il sole nascente, uno dei tre aspetti che assume il disco solare. Nel suo viaggio da Est ad Ovest il dio spinge il sole nel cielo, dove diviene Ra allo zenit per poi trasformarsi in Aton al tramonto ed inabissarsi per dodici ore notturne sottoterra e ricomparire nuovamente, alla fine della dodicesima ora, come Khepri. Questo simbolismo implica anche il concetto di rinnovamento ciclico ed eterno, quindi di rinascita ad una vita ultraterrena che caratterizza profondamente le credenze religiose dell'antica civiltà egizia [2]. Per quanto si è molto sommariamente accennato è facile capire come lo scarabeo abbia assunto, fin dagli albori di questa civiltà, valore apotropaico, in altre parole beneaugurante. Dai veri insetti mummificati ritrovati in giare di sepolture predinastiche [3], il passaggio ad icone amuletiche è stato breve e naturale.


http://www.archaeogate.org/egittologia/article/785/2/introduzione-allo-studio-degli-scarabei-sigillo-di-fran.html
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MessaggioTitolo: Re: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeLun 23 Nov 2009, 00:00

Alcuni insetti erano considerati manifestazioni degli dei, potevano avere una funzione utile o dare colore alle scene di vita quotidiana rappresentate nelle tombe. Pertanto, questi animali svolsero un ruolo importante nella società egizia.

In Egitto vivevano, e vivono ancora, moltissime specie di insetti. Nella famiglia degli scarabeidi vi era il genere Scarabaeus. Lo Scarabaeus sacer aegyptiorum era lo scarabeo sacro degli antichi Egizi, lo stercorario. Oggi si trova quasi esclusivamente nell'Alto Egitto. Gli egizi credevano che nascesse da una palla di sterco, per cui lo considerarono un'immagine dell'autocreazione. In realtà, la femmina formava queste palle, che portava in gallerie precedentemente preparate; poi vi deponeva le larve. Dopo 28 giorni, gli scarabei uscivano in superficie come adulti, fenomeno che coincideva con l'inondazione del Nilo. Lo scarabeo divenne un potente amuleto. Il nome egizio dello scarabeo stercorario, kheper, significa "divenire" e simboleggia l'eterna trasformazione della vita umana; esso fu incluso nella teofania solare, poiché era considerato un'ipostasi (cioè la personificazione) del sole nascente e veniva identificato con Khepri. Anche l'ape, bit in egizio, era un insetto molto comune. L'apicoltura fu praticata in Egitto già dalla V dinastia. Il miele ottenuto si usava soprattutto come alimento, ma anche per preparati medici e unguenti. L'ape ebbe un significato solare; secondo un mito, quando Ra piangeva, le sue lacrime si trasformavano in api. L'insetto era legato ad Amon, Min o Neith. A Sais il tempio di Neith si chiamava per-bit, "casa dell'ape". Nel titolo reale Nesu-biti l'insetto si trova accanto alla pianta araldica dell'Alto Egitto. Altri insetti ampiamente presenti in rilievi di tombe erano la libellula, la cavalletta e la farfalla; esse facevano parte delle scene della vita fluviale.

Certi insetti, come le zanzare, le cimici e le mosche, potevano costituire una minaccia per la salute. Ad esempio, la zanzara Anopheles diffondeva il Plasmodium vivax, un organismo responsabile della malaria, mentre un altro culicide, l'Aedes aegypti, trasmetteva il virus della febbre gialla. I lepidotteri abbondavano nelle zone verdi lungo il corso del fiume. Sembra che le farfalle non abbiano avuto nell'antico Egitto l'importanza di altri insetti come lo scarabeo stercorario o l'ape, che esprimevano un aspetto particolare della natura divina. La rappresentazione della farfalla nei dipinti e nei rilievi è frequente in scene campestri e fluviali. Le mosche erano così numerose in Egitto che la gente ormai non le scacciava dalla pelle o dagli occhi. Volavano dall'immondizia al cibo, era perciò facile contrarre il tracoma, una malattia grave che causava persino la cecità. Le mosche potevano essere animali fastidiosi quando pungevano, ma per gli Egizi avevano valore di protezione. Questo insetto, per noi così insignificante, occupa un posto d'onore nel sistema dei geroglifici egizi: i ciondoli d'oro a forma di mosca venivano offerti come onorificenze militari ad alcuni generali e personaggi valorosi che si erano distinti in guerra.




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MessaggioTitolo: LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI   LO SCARABEO SACRO DEGLI ANTICHI EGIZI Icon_minitimeDom 22 Nov 2009, 23:59

Oggigiorno non esiste praticamente negozio o bancarella di chincaglierie e bigiotterie varie che non proponga l'acquisto di un pendente a forma di "scarabeo egizio". Possiamo trovarne di varie dimensioni, in pietra o ceramica e generalmente verdi.

I negozi di oggetti folklorici e di artigianato di tutto il mondo, poi, abbondano di varie versioni sia del pendaglio a forma di scarabeo egizio che dell'immagine stessa, riprodotta su magliette, pergamene, papiri, ecc.
Per quale ragione questo simbolo è tuttora così collegato agli Antichi Egizi?
La risposta più ovvia è che lo scarabeo era un insetto fra i più importanti nel simbolismo magico e cultuale del popolo del Nilo tanto che ne si sono ritrovate innumerevoli rappresentazioni nei geroglifici, nelle incisioni e nei monumenti Egizi.
Di pietra, di corniola o lapislazzuli, la raffigurazione dello scarabeo veniva dotata di una sua peculiare "anima magica" attraverso formule e rituali specifici, affinché potesse fungere da protezione per il defunto passato a nuova vita nell'aldilà; una protezione che faceva dello stesso scarabeo il simbolo della nuova vita.
Ma c'è anche un valore speciale che veniva attribuito allo scarabeo, da cui il suo significato di culto: esso era l'emblema ed il simbolo del dio Khepre, al quale dobbiamo la stessa esistenza del pianeta e del cosmo, in quanto a lui veniva attribuita la forza della creazione e l'energia che muoveva il Sole e le stelle.
Gli Egizi produssero una gran quantità di amuleti a forma di scarabeo o di scarafaggio, perché per essi questi insetti erano rappresentanti dell'altra vita, forse collegandoli alla loro capacità di vivere sotto terra ma ancor più ereditando essi stessi una serie di conoscenze la cui origine era remota già dai tempi delle prime dinastie.
In particolare, gli Egiziani scelsero come modello delle loro rappresentazioni di culto e magia nei vari amuleti uno scarafaggio tipico dei paesi tropicali, appartenente ala famiglia dei lametticorni stercolari.
Scarabei e scarafaggi come simbolo di vita e di eternità dunque?
Per quanto riguarda i primi, l'accostamento è antichissimo e risale a tempi immemorabili. Inoltre, ci sono aree della Terra in cui tali convinzioni sono sopravvissute fino ai nostri giorni, ad esempio nel Sudan orientale dove viene riservato agli scarabei un trattamento del tutto particolare: prima viene fatto seccare, poi lo si polverizza ed infine lo si mescola all'acqua. Quell'acqua viene quindi data da bere a donne che desiderano avere una prole numerosa e, si assicura, la medicina è infallibile anche in casi gravi di infertilità.
Ed eccoci tornare all'Antico Egitto: il dio Khepre rappresentava la vita stessa che animava la materia o che stava per animarla al momento della nascita; per questa ragione è abbastanza interessante collegare questo concetto, personificato nel suddetto dio, nell'eterno dubbio su quando lo spirito entri nella materia e quindi nell'uomo, animandolo e dandogli valore di eternità.
Una volta entrato nel futuro essere umano uscito da ventre di donna, comunque, Khepre lo accompagnava anche dopo la morte, nell'altra vita, in quanto simbolo esso stesso di vita, principio vivificante e garante di eternità.
Possiamo dire che gli Antichi Egizi vivevano in una sorta di ossessione religiosa della morte, senza demonizzarla o temerla come facciamo noi, ma cercando di includerla in un'unica continuità dominata da leggi identiche come un respiro che si perpetua di età in età negli esseri umani.
La Scienza Magica, da sempre, è scienza di analogia: attraverso di essa, l'iniziato decifra il mondo, l'universo e le leggi della vita.
L'osservazione dei fenomeni naturali e di tutte le loro manifestazioni sono i codici per decifrare il Tutto e, con apposita consapevolezza e preparazione, per entrare addirittura nelle sue Leggi e interagire con esse.
Facciamo proprio l'esempio dello scarabeo, per capire quanto gli Antichi Egizi fossero compenetrati dai princìpi di questa remota scienza dell'analogia: in parole povere, sappiamo che gli insetti stercolari accumulano palline di sterco (di qui il loro nome) e le fanno rotolare con grande abilità, favorita dalla speciale conformazione delle loro zampe, in apposite buche scavate allo scopo di raccoglierle. Saranno esse l'involucro delle uova e delle larve dei futuri individui e da esse stesse riceveranno sia protezione che nutrimento.
Ora possiamo fare l'accostamento che vorrei chiamare all'attenzione di chi mi legge: la pallottola di sterco che custodisce le uova ed il corpo di un uomo morto erano, per gli Egizi, identici. Ovvero, allo stesso modo in cui l'insetto aveva dato potenziale vita alle uova inserendole nelle pallottole di sterco, così si credeva che lo stampo dello scarabeo, ossia del dio Khepre, inserito nella tomba di un defunto o a stretto contatto con il suo cadavere, ne avrebbe causato la nuova vita. Fondamentale era, però, che apposite "parole magiche" venissero preventivamente scritte o pronunciate sul cadavere stesso.
Facciamo ora attenzione, però, a sottolineare il fatto che non bisogna pensare che gli Antichi Egizi fossero così ingenui da credere che il corpo fisico si sarebbe risvegliato, in virtù di questo procedimento, nel vecchio corpo e che sarebbe tornato a vivere sulla Terra fra la gente che aveva lasciato: la vita a cui sarebbe rinato in piena protezione ed ossequio del sacro principio vitale sarebbe stata quella dell'aldilà, comunque lo si volesse rappresentare e popolare di vari dei.
Pensate che gli amuleti scarabei, pur di varie specie e forme, sono stati ritrovati in Egitto nell'ordine delle migliaia di esemplari. La materia in cui li si realizzava era soprattutto il basalto verde, il granito verde, il marmo verde, la pietra calcarea o pasta di vetro blu. C'erano anche scarabei in porcellana smaltata e sempre di colore verde.
Le parole magiche venivano incise sulla base dell'oggetto e gli esemplari più rari venivano creati con volto e testa umani ed il dorso con una rappresentazione dipinta della barca di Ra, l'uccello "Bennu", e "l'anima di Ra". Si incastonava in oro, sotto forma di una striscia sul dorso, oppure la base veniva ricoperta di una lastra d'oro su cui si incidevano le formule magiche.
Quelli fin qui esposti sono solo alcuni dei procedimenti e delle forme di sacralizzazione del simbolo dello scarabeo presso gli Antichi Egizi, e vi sono testi di grande interesse che approfondiscono l'argomento.
A me premeva sottolineare, soprattutto, quell'aspetto peculiare di cui parlavo poco sopra e che si ritrova in tutta la cultura e la religione egizie, ammesso che le due cose si possano separare: la mentalità magica e la perpetrazione e perfezionamento del concetto analogico sacro della stessa.
È un linguaggio che, al di là delle manifestazioni specifiche proprie delle varie culture, è eterno e sempre attuale. Esso trovò sommo onore fra gli Antichi Egizi e l'esempio degli scarabei sacri, degli amuleti a loro immagine posti nelle tombe o a contatto dei defunti, ne è solo una conferma fra le tante.

È mia convinzione personale che questo linguaggio sopravviverà al mutare delle scienze e conoscenze, anche di quelle che noi, nella nostra vanità tutta illuminista, oggi consideriamo come la più elevata forma di sapere.
http://www.edicolaweb.net/graa152a.htm
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