Uno degli ultimi interessanti contributi teorici sulla reale possibilità che Nemesis possa esitere, è giunta l'anno passato dal Dr. Lorenzo Iorio, un fisico italiano, attivo nel campo della fisica gravitazionale.
Per chi non conoscesse questa illustre e giovane figura di spicco della ricerca italiana, Lorenzo Iorio è innanzitutto persona cordialissima e assai disponibile, che ha sempre dimostrato una umiltà e una apertura di vedute che sono cosa rara e segno indistinto del suo naturale talento di ricercatore, ormai di fama internazionale. Prima di addentrarci nella sua visione teorica su Nemesis, è doveroso, vista anche la connazionalità, introdurre una sua breve biografia, anche perché sono certo, sarà un nome, che sentiremo molto nei prossimi anni.
Nato a Bari nel 1971. Ha conseguito la laurea summa cum laude in Fisica presso l'Università di Bari nel luglio 1997 con una tesi in fisica delle particelle sulla violazione della simmetria CP nel sistema dei mesoni B. Successivamente, si trasferì al campo della fisica gravitazionale in cui è attualmente attivo. Dr. Iorio ha discusso la sua tesi di dottorato nel 2001 presso l'Università di Bari, sulle prove tecniche telaio e trascinando con i satelliti LAGEOS. L. Iorio ha avuto una associazione scientifica con l'Institue Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Sezione di Pisa fino al 2009 e dal 2007 ha posizione permanente al MIUR Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
La sua attività di ricerca riguarda la teoria / esperimento di interfaccia-osservazione nella relatività generale e della gravitazione, con particolare attenzione per le prove generali di gravitomagnetismo relativistico (ossia quei fenomeni gravitazionali che, nel debole campo sembrano linearizzati dell'elettromagnetismo di Maxwell) e modelli modificati di gravità con gli organismi naturali e artificiali nel Sistema Solare e di altri sistemi stellari e astrofisica.
Il Dr. Iorio ha pubblicato oltre 120 lavori in riviste internazionali peer-reviewed, contributi diversi atti di congressi internazionali, ha invitato diversi capitoli di libri a cura, e un libro curato. Alcuni articoli di lui attirato l'attenzione di riviste scientifiche internazionali come New Scientist, Scientific American, GEO Magazin, Welt der Physik. Ha partecipato a numerose conferenze internazionali, workshop e scuole come relatore invitato. Dr. Iorio ha agito come un arbitro per le istituzioni internazionali come l'Agenzia spaziale europea (ESA), l'ex fisica delle particelle e astronomia Research Council (PPARC), il ceco Science Foundation (GA CR). Ha anche ricevuto un invito, a nome della Royal Swedish Academy of Sciences di nominare un candidato per il Premio Crafoord 2006, il premio più prestigioso nel campo della geologia. Richiesto come supervisore della loro attività di dottorato di ricerca da diversi studenti stranieri, il dottor Iorio è Associated Editor del comitato editoriale di The Open Astronomy Journal, pubblicato da Bentham Open Access, e agisce come referee per numerose riviste internazionali peer-reviewed. Attualmente è Fellow della Royal Astronomical Society (RAS) e della Società Italiana di Fisica (Società Italiana di Fisica, SIF), è stato borsista dell'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza (AAAS). Il dottor Iorio è stato il destinatario di un premio dalla SIF nel 2003 per la sua attività scientifica, e ha ricevuto un premio dalla Volta Centro Internazionale per l'astronomia nel 2006.
Abbiamo di fronte un vero e proprio scienziato di fama internazione quindi.
Come solo alcuni sanno osare, ha tentato di decifrare nell'alchimia dei misteri e delle anomalie del nostro Sistema Solare, la possibilità che Nemesis possa esistere, ricercando con ostinazione le possibili prove.
NEMESIS DI IORIO
Il Sole, potrebbe avere una stella compagna o un massiccio pianeta ancora ignoto ai suoi remoti confini esterni?
E' questo il quesito che Iorio affronta nel suo studio intitolato "Constraints on planet X/ Nemesis from Solar System's inner dynamics", iniettando nuova linfa vitale al lungo dibattito sulla questione, iniziato ormai quasi un secolo fa.
Il primo ad accorgersi delle tante anomalie presenti nella meccanica del nostro Sistema Solare fu l'astronomo P.Lowell nel 1915, che ipotizzò la presenza di Planet X per spiegare le incongruenze dell'orbita di Urano. I suoi studi portarono alla scoperta di Plutone, ma era evidente che i conti non quadravano ugualmente. La massa di Plutone era cosi bassa da non poter minimamente influire sull'orbita di Urano.
A spiegare questo mistero fu Standish nel 1993 che imputò la colpa ad una errata valutazione dello 0,5% della massa di Nettuno.
Ma spiegato uno dei misteri ne rimanevano altri insoluti come le estinzioni di massa terrestri appurate dalle analisi stratigrafiche del terreno (Alvarez), spiegabili solo con degli impatti cometari ogni 26 milioni di anni.
Secondo il celebre astrofisico statunitense Richard Muller, la causa era proprio Planet X, che soprannominò Nemesis, dal nome della divinità greca della sventura, il quale avvicinandosi alla nube di Oort, spingerebbe verso l'interno pericolose comete che poi, alcune di esse, finirebbero per schiantarsi sulla Terra.
Dai primi anni '80 in poi, numerosi astrofisici si sono "dilettati" nella stesura di modelli teorici per scoprire massa, dimensione, natura e posizione di Nemesis, sulla falsa riga di Muller.
Brunini e Mekita proposero ad esempio nel 2002 la presenza di un oggetto del diametro di Marte alle 60 UA dal Sole, per giustificare l'anomala distribuzione tra gli Oggetti Trans Nettuniani (TNOs).
Nel 2008, Iorio ci ricorda poi che Lykawka & Tadashi proposero un corpo X come la Terra, tra le 100 e le 170 UA per spiegare l'architettura della fascia di Edgeworth-Kuiper.
Vorrei aggiungere che questi sono solo alcuni esempi, che cercheremo di trattare tutti nei prossimi mesi, ma gli articoli riguardo a ipotesi su corpi X sono innumerevoli e tutti meritevoli di approfondimento.
Non va dimenticato in tal senso l'apporto dei colleghi Matese e Whitmire, che tra i tanti hanno proposto le teorie piu eleganti in merito alle docce cometarie periodiche imputate a Nemesis.
Lo stesso Iorio ricorda che il dibattito sulla natura di Planet X, ha avuto almeno due identikit principali: una piccola stella nana rossa (Muller) o una grossa nana bruna (Matese, Whitmire, Jackson e molti altri).
Nel suo studio, Iorio, considera differenti tipologie di corpi orbitanti in uno spazio che va da 0,4 a 1,5 UA con lo stesso approccio seguito da Khriplovich e Pitjeva (2006) e Khriplovich (2007), per indagare sulla densita della materia oscura nel Sistema Solare.
Nei vari punti del modello, Iorio affronta alcune questioni fondamentali sulla sua teoria, indagando il tipo di accelerazione impartita da un corpo X distante su un pianeta interno P con la stima della precessione al perielio su un'orbita completa di P.
Inoltre vengono discusse le possibili distanze del corpo X in cui esso potrebbe esistere in base alla sua massa, vero e proprio nucleo focale dell'intero studio.
Viene accennato al fallito tentativo del telescopio IRAS di individuare Planet X, presumibilmente a causa della sua bassa sensibilità e anche se non lo si nomina crediamo che anche il Dr. Iorio sarà in trepida attesa per le analisi del favoloso lavoro che ha fatto WISE, l'ultimo global all-sky survey della NASA.
I risultati parlano chiari. Un corpo X delle dimensioni di Marte, potrebbe facilmente esistere senza interagire in modo negativo con il Sistema Solare interno, a non meno di 70-85 UA, mentre un corpo come la Terra a non meno di 147 -175 UA, un corpo come Giove a non meno di 1000-1200 UA, una ipotetica nana bruna (80 masse gioviane) sarebbe a non meno di 4000-5170 UA, una nana rossa a non meno di 8113-9524 UA e un oggetto di massa come il Sole potrebbe infine esistere a non meno di 10222-12000 UA
I suoi risultati sono degni di indagine e sicuramente il telescopio WISE presto svelerà l'arcano e anche il Dr. Iorio potrebbe entrare nella storia della fisica planetaria, come grande sostenitore di quella stella oscura, che è il pomo della discordia tra gli astronomi.
Iorio web page:
http://digilander.libero.it/lorri/index.htm