MILANO - Non c'è pace per l'Indonesia. Una nuova eruzione del vulcano Merapi, sull'isola di Giava, ha provocato la morte di 138 persone. Tra loro, riferiscono fonti ospedaliere, ci sono anche sette neonati. Il bilancio da quando il vulcano è tornato in attività, il 26 ottobre, sale così a oltre 178 morti.
COME POMPEI - Raccapriccianti le scene che i soccorritori si sono trovati davanti. Sembrava una versione moderna dell'eruzione che 2000 anni fa ha investito Pompei ed Eercolano. La maggior parte delle vittime in quest'ultimo caso è concentrata ad Argomulyo, che dista 18 chilometri dal cratere. Nel villaggio molte persone sono state sorprese nel sonno dalla nube di cenere e lapilli, seguita da una colata di cenere e fango lungo il letto arido del fiume Gendol che ha avvolto molte case in un catrame incandescente e appiccicoso. Nove case lungo il fiume sono crollate.
SCALO CHIUSO - La nube alta 4 chilometri che si leva dal vulcano ha imposto la chiusura dell'aeroporto di Yogyacarta, con i voli dirottati sul vicino scalo di Solo. Nella metropoli si è creata una foschia che costringe gli automobilisti a usare i fari anche in pieno giorno.
L'EVACUAZIONE - Nel 1930 un'eruzione del Merapi causò 1300 morti, ma stavolta era stata ordinata un'evacuazione generale fin dal 25 ottobre e questo ha permesso di salvare molte vite. Più di 100 mila sfollati si trovano in rifugi temporanei.
TSUNAMI - La scorsa settimana l'Indonesia è stata funestata anche da uno tsunami che ha colpito le Isole Mentawai al largo di Sumatra, uccidendo almeno 431 persone.
Redazione online
05 novembre 2010(ultima modifica: 06 novembre 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA