U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009)
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CYBORG AMMINISTRATORE
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Ven 30 Ott 2009, 18:32
aggiungere prego il link delle notizie grazie @ADMIN
°CAPSULA85° expert
Titolo: :: Mondo Ufo ::. Ven 30 Ott 2009, 18:27
Viaggio alla scoperta delle incredibili dinamiche sui misteri ufo rimasti alla finestra o già dimenticati. Alla fine di agosto 1993 i mass media annunciarono con grande risalto che la sonda spaziale americana Mars Observer, giunta proprio in quei giorni nei pressi di Marte, aveva improvvisamente e inspiegabilmente interrotto i contatti con la propria base sulla Terra (Pasadena, California). Ogni tentativo di ripristinare la comunicazione si era rivelato inutile; la sonda doveva considerarsi definitivamente perduta. Mars Observer era costato 980 milioni di dollari (circa 1600 miliardi di lire) ed avrebbe dovuto mappare la superficie marziana, grazie ad apparecchiature sofisticate, capaci di rilevare fino ad un metro e mezzo di grandezza. Tutto ciò in preparazione dello sbarco umano sul pianeta previsto entro il 2020.
Gli esperti della NASA dichiararono di non capacitarsi della improvvisa interruzione di contatto. Qualcuno parlò di guasto di un transistor di bordo, altri di esplosione, altri ancora di collisione con un corpo siderale (meteorite). Ma il fatto che fece più scalpore fu la presa di posizione di alcuni autorevoli studiosi di Marte quali per esempio: Mark Carlotto (specialista in elaborazioni fotografiche), Tom Van Flandem (astronomo della Yale University), David Webb ( membro della commissione spaziale presidenziale), Richard Hoagland (Direttore del Mars Mission, associazione di scienziati indipendenti). Questi ed altri studiosi accusarono pubblicamente la NASA di aver sabotato la missione di proposito, o di far finta che la missione fosse finita, allo scopo di nascondere al grande pubblico quello che la sonda avrebbe potuto rilevare sulla superficie del pianeta rosso. I segni e delle vestigia di un'antica civiltà marziana, già individuati nel 1976 dalle sonde Viking, e cioè un'enorme faccia o sfinge scolpita nella roccia, ed alcune piramidi. Nonostante la NASA avesse a suo tempo liquidato quei reperti come banali giochi di luci e ombra, i predetti studiosi erano invece arrivati alla conclusione, sulla base di accurate analisi e simulazioni computerizzate, che i reperti stessi non fossero di origine naturale, bensì artificiale. Se l'Observer avesse confermato ciò che da anni sosteniamo - ha detto Mark Carlotto - e cioè che si tratta di monumenti artificiali, la reazione dell'opinione pubblica avrebbe potuto risultare imprevedibile. Ed è proprio questo che teme la NASA.
Quando la sonda Viking1 sorvolò in lungo e in largo il pianeta rosso nel 1976, riprese l'immagine di una roccia che raffigurava un volto umano visto frontalmente. Tale misura 2.5 km di lunghezza, 2 km di larghezza ed è alta 400 metri. La foto venne scattata il 25 Luglio 1976 nella regione di Cydonia Mensae, nella parte settentrionale di Marte. La NASA rivelò l'immagine definendola una "insolita struttura a forma di faccia" e dichiarò di ritenerla frutto di un'illusione ottica. Tuttavia, i primi esami computerizzati dell'immagine, effettuati nel 1980, permisero di evidenziare la probabile struttura dell'orbita relativa all'occhio visibile oltre alla presenza della pupilla, della linea dei capelli, del mento nonché dello zigomo destro. Di fronte all'incalzare degli eventi la NASA pensò di contrattaccare e fu lo stesso direttore della missione Viking, il dottor Gerald Soffen, che ebbe a dichiarare come il successivo passaggio al di sopra di Cydonia, avvenuto "poche ore dopo non aveva rivelato nulla". Pertanto la faccia era una illusione. Alcuni ricercatori, fra cui gli italoamericani Vincent Di Pietro e Gregor Molenaar, controllarono quelle gravi asserzioni appurando che l'area in questione era stata sorvolata per la seconda volta dallo stesso Viking non poche ore, bensì trentacinque giorni dopo il primo passaggio. Si era dunque in presenza di una seconda fotografia, nella quale si ripresentava l'immagine della stessa faccia con gli stessi particolari. Risultavano presenti anche tutte le strutture di contorno, prime fra le quali le maestose piramidi. La più alta di queste raggiungeva i 1600 metri. L'esistenza di due fotografie rendeva ora difficile l'opera demolitrice della NASA. Tra l'altro, l'esistenza di due immagini, riferite allo stesso oggetto, ripreso sotto differenti condizioni di luce, dava la possibilità di realizzare un modello tridimensionale computerizzato. Inizialmente gli esperimenti vennero condotti dal dottor Mark Carlotto, di origine veneta, il quale dichiarò che l'oggettività delle immagini in questione risultava confermata "in modo scientificamente ineccepibile da una rigorosa analisi computerizzata". Nonostante l'inutile tentativo di negare l'attendibilità delle riprese fotografiche, la NASA rilanciò la stessa tesi in occasione del fallimento della missione Mars Observer del 1993, mostrando due foto della stessa area nella seconda delle quali l'immagine in causa non era più visibile.
FONTE cosenascoste.com
°CAPSULA85° expert
Titolo: Feti Alieni Ven 30 Ott 2009, 18:10
Affascinati dallo studio dei rapimenti di presunta matrice aliena, abbiamo cercato, nelle nostre ricerche, di capire questa fenomenologia nelle sue difformità e complessità. In Italia fino ad oggi però non si è mai parlato affondo di un fenomeno correlato a questa strana fenomenologia, ovvero il fenomeno dei Feti Fantasma. La letteratura sulle abduction, soprattutto americana, presenta in una considerevole quantità di casi questo strano fenomeno, ancora non pienamente capito neanche dalla scienza ufficiale. Si perché il fenomeno dei feti fantasma non è solo uno dei tanti fattori che possono essere rinvenuti all'interno della fenomenologia ufologica ma, negli ultimi anni, è stata oggetto di profondi studi ed indagini da parte del mondo accademico e scientifico. In tali settori di ricerca ovviamente la correlazione con il fenomeno ufologico non viene presa neanche in considerazione ma la particolare fenomenologia con cui gli studiosi “ufficiali” si devono scontrare ha portato alcuni di questi ad ipotizzare interventi di altro genere, oltre a quelli prettamente fisiologici. Karla Turner nel suo bestseller Rapite dagli UFO (ed. Mediterranee, 1996) ha presentato forse per la prima volta pubblicamente questo fenomeno raccontando le storie di giovani donne che ritenevano di essere state rapite da esseri alieni.
Vanishing Twin, Con tale termine si tende oggi a classificare quei fenomeni in cui all'interno di una normale gravidanza il feto sembra scomparire dopo il primo trimestre di gravidanza. Tale sparizione sembra essere il più delle volte immediata quanto inconcepibile anche per la stessa medicina ufficiale, da qui la denominazione di “Fenomeno dei Feti Fantasma”. Il Dr. Kurt Benirschke, Professore di Patologia e Medicina Riproduttiva, ha affermato che dall'avvento della sonografia le prove tangibili riguardanti il fenomeno dei feti fantasma sono diventate un serio argomento scientifico, oltre che argomento ben documentato. Si tratta di un fenomeno che formalmente esiste ma oggi la scomparsa di feti, in gravidanze singole o multiple, è stata identificata solo occasionalmente.
La presenza iniziale di gemelli durante le gravidanze è stata accertata principalmente attraverso radiografie effettuate nei mesi di gestazione, o quando le placente venivano esaminate dai medici. Nel 1989 venne coniato da Elizabeth Noble il termine “fenomeno dei feti fantasma”. Un nome così particolare venne coniato perché questa ricercatrice notò che il 4% delle gravidanze da lei studiate presentavano un feto gemello che misteriosamente scompariva verso il terzo mese di gravidanza, sparendo senza inoltre lasciare traccia evidente nell'utero. La sparizione di feti dall'utero materno (ed è bene ricordare che non ritratta di aborti ma di vera e propria scomparsa di un feto) sembra essere percentualmente più elevata in casi di gravidanze gemellari, anche se esiste una piccola percentuale di casi in cui tale sparizione avviene in gravidanze singole.
Recenti studi sembrerebbero testimoniare come questa patologia (se così possiamo chiamarla) non sia un frutto recente delle nostre acquisizioni scientifiche, ma sia molto più vecchia di quanto si possa ritenere. Solo dopo l'acquisizione di strumenti ecografici e sonografici, principalmente, e di altri strumenti diagnostici siamo riusciti ad evidenziare e a testimoniare questa sindrome. Molti detrattori hanno da sempre affermato che i feti fantasma non fossero altro che il frutto di gravidanze isteriche, di rari fenomeni testimoniati dalla medicina in cui durante gravidanze gemellari un feto viene letteralmente “assorbito” dall'altro (1), oppure di altre patologie dai ben più chiari risvolti.
Non sono rari i casi in cui a seguito di sonogrammi in cui sono presenti i due gemelli, un embrione sembra letteralmente sparire dall'utero materno non lasciando quasi traccia del proprio passaggio, anche ad un esame attento della placenta. S. Levi ha studiato oltre 6.000 gravidanze ai primi mesi di gestazione attraverso la sonografia. Le sue scoperte sono state estremamente interessanti sia per il mondo della medicina che per quello della ricerca scientifica, su 188 casi di gravidanze gemellari identificate, solo 86 si sono trasformate in parti gemellari, nei restanti casi il feto scompariva. Ovviamente questo significava – in base ai dati oggettivi ritrovati da Levi - che durante le gravidanze gemellari in una piccola percentuale dei casi un solo bambino veniva alla luce, lasciando dietro di sé il dubbio sulla fine dell'altro feto. Secondo alcune recenti teorie (per tutti i riferimenti presenti rimandiamo alla bibliografia) gli embrioni dei gemelli morti potrebbero essere incorporati, o riassorbiti, all'interno della membrana della placenta, assolvendo così al mistero della mancanza di un “corpo del reato”. Non sembra però così semplice perché in diversi casi presenti in letteratura gli embrioni/feti scomparivano verso i tre mesi di gravidanza e soprattutto talmente repentinamente da non poter giustificare un assorbimento così rapido.
La letteratura in merito è ancora molto scarna, ed i pochi studi scientifici condotti fino ad oggi non riescono pienamente, in molti casi minimamente, a giustificare tale fenomenologia. Ci potremmo chiedere a questo punto quale sia la correlazione che lega la scomparsa dei feti al fenomeno dei rapimenti alieni! Nella letteratura sulle abductions (il passaggio in questo caso è su una classificazione di casi ritenuti genuini) non è raro trovare soggetti che affermano di aver perso un figlio o di averlo letteralmente “smarrito” dopo pochi mesi di gravidanza. Si è sempre cercato di spiegare tale fenomeno come frutto di un aborto o di gravidanze isteriche o ancor più come la “mano omicida di chi affermava di essere stato rapito dagli alieni” (portando in diversi casi i soggetti ad essere rinchiusi in manicomio). Ma realmente che cosa possiamo affermare su queste misteriose sparizioni? La medicina ci dice che esiste una fenomenologia, non ancora pienamente capita, in cui potremmo collocare i casi di sparizione di feti di donne che affermano di essere state rapite da esseri extraterrestri.
Esiste anche una notevole letteratura in merito (vedi prevalentemente gli studi compiuti da Hopkins, Jacobs e Mack) che ci dice come donne rapite si trovano dopo pochi mesi di gestazione a vedersi scomparire il feto dal proprio utero. Il salto logico ovviamente è legittimo, in certi casi oltre all'abduction il soggetto (in questo caso la donna) subisce l'asportazione del proprio feto. Molti soggetti trattati in ipnosi regressiva testimoniano proprio tale asportazione. Ma nei casi in cui la donna non sembra rientrare nei casi di prelievo IR4 – IR5, che cosa potremmo affermare? Se da una parte il fenomeno delle abductions è ancora duramente combattuto, seri studiosi sono riusciti nel corso degli anni a testimoniare che qualcosa di anomalo effettivamente avviene, qualcosa che sfugge totalmente alle nostre leggi e alla nostra comprensione, potremmo guardare gli studi e le testimonianze raccolte in questa monografia per averne una prova. Diventa logico a questo punto operare un distinguo, che ci lasci la mente libera da preconcetti e che ci permetta di studiare il fenomeno nella sua interezza.
Considerando altamente probabile che esistano dei veri rapimenti alieni, la cui percentuale però sulla casistica generale andrebbe molto ridimensionata, e quindi sarebbe ipotizzabile che l'impianto o l'espianto di un feto possano costituire parte di un progetto di studio (o di manipolazione secondo altri) operato sulla nostra specie. Dall'altra parte abbiamo un mistero medico, perché tale rimane tuttora, in cui feti per vari motivi sembrano scomparire dalla placenta. Dalla parte dei rapiti abbiamo dei ricordi di prelievo e studio operati da esseri extraterrestri, mentre nei soggetti normali tale fenomeno avviene senza che ci sia apparente interazione con entità aliene. Potremmo trovarci davanti, come è stato più volte ipotizzato nel caso delle abductions, davanti ad una fenomenologia che si esplica su di un percorso bilaterale; una patologia/fenomenologia medica ancora oggi poco compresa e una piccola percentuale in cui realmente è ipotizzabile una interazione tra esseri esogeni al nostro pianeta ed una loro interazione con donne in stato interessante.
Nel caso della patologia medica, pur rimanendo molti quid inspiegati, esisterebbero minimi dati scientifici che potrebbero giustificare una scomparsa di un feto, nei casi in cui però ci troviamo davanti a soggetti rapiti tali quid sembrano non permetterci minimamente di accostarci al fenomeno per poterlo comprendere con una chiave di lettura medica. Questo potrebbe suggerirci che non sia così semplicisticamente facile poter generalizzare tali fenomeni al punto da rigettarli come spiegabili o frutto di paranoie. Purtroppo la ricerca in questo campo sembra essere agli albori in tutti e due i casi, (sia in quelli medici che in quelli assoggettabili a rapimenti alieni) e questo non ci permette ancora di possedere dati sicuri e oggettivi su questa fenomenologia. Come nel caso delle abductions propriamente dette i ricercatori italiani (C.S.A. in primis) si stanno muovendo per comprendere meglio il fenomeno, aperti però a quelli che potrebbero esseri sia punti di vista alternativi, sia punti di vista strettamente medici. Solo il futuro, e la ricerca, potranno fornirci maggiori dati a riguardo...
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°CAPSULA85° expert
Titolo: Tecnologie Aliene Ven 30 Ott 2009, 18:07
Per anni sono trapelate indiscrezioni secondo le quali le Forze Armate americane, attraverso operazioni oscure, avevano perfezionato velivoli supersegreti ad anti-gravità. Lo proverebbe un recente libro, edito negli Stati Uniti, Alien Rapture - The Chosen, di Edgar Rothschild Fouchè e Brad Steiger. I suoi contenuti si riferiscono allo sbalorditivo cover-up attuato, sin dalla fine degli anni '40, dal gruppo occulto MJ-12 e rivela, per la prima volta, informazioni riservate su tecnologie derivate da progetti di retroingegneria su scafi alieni recuperati.
"Questa notte - afferma Fouchè - il veicolo aerospaziale più insolito e segreto del mondo potrebbe sorvolare Phoenix, in Arizona, Gulf Breeze in Florida, il Belgio, o la vostra città". È conosciuto come TR-3B. Fantascienza o realtà? Al TR-3B, di forma triangolare, sono stati attribuiti diversi recenti avvistamenti UFO, eppure fu costruito con materiali disponibili già nei primi anni '80. In effetti, questa piattaforma aerospaziale nucleare triangolare fu sviluppata sotto il Programma Aurora con i finanziamenti destinati allo SDI (Strategic Defense Initiative, il famoso scudo stellare) e fondi neri. L'NRO, National Reconaissance Organization, cioè la struttura preposta al rilevamento satellitare di tutti gli aeromobili, conosciuti e non, la NSA, National Security Agency (l'agenzia per la sicurezza nazionale), l'ARPA, Advanced Research Project Agency (Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzati), operante nell'Area 51, e la CIA controllano l'intera operazione. I costi per ogni veicolo ammonterebbero a cinque miliardi di dollari. Altri velivoli pilotati da terra o senza equipaggio umano in atmosfera, dalle forme più strane, sarebbero stati sviluppati con l'ausilio di tecnologia aliena.
Programma Aurora
Il Programma Aurora, il progetto più segreto per lo sviluppo di velivoli aerospaziali avanzati, risulterebbe responsabile del ricognitore ipersonico strategico SR-75 Penetrator, capace di raggiungere otto volte la velocità del suono, e dello SR-74 Scramp. Il nome in codice del velivolo TR-3B è "Astra". I voli di collaudo del ricognitore tattico sarebbero avvenuti nei primi anni '90 all'interno di Dreamland - l'Area 51. Il TR-3B si è librato nel più completo silenzio, stazionando per 10 minuti sopra Groom Lake, per poi atterrare verticalmente. Durante la dimostrazione sprigionava dallo scafo una luce blu argentea. Una tecnologia che alcuni ricercatori ritengono sia stata sviluppata dalla retroingegneria di velivoli alieni e di programmi come l'SR-74 e l'SR-75. Almeno tre miliardi di dollari stanno volando insieme al TR-3B dal 1994. Un'istantanea del velivolo venne scattata da un apparecchio fotografico digitale montato su un aereo da trasporto C-130, ai cui comandi si trovava un sergente incaricato delle Operazioni Speciali dell'Air Force, in missione di supporto al TR-3B.
L'Interruttore di Campo Magnetico e il superplasma conduttivo
La struttura esterna polimerica del TR-3B, insieme alla sofisticata avionica, reagirebbe alle stimolazioni elettriche e, cambiando colore, riflettere e assorbire le onde radar, facendolo apparire come un piccolo aereo o un cilindro volante. Sarebbe inoltre in grado di falsare e confondere le ricezioni radar, mimetizzando la propria presenza con echi radar associabili a uno o più aerei ed in diverse posizioni. Sarebbe infine capace di seguire un bersaglio ad altissime quote per giorni o settimane, qualora necessario. Un acceleratore di plasma ad anello, lo MFD (Magnetic Field Disruptor - interruttore del campo magnetico), a base di mercurio e lubrificato con bario, calcio e oro, circonderebbe il compartimento girevole di coda. Ai laboratori di Sandia e Livermore sarebbe stato affidato lo sviluppo della retroingegneria tecnologica dell'MFD. Sembra che il governo sia disposto a prendere ogni misura per salvaguardare questo progetto. Il dispositivo in questione sarebbe capace di generare un campo magnetico rotante (grazie al superplasma conduttivo), interrompendo o neutralizzando gli effetti della gravità su di un oggetto con valori fino all'89%. La spinta del TR-3B verrebbe fornita da tre propulsori multicomando montati ad ogni angolo inferiore della piattaforma triangolare, alimentati da un propellente a base di idrogeno o metano e ossigeno. Il velivolo usufruirebbe di tre sistemi propulsivi: all'interno dell'atmosfera grazie ad un reattore nucleare, volando orizzontalmente o verticalmente ad una velocità pari a Mach 9; nell'alta atmosfera con la propulsione a idrogeno; in orbita, bruciando insieme idrogeno e ossigeno. Non si tratta di antigravità. Quest'ultima, infatti, fornisce una forza repulsiva che può essere usata per la propulsione. Diversamente, l'MFD crea un'interruzione del campo gravitazionale terrestre al di sopra di una massa grazie all'acceleratore circolare. La massa di quest'ultimo e quella intera del velivolo verrebbero ridotte quasi del 90%, rendendo il veicolo tanto leggero da consentirgli manovre superiori rispetto ad ogni altro aereo convenzionale, ad eccezione degli UFO. Il TR-3B è una piattaforma di ricognizione ad autonomia "indefinita", in quanto spinta inizialmente da un reattore nucleare.
Molti avvistamenti di UFO triangolari non sarebbero, dunque, attribuibili a velivoli alieni bensì all'ultra top secret TR-3B. La NSA, l'NRO, la CIA e l'USAF avrebbero ideato un gioco di copertura sfruttando la nomenclatura aerea, creando il TR-3, modificato dal TR-3A, dal TR-3B, e dal Teir 2,3,4, con suffissi come più o meno aggiunti per confondere le idee. Ciascuna di di tali sigle, infatti, rappresenta un aereo differente e non lo stesso velivolo aerospaziale. Un TR-3B corrisponde ad un Teir 3B quanto una banana ad una mela. Alcuni di questi apparecchi sarebbero manovrati dall'uomo, altri no. La tecnologia umana si è sviluppata così rapidamente in questo secolo da lasciare, alle volte, veramente perplessi, ma i suoi riflessi oggi si vedono sempre più chiari e netti, perché i confini del cosmo si avvicinano sempre più. Nonostante la cappa di segreto.
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O.V.N.I junior
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Mer 28 Ott 2009, 22:30
andromeda77 ha scritto:
GLI EXTRATERRESTRI ESISTONO: RIVELAZIONI DEL VATICANO
Si calcola che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. È anche possibile che esistano nell’universo altre forme di vita, magari intelligenti”. Lo sostiene José Funes, direttore dell’Osservatorio astronomico del Vaticano, la Specola di Castelgandolfo (nella foto), in un’intervista a Focus, mensile diretto da Sandro Boeri (in edicola venerdì 20 febbraio) nell’ambito di un dossier dedicato a “quello che si sa di Dio oggi”. “Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti non ci sarebbero contraddizioni (ad esempio con l’unicità della rivelazione: Dio che si fece uomo solo per noi, ndr) – prosegue Funes. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L’umanità terrena sarebbe l’evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all’ovile per farla stare con le altre 99 (le civiltà aliene ndr)”. Per Padre Funes “l’universo è finito, anche se non si possono escludere universi paralleli. Quella del Big Bang è secondo noi l’ipotesi più valida finora sulla sua origine. Che tra l’altro si accorda molto bene con la figura di un Dio creatore”.Dalle galassie alle civiltà extraterrestri il passo è breve. «In una tipica galassia, un ammasso di almeno cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi. Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione». Detta da uno scienziato, una frase del genere non stupirebbe più. Ma quando a sostenere la «pluralità dei mondi» è un gesuita con due lauree, in astrofisica e in teologia, allora si ha una misura del cambiamento della Chiesa rispetto a idee fino a qualche secolo fa considerate eretiche. Padre Josè Funes, un gesuita argentino di 36 anni, è uno dei più giovani partecipanti al convegno internazionale sui «dischi galattici», organizzato dalla Specola Vaticana nella Pontificia Università Gregoriana. Per cinque giorni, 250 astrofisici discutono come sono nate e si sono evolute queste isole stellari che popolano l’ universo visibile. Ma, al di là del tema specifico del convegno, le discussioni spaziano dal Big Bang alle civiltà extraterrestri. Dove potrebbero albergare le forme di vita evolute? «Io penso che negli altri pianeti del sistema solare esistono solo forme molto primitive, come batteri o virus. Le civiltà evolute sono lontane, per ora invisibili e irraggiungibili , come gli angeli, anche essi fratelli della creazione». Sul fronte dei progressi della ricerca scientifica, il professor Francesco Bertola, dell’ università di Padova, organizzatore del convegno e maestro di padre Funes, riferisce come stia cambiando la geografia dell’ universo grazie ai risultati del telescopio spaziale. «Prima potevamo osservare solo galassie fino a un miliardo di anni luce. Ora ci possiamo spingere fino a 12 miliardi di anni luce e studiare quindi quelle più giovani, che si sono formate poco dopo il Big Bang. Questo ci aiuterà a capire come evolvono queste fondamentali strutture dell’ universo e a risolvere alcuni problemi ancora aperti come quello della materia oscura». E.T. e i suoi fratelli esistono davvero, non sono né un’invenzione della mente umana né una congettura e probabilmente sono più evoluti di noi. A darci queste rivelazioni dallo spazio non fu un appassionato di fenomeni paranormali, ma padre Corrado Balducci, della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, teologo molto stimato in Vaticano, il religioso scomparso, ha ammesso senza alcun dubbio l’esistenza degli alieni, precisando però che non c’è alcun contrasto né teologico, né morale, né di alcun tipo tra il fatto di credere negli extraterrestri e la fede in Cristo. Sono insomma realtà che si possono integrare, anche perché, fece notare il teologo del Vaticano, nel Nuovo Testamento c’è un passo con scritto che Cristo è il re dell’Universo, non solamente del mondo. Balducci ha sostenuto che è sbagliato asserire che i racconti fatti su incontri ravvicinati con gli extraterrestri sono poco credibili. “È invece ragionevole credere e affermare che gli alieni esistono ha raccontato in un’intervista l’eminente figura dell’entourage del sacro pontefice le loro esistenze non possono essere negate più a lungo, perché ci sono troppe evidenze dell’esistenza degli extraterrestri e dei dischi volanti”. Non c’è spazio per altre interpretazioni: quello che padre Balducci ha voluto invece sottolineare, oltre a quelle sue idee che peraltro aveva già avuto modo informalmente di esternare, è che non c’è non ci sarebbe un rapporto di sfida tra i cosiddetti marziani e gli esseri umani, tra le loro convinzioni morali ed etiche e le nostre convinzioni religiose. Gli insegnamenti di Cristo non sarebbero dunque, a dire del teologo, in pericolo. “Fatti come l’esistenza dei dischi volanti afferma padre Balducci nell’appendice del suo libro ingtitolato “Conferme” indicano che gli alieni si sono evoluti più rapidamente degli esseri umani. Ma anche se si scoprisse che gli extraterrestri sono in qualche modo superiori agli umani, questo non metterebbe in dubbio gli insegnamenti del Cristianesimo”. Ma il religioso ha voluto dare un supporto teologico alle sue tesi Balducci ha riferito di un passaggio nel Nuovo Testamento in cui San Paolo parla di Cristo come re dell’Universo e non come re del mondo. “Questo significa precisò il teologo che ogni cosa nell’Universo, compresi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio”. Padre Balducci, oltre ad essere un membro ufficiale della famiglia papale, è anche un rinomato esorcista e un esperto di demonologia. Dal 1964 negli annuari vaticani è registrato come “prete d’onore”. Ha già scritto due volumi incentrati sulla figura del diavolo, argomento anch’esso particolare. La sua prima domanda a un alieno sarebbe relativa alla concezione che essi hanno di Dio. Nella sua analisi Balducci non si ferma a questo e va avanti: “È molto importante accordare credito ai racconti dei testimoni oculari ma bisogna stare molto attenti ad assicurarsi che siano realmente autentici. Ho sentito gente che ha detto di avere avuto dei contatti, ma erano persone che sfortunatamente non erano stabili mentalmente”. Insomma, gli alieni, lo dicono i fatti nel tempo, esistono, ma bisogna stare attenti alle falsificazioni.
L’intervista rilasciata al Times
Monsignor Balducci, gli Ufo e gli alieni esistono davvero o sono solo invenzioni di imbroglioni? Non credere agli Ufo e alla presenza di altri esseri viventi è peccato. La loro esistenza non solo è provata da circa un milione di testimonianze, tra cui anche quelle di molti scienziati atei, ma è anche confermata da alcuni brani della Sacra Scrittura che in alcuni punti chiariscono la presenza di extraterrestri. Per esempio? Il Salmo 23 che recita: “Del Signore è la Terra, l’universo e i suoi abitanti”. Ora, perché il salmista ha voluto, dopo aver citato la Terra, ricordare anche l’universo con i suoi abitanti? Questo vuol dire che la presenza di altri esseri viventi è certa. Anche la teologia è d’accordo con questa tesi. In che senso? Non possiamo certo affermare che gli angeli, i demoni o la stessa Madonna si servano di astronauti per muoversi ma è vero che l’infinito numero delle stelle, dei sistemi solari e delle galassie sono state create per la gloria di Dio e non avrebbe senso che tutto questo sia solo per noi, che abitiamo uno dei più piccoli pianeti dell’universo. Per questo io non solo sono convinto che ci siano altri mondi abitati da esseri anche superiori a noi, ma anche che ciò sia possibile, verosimile e soprattutto desiderabile. Potrebbe essere più chiaro? La presenza di alieni nell’universo, magari superiori a noi non solo perché più intelligenti ma anche perché meno peccatori, giustificherebbe lo sbalzo che c’è tra noi uomini e gli angeli. Lucrezio scriveva che “natura non facit saltum” (la natura non fa salti) e quindi, nell’ordine provvidenziale della creazione, Dio ha pensato bene di creare anche altri esseri. Le risulta che ci siano stati santi che abbiano affermato l’esistenza degli Ufo? San Pio da Pietralcina, per esempio, che a chi gli chiedeva se gli extraterestri esistessero veramente, ha risposto: “L’onnipotenza di Dio non si limita al solo pianeta Terra. In altri pianeti esistono delle creature e altri esseri che non hanno peccato come noi e che pregano Dio”. Ma la lista è lunga. Addirittura un noto teologo come Niccolò Cusano affermava che “non c’è stella dalla quale siamo autorizzati ad escludere l’esistenza di altri esseri, anche diversi da noi”.
congrago con questa notizia impostata da te.perchè è vero anche il vatticano infatti è partecipante della congrega del GOVERNO OMBRA fin dal 1948.Molte inoltre sono le missioni NASA fininziate proprio dal VATICANO stesso,per aiutare a la stessa ente spaziale nel suo intento,cioè di communicare scambiare poteri con le basi aliene presenti nel lato scuro della LUNA. Perche seno` il PROJECT MAJESTIC-12 stà ancora in funzione sullo studio degli U.F.O(O.V.N.I)? Tante cose sono state nascoste e insabbiate perche rittenute troppo preucupanti per l umanitä ,ma ora stiamo arrivando a conoscere la vera faccia della moneta;Una moneta cara e piena di verità...
andromeda77 junior
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Mer 28 Ott 2009, 22:22
GLI EXTRATERRESTRI ESISTONO: RIVELAZIONI DEL VATICANO
Si calcola che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. È anche possibile che esistano nell’universo altre forme di vita, magari intelligenti”. Lo sostiene José Funes, direttore dell’Osservatorio astronomico del Vaticano, la Specola di Castelgandolfo (nella foto), in un’intervista a Focus, mensile diretto da Sandro Boeri (in edicola venerdì 20 febbraio) nell’ambito di un dossier dedicato a “quello che si sa di Dio oggi”. “Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti non ci sarebbero contraddizioni (ad esempio con l’unicità della rivelazione: Dio che si fece uomo solo per noi, ndr) – prosegue Funes. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L’umanità terrena sarebbe l’evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all’ovile per farla stare con le altre 99 (le civiltà aliene ndr)”. Per Padre Funes “l’universo è finito, anche se non si possono escludere universi paralleli. Quella del Big Bang è secondo noi l’ipotesi più valida finora sulla sua origine. Che tra l’altro si accorda molto bene con la figura di un Dio creatore”.Dalle galassie alle civiltà extraterrestri il passo è breve. «In una tipica galassia, un ammasso di almeno cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi. Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione». Detta da uno scienziato, una frase del genere non stupirebbe più. Ma quando a sostenere la «pluralità dei mondi» è un gesuita con due lauree, in astrofisica e in teologia, allora si ha una misura del cambiamento della Chiesa rispetto a idee fino a qualche secolo fa considerate eretiche. Padre Josè Funes, un gesuita argentino di 36 anni, è uno dei più giovani partecipanti al convegno internazionale sui «dischi galattici», organizzato dalla Specola Vaticana nella Pontificia Università Gregoriana. Per cinque giorni, 250 astrofisici discutono come sono nate e si sono evolute queste isole stellari che popolano l’ universo visibile. Ma, al di là del tema specifico del convegno, le discussioni spaziano dal Big Bang alle civiltà extraterrestri. Dove potrebbero albergare le forme di vita evolute? «Io penso che negli altri pianeti del sistema solare esistono solo forme molto primitive, come batteri o virus. Le civiltà evolute sono lontane, per ora invisibili e irraggiungibili , come gli angeli, anche essi fratelli della creazione». Sul fronte dei progressi della ricerca scientifica, il professor Francesco Bertola, dell’ università di Padova, organizzatore del convegno e maestro di padre Funes, riferisce come stia cambiando la geografia dell’ universo grazie ai risultati del telescopio spaziale. «Prima potevamo osservare solo galassie fino a un miliardo di anni luce. Ora ci possiamo spingere fino a 12 miliardi di anni luce e studiare quindi quelle più giovani, che si sono formate poco dopo il Big Bang. Questo ci aiuterà a capire come evolvono queste fondamentali strutture dell’ universo e a risolvere alcuni problemi ancora aperti come quello della materia oscura». E.T. e i suoi fratelli esistono davvero, non sono né un’invenzione della mente umana né una congettura e probabilmente sono più evoluti di noi. A darci queste rivelazioni dallo spazio non fu un appassionato di fenomeni paranormali, ma padre Corrado Balducci, della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, teologo molto stimato in Vaticano, il religioso scomparso, ha ammesso senza alcun dubbio l’esistenza degli alieni, precisando però che non c’è alcun contrasto né teologico, né morale, né di alcun tipo tra il fatto di credere negli extraterrestri e la fede in Cristo. Sono insomma realtà che si possono integrare, anche perché, fece notare il teologo del Vaticano, nel Nuovo Testamento c’è un passo con scritto che Cristo è il re dell’Universo, non solamente del mondo. Balducci ha sostenuto che è sbagliato asserire che i racconti fatti su incontri ravvicinati con gli extraterrestri sono poco credibili. “È invece ragionevole credere e affermare che gli alieni esistono ha raccontato in un’intervista l’eminente figura dell’entourage del sacro pontefice le loro esistenze non possono essere negate più a lungo, perché ci sono troppe evidenze dell’esistenza degli extraterrestri e dei dischi volanti”. Non c’è spazio per altre interpretazioni: quello che padre Balducci ha voluto invece sottolineare, oltre a quelle sue idee che peraltro aveva già avuto modo informalmente di esternare, è che non c’è non ci sarebbe un rapporto di sfida tra i cosiddetti marziani e gli esseri umani, tra le loro convinzioni morali ed etiche e le nostre convinzioni religiose. Gli insegnamenti di Cristo non sarebbero dunque, a dire del teologo, in pericolo. “Fatti come l’esistenza dei dischi volanti afferma padre Balducci nell’appendice del suo libro ingtitolato “Conferme” indicano che gli alieni si sono evoluti più rapidamente degli esseri umani. Ma anche se si scoprisse che gli extraterrestri sono in qualche modo superiori agli umani, questo non metterebbe in dubbio gli insegnamenti del Cristianesimo”. Ma il religioso ha voluto dare un supporto teologico alle sue tesi Balducci ha riferito di un passaggio nel Nuovo Testamento in cui San Paolo parla di Cristo come re dell’Universo e non come re del mondo. “Questo significa precisò il teologo che ogni cosa nell’Universo, compresi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio”. Padre Balducci, oltre ad essere un membro ufficiale della famiglia papale, è anche un rinomato esorcista e un esperto di demonologia. Dal 1964 negli annuari vaticani è registrato come “prete d’onore”. Ha già scritto due volumi incentrati sulla figura del diavolo, argomento anch’esso particolare. La sua prima domanda a un alieno sarebbe relativa alla concezione che essi hanno di Dio. Nella sua analisi Balducci non si ferma a questo e va avanti: “È molto importante accordare credito ai racconti dei testimoni oculari ma bisogna stare molto attenti ad assicurarsi che siano realmente autentici. Ho sentito gente che ha detto di avere avuto dei contatti, ma erano persone che sfortunatamente non erano stabili mentalmente”. Insomma, gli alieni, lo dicono i fatti nel tempo, esistono, ma bisogna stare attenti alle falsificazioni.
L’intervista rilasciata al Times
Monsignor Balducci, gli Ufo e gli alieni esistono davvero o sono solo invenzioni di imbroglioni? Non credere agli Ufo e alla presenza di altri esseri viventi è peccato. La loro esistenza non solo è provata da circa un milione di testimonianze, tra cui anche quelle di molti scienziati atei, ma è anche confermata da alcuni brani della Sacra Scrittura che in alcuni punti chiariscono la presenza di extraterrestri. Per esempio? Il Salmo 23 che recita: “Del Signore è la Terra, l’universo e i suoi abitanti”. Ora, perché il salmista ha voluto, dopo aver citato la Terra, ricordare anche l’universo con i suoi abitanti? Questo vuol dire che la presenza di altri esseri viventi è certa. Anche la teologia è d’accordo con questa tesi. In che senso? Non possiamo certo affermare che gli angeli, i demoni o la stessa Madonna si servano di astronauti per muoversi ma è vero che l’infinito numero delle stelle, dei sistemi solari e delle galassie sono state create per la gloria di Dio e non avrebbe senso che tutto questo sia solo per noi, che abitiamo uno dei più piccoli pianeti dell’universo. Per questo io non solo sono convinto che ci siano altri mondi abitati da esseri anche superiori a noi, ma anche che ciò sia possibile, verosimile e soprattutto desiderabile. Potrebbe essere più chiaro? La presenza di alieni nell’universo, magari superiori a noi non solo perché più intelligenti ma anche perché meno peccatori, giustificherebbe lo sbalzo che c’è tra noi uomini e gli angeli. Lucrezio scriveva che “natura non facit saltum” (la natura non fa salti) e quindi, nell’ordine provvidenziale della creazione, Dio ha pensato bene di creare anche altri esseri. Le risulta che ci siano stati santi che abbiano affermato l’esistenza degli Ufo? San Pio da Pietralcina, per esempio, che a chi gli chiedeva se gli extraterestri esistessero veramente, ha risposto: “L’onnipotenza di Dio non si limita al solo pianeta Terra. In altri pianeti esistono delle creature e altri esseri che non hanno peccato come noi e che pregano Dio”. Ma la lista è lunga. Addirittura un noto teologo come Niccolò Cusano affermava che “non c’è stella dalla quale siamo autorizzati ad escludere l’esistenza di altri esseri, anche diversi da noi”.
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Mar 27 Ott 2009, 18:26
il 27 novembre sarà un giorno da ricordare credo.Il presidente parlerà di argomenti piccanti riguardanti gli U.F.O.(O.V.N.I.).Forse ammeterä che l `area51 è utilizata non solo per lo stoccagio di materiale proveniente dalla spazio e del loro studio ma anche del fatto che militarmente parlando,viene utilizata per clonare idea extraterrestri per poi metterle in opera nei campi di battaglia. Anche se il numero degli scettici è sempre maggiore io resto del parere che noi siamo troppo intelligenti per essere presi in giro dai governi.
Ospite Ospite
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 18:40
lo credo anche io CAPUSULA85 obama si sente costretto a confermare cio che gia i brittannici hanno fatto e dopo di loro gli stessi francesi.Comunque sia ieri hanno detto con affermazione che gli O.V.N.I sono gia tra noi
°CAPSULA85° expert
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 18:38
interessante la puntata di ieri ormai siamo arrivati alla frutta ed i governi non sanno piu come coprirci gli occhi..come dice il boss credo che quello che dira obama a novembre sara una data storica per il mondo
Ospite Ospite
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 18:35
Caro ADMIN credo che entro la fine dell anno qualcosa avremo tra le mani,visto che ultimamente sia di O.V.N.I. e dell anno 2012 sene sente piu spesso parlare
CYBORG AMMINISTRATORE
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 18:24
vediamo stassera che hanno da raccontare quelli di VOYAGER,forse anche loro erano li in gran bretagna per gli ufo. Caso mai fosse detta qualcosa di significanete sul 2012 tenetalo presente nel forum gia aperto ok senza aprire altri topic buona serata ragazzi
Ospite Ospite
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 18:19
salve BOSS ogni tanto fai una volata per vedere se prosegue bene qua dentro....tranquillo.
Allora per 6 volte ho visto il programma di ieri e parecchie cose hanno suscitato delle critiche apparte al fatto che facevano vedere delle cose gia rese publiche dallo stesso studio aperto due anni fà
CYBORG AMMINISTRATORE
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 18:16
ottimo programma quello che ieri su italia uno ha per cosi dire svelato alcuni misteri sul cosa O.V.N.I almeno qualcuno dormira piu tranquillo.Anche se la vera notizia bomba arriverà da OBAMA a novembre credo.Ormai non sanno piu che inventarsi per smentire che sono costreti ha dichiarare la presenza di altre forme `di vita `extrasolare.
Ospite Ospite
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 17:27
ASTRONAVI BIOLOGICHE
* SECONDA PARTE *
Astronavi biologiche e piloti sintetici, macchine pensanti e astronauti geneticamente modificati. Sembra un racconto di fantascienza ma è quanto prepara la NASA per il prossimo viaggio verso Marte. Una tecnologia che forse l'ente spaziale ha desunto dai reperti alieni rinvenuti a Roswell e sulla Luna.
Da quasi un anno ormai girano i video diffusi da William Rutledge. Oggi 76enne, Rutledge afferma di essere un ex pilota civile di prototipi e specialista USAF, residente in Rwanda (Africa) dal 1990, che avrebbe deciso di rivelare quanto sa e di diffondere i suoi video perché “il 2012 arriverà in fretta”. Stando alle sue indiscrezioni, Rutledge sarebbe stato uno dei tre astronauti (gli altri erano Alexei Leonov e Leona Snyder) coinvolti con una missione NASA segreta svoltasi nell’Agosto del 1976, quella dell’Apollo 20. Tale missione, come è ormai noto, prevedeva lo studio e l’analisi di alcuni reperti alieni presenti sulla superficie lunare, nei pressi del cratere Izsak, tra cui le rovine di una città aliena e i resti di una enorme astronave madre, apparentemente lunga più di 3 km. Una volta atterrati, la visita alla città non fu così ricca di scoperte come speravano: la struttura che venne chiamata 'La Città' era in realtà un cumulo di detriti visti da vicino, afferma Rutledge, di cui solo una costruzione rimaneva intatta, quella che battezzarono col nome di "cattedrale". La città sembrava antica quanto l'astronave, ma era ridotta malissimo.
Oltre l'astronave aliena vista dall'alto, Rutledge e Leonov ne trovarono anche un'altra, triangolare. Ma la maggior parte delle ricerche le fecero all'interno della grande astronave vista dall'alto: le analisi confermarono trattarsi di un un'astronave madre molto grande, che aveva attraversato gran parte dell'universo, e antica circa, a suo dire, un miliardo e mezzo di anni. V'erano antiche rimanenze di vegetazione all'interno, nella sezione motori, e rocce triangolari che emettevano gocce di liquido giallo dalle proprietà apparentemente guaritive, e tracce di vita extrasolare. Trovarono anche dei piccolissimi corpi alieni, circa 10 cm l'uno, in capsule di vetro, presumibilmente embrioni, ma la scoperta maggiore furono due corpi, di cui uno intatto.
Benché alcuni dei video diffusi da Rutledge non siano esenti da difetti se non addirittura dei falsi, altro materiale, così come la preparazione tecnica dell’ex astronauta e alcuni dettagli da lui rivelati, danno l’idea che ci sia un fondo di verità nelle sue affermazioni. Di recente, come aveva promesso, Rutledge ha diffuso su internet un video che mostrerebbe il rinvenimento e il trasporto sul modulo lunare del corpo di una pilota aliena, da loro battezzata “Monna Lisa”.
Si trattava di una femmina umanoide, 1.65 di altezza, mani a sei dita (come gli alieni di Roswell). Da quanto capirono, si trattava di una pilota, che pilotava l’enorme astronave con le dita e gli occhi, senza timone o cloche. I due astronauti per smuoverla dalla sedia del cockpit dovettero tagliare via due cavi collegati al suo naso (cosa che si vede parzialmente nel nuovo video). Leonov rimosse il visore elettronico dagli occhi della donna, e quando lo fece alcuni liquidi biologici, forse sangue, le fuoriuscirono dalla bocca, naso, occhi, per congelarsi all'istante nell'atmosfera zero lunare. Alcune parti come i capelli sembravano invece in condizioni insolitamente buone, mentre la pelle sembrava protetta da una sorta di sottile pellicola trasparente. La donna non sembrava né morta né viva, ma come in uno stato di sospensione vitale. Quello che colpisce, nei video, è l’aspetto della donna aliena, assolutamente lontana dai canoni degli ET di Hollywood e ben più vicina all’aspetto delle creature descritte nella casistica di molti incontri ravvicinati. L’altezza, l’aspetto peculiare del viso, con il volto quasi triangolare e gli zigomi sporgenti, i grandi occhi e l’attaccatura dei capelli, ricorda molto da vicino la donna aliena che l’agricoltore Antonio Villas Boas incontrò nell’Ottobre del 1957 (a fianco, una illustrazione redatta su descrizione del testimone). In quel caso la donna era forse meno alta, circa 1,55, carnagione bianchissima; i capelli biondo platino/bianchi; grandi occhi azzurri a mandorla; le labbra sottili.
Nel video diffuso di recente, si vede il viso e parte delle spalle della donna aliena incastrate in una struttura che sembra vagamente un sarcofago, i lati della bocca collegati agli occhi grazie a due coppie di asticelle bianche composte da un materiale indefinibile (Osso? Plastica?), e gli occhi a loro volta collegati ad una specie di estrusione sulla fronte che a qualcuno ricorderà le illustrazioni induiste del terzo occhio, anche qui collegati da una coppia di asticelle bianche. Alcune immagini ravvicinate del volto mostrano le mani degli astronauti mentre rimuovono le asticelle e liberano il volto della donna.
Nella seconda parte del video si vede invece la Monna Lisa sdraiata su di una specie di lettino o altro supporto apparentemente a bordo del modulo lunare LEM dell’Apollo 20 (da un paio di zoomate si vede attraverso il finestrino il suolo lunare con il Rover della NASA parcheggiato). Qui la donna aliena appare già spogliata dei vestiti, fatta eccezione per una specie di garza o tessuto plastico che gli tiene fermo il collo. Nel lato destro del campo di ripresa, a fianco della EBE, un secondo astronauta dopo averci giocherellato un pò posa una telecamera e prende in mano un block notes. Si nota il corpo della donna, apparentemente umanoide (a parte le sei dita di cui parlava Rutledge che però non si vedono), l’apparato mammario, addirittura un ombelico che suggerisce un sistema di riproduzione simile al nostro, la pelle un po’ rovinata, apparentemente indurita se non addirittura calcificata da qualche sostanza protettiva trasparente o dal tempo stesso. I capelli sono raccolti da una sorta di reticella scura che ha probabilmente dato ai cosmonauti l’idea di somiglianza con la donna raffigurata nel capolavoro di Leonardo Da Vinci. Nell’intervista Rutledge affermava che la donna non avesse narici, e per quanto sembri averle, guardando bene il video si nota che le narici non hanno fessure, sembra quasi che siano “tappate” chirurgicamente con della pelle per questioni insondabili. Possiamo ipotizzare sia stato per evitare perdite di ossigeno, dato che a quanto afferma Rutledge in origine Monna Lisa avesse la bocca collegata a una sorta di tubo (cosa che non si vede nel video), che probabilmente tra l’altro le forniva ossigeno, oppure – ipotesi affascinante – per evitarle di sentire odori, cosa che forse l’avrebbe distratta dalle sue funzioni di pilota concentrata a trovare una pista tra le stelle.
Cosa dire di questo ennesimo video? La donna aliena potrebbe essere un falso, ma ben fatto, e molto costoso. L’interno del LEM stavolta è meglio visibile che nei precedenti video, e non può trattarsi di un montaggio di vecchi video NASA, visto i protagonisti presenti in scena. Inoltre alcuni ricercatori hanno già stigmatizzato come tutta l’apparecchiatura di bordo visibile nella scena sia perfettamente congrua con quando risulta dai manuali tecnici della NASA riguardo la strumentazione degli Apollo. E in una zoomata si vede anche l’esterno del suolo lunare con il Rover.
Inoltre, uno degli astronauti ripresi possiede una tuta da astronauta coerente con quelle indossate dagli astronauti dell’epoca. Ma un dubbio ci coglie, mentre scriviamo. Chi è l’uomo ripreso dalla telecamera, che prende il block notes? Leonov? O lo stesso Rutledge? Di William Rutledge ovviamente non c’è materiale in giro, nessuna foto o biografie, viene da chiedersi se questo sia il suo vero nome. Come si sa, a detta di Rutledge, Leona Snyder era in volo, a bordo del modulo orbitante. Di Alexei Leonov invece le foto abbondano: in Russia è diventato un eroe nazionale, primo uomo ad aver compiuto la “passeggiata” extraveicolare nel vuoto dello spazio in orbita il 18 marzo 1965, e intrepido astronauta che nel 1975 compì lo storico incontro in orbita tra una navetta USA e una Sovietica: il rendez-vous Apollo-Soyuz. Leonov per l’occasione venne addestrato a Houston, in Texas, imparò l’inglese e venne apprezzato da tutti per le sue qualità tecniche e di pilota, il suo carattere e la sua simpatia.
Con una certa riluttanza vado a salvare i fotogrammi del video – come al solito di scarsa qualità – e li importo in Photoshop. Cerco di alzare la qualità visiva dei fotogrammi, l’astronauta si muove, la camera che riprende si muove, ci sono oscillazioni nei colori, e il video è stato salvato a bassa qualità. “Un lavoro inutile, come al solito”, penso tra me. Riesco a ottenere dei fotogrammi quasi chiari, un paio.
A sinistra, Alexei Leonov nel 1975, comparato con l'uomo che appare nel video di Rutledge, presumibilmente girato nel 1976. Ma è solo quando pongo accanto a questi fotogrammi il volto bonario e lievemente scimmiesco di Leonov che lentamente si fa largo in me una sensazione di stupore. I capelli radi, le sopracciglia alte, le profonde rughe ai lati della bocca, la peculiare distanza tra la radice del naso e l’attaccatura della bocca, la curva delle spalle, sono incredibilmente somiglianti ai tratti del volto di Leonov. Poi, trovo una foto scattata a bordo del Soyuz durante il Rendez-Vous del 1975 (quindi, appena un anno prima della suddetta missione narrata da Rutledge).
Lo stretto abitacolo, la tuta che indossa il cosmonauta sovietico, la fioca luce di bordo, e per puro caso nella foto tiene in mano la medaglia ricordo della missione, assumendo una posa incredibilmente simile a quella che si vede nel video di Rutledge: tutto simile, e tutto incredibilmente combacia. Nonostante la pessima qualità del fotogramma, si evince chiaramente una somiglianza fortissima. Nel video, dunque, c’è qualcuno che assomiglia incredibilmente a com’era Leonov nel 1975. Scoprii in seguito che Leonov aveva una fama di giocherellone, sempre scherzoso e di buon umore nonostante le difficoltà. Sarebbe stato consono col personaggio mettersi a giocherellare con una telecamera, anche di fronte a una situazione limite come l’aver ritrovato il corpo di una donna aliena.
I pezzi mancanti: la doppia missione
In arancio, l'equipaggio dell'Apollo 18, in verde quello della Soyuz. Da sinistra: Slayton, Stafford, Brand, Leonov, Kubasov. Una collaborazione USA-URRS negli anni ’70 era ben strana, la tensione tra i due paesi era ancora alta, e la missione nota come Apollo-Sojuz (ASTP) fu la prima collaborazione tra gli Stati Uniti d'America e l’Unione Sovietica nel settore dei voli nello spazio di sempre. Un forte impegno politico, scientifico e militare, solo per una passeggiatina nello spazio. Perché? Altro discorso interessante: nell’emblema della missione Apollo 20 diffuso da Rutledge, si notano due navette sollevare la nave aliena e portarla via (cose che era forse l’auspicio, non realizzato, della missione). Ma perché due navette? Può darsi che una delle due rappresenti il LEM, oppure si trattava di due navette diverse, proprio come quelle che si agganciarono nello spazio il 17 luglio 1975, una navicella spaziale del programma Apollo ed una capsula Sojuz. Chissà, forse si trattava di una preparazione alla missione che si sarebbe tenuta l’anno seguente. Perché agganciarsi in orbita? Forse era una manovra che si sarebbe resa necessaria nel corso della missione, ma in orbita circumlunare, ben lontano dagli occhi dei curiosi. E perché? Forse questa è la domanda a cui è più facile rispondere: i russi all’epoca forse avevano scoperto che esisteva questa nave di 3 km nel cratere Itzak, e non volevano essere tagliati fuori dall’impresa. Inoltre, due equipaggi con due astronavi avrebbero potuto trasportare il doppio del materiale, avere più personale per le attività extraveicolari, più esperienze diversificate. Per certo, Leonov sembra apparire fantasmicamente nei video di Rutledge sulla Luna, un anno dopo l’aggancio tra la Soyuz e l’Apollo. Un caso? È ovvio che c’era una collaborazione con l’URSS per la missione dell’Apollo 20 se la presenza di Leonov fosse confermata, così come è ovvio che l’aggancio in orbita del ’75 potesse essere stata la preparazione a qualcosa di più importante. Se venisse confermata l’ipotesi del “doppio” viaggio URRS-USA verso la Luna, apparirebbe evidente che Rutledge avrebbe rivelato le cose solo a metà. Non sarebbe improbabile allora che la reale identità di Rutledge sia quella di uno degli altri astronauti americani noti all’epoca, magari uno di quelli che avevano già lavorato con Leonov alla ASTP: Deke Slayton, Thomas Stafford o Vance D. Brand. Slayton però morì nel Giugno del 1993. Le ipotesi rimangono aperte.
Ospite Ospite
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 16:43
ASTRONAVI BIOLOGICHE
* PRIMA PARTE *
Astronavi biologiche e piloti sintetici, macchine pensanti e astronauti geneticamente modificati. Sembra un racconto di fantascienza ma è quanto prepara la NASA per il prossimo viaggio verso Marte. Una tecnologia che forse l'ente spaziale ha desunto dai reperti alieni rinvenuti a Roswell e sulla Luna. *********************************************************
Macchine. Nel senso lato del termine, lo siamo anche noi. Macchine che pensano, che sudano, che elaborano. Milioni di dati che scorrono sotto la superficie della pelle, attraverso il nostro complesso neurale. Sensazioni di caldo, umido, ruvido, veloce, equilibrio, aspro, luminoso, voci sgradevoli o richiami lontani, qualcosa nella tasca o un refolo di vento che gela la pelle. Sensazioni, pensieri considerazioni astratte, continue compensazioni nel camminare, distribuire il peso, calibrare le espressioni facciali, trovare i tasti su di una tastiera senza guardare perché la nostra mente ormai li ha memorizzati, come i numeri di cellulare che conosciamo a memoria, come i nomi dei nostri amici, parenti, uomini famosi, personaggi storici, di attualità o persino di fiction: tutti memorizzati in uno spazio fisico grande più o meno come un melone, assieme a tutte le nostre esperienze di vita, le strade che abbiamo attraversato e gli errori fatti.
Nel mondo occidentale, in seguito a una lunga tradizione scientifica e razionale, consideriamo le macchine qualcosa di freddo e asettico, qualcosa che funziona per eseguire un lavoro o assolvere uno scopo in maniera determinata e meccanica, senza sensibilità, intelligenza o capacità di scelta. Associamo le macchine alle automobili, alle televisioni, ai tostapane, agli orologi di precisione o ai laser. Eppure, per altre culture, per altri punti di vista, il termine macchina è associabile perfettamente a qualcosa di biologico. D’altro canto, persino il moto dell’universo stesso e dei pianeti, il pulsare delle stelle, così come i ritmi della natura, la crescita delle cellule, il battere del cuore, sono tutti meccanismi perfetti. Ma non li definiremmo mai qualcosa di freddo e inumano.
Negli ultimi anni, numerosi testimoni di incontri ravvicinati o ex insiders governativi hanno parlato di “astronavi biologiche”, e per complicare ancora di più la scena, di piloti creati ad hoc per guidare dette astronavi, anch’essi in parte robotici, in parte biologici. Ma questo genere di tecnologia è davvero concepibile? E su che presupposti si baserebbe? Soprattutto, per quale motivo sarebbe stato necessario, per degli alieni, creare strutture ibride meccanico/biologiche?
I ‘robot biologici’ di Corso
In ufologia si iniziò a parlare di astronavi biologiche con il colonnello Philip Corso, che come tutti sanno (o dovrebbero) lavorò dal 1960 al ’62 ad un progetto segreto del Pentagono proteso a ottenere dei progressi tecnologici consistenti grazie all’analisi di alcune apparecchiature trovate a bordo del velivolo alieno caduto a Roswell, New Mexico, nel 1947. A detta di Corso, le misteriose creature che guidavano la navetta erano EBE, Entità Biologiche Extraterrestri, una sorta di robot biologici (formati cioè non da parti meccaniche ma grazie a un’avanzata ingegneria genetica) programmati per resistere alle condizioni estreme dei viaggi spaziali e a saper guidare un’astronave grazie a una particolare interfaccia neurale di cui erano dotati, grazie alla quale erano in grado di connettersi con l’astronave quasi ne fossero una parte integrante. Questo tipo di affermazioni da parte di Corso, più che altre, lasciarono interdetti e un po’ scettici molti ricercatori che da anni si interessavano al fenomeno. Era difficile per tutti concepire qualcosa di diverso dai robusti astronauti NASA tutti muscoli e capelli rasati e accento del Wisconsin o dell’Oklahoma, che salivano masticando gomme su di un rottame metallico pieno di carburante puntato come un dito verso il cielo, immaginare un concetto come un velivolo parzialmente biologico, e un pilota parzialmente tecnologico. Il nostro stesso concetto di democrazia si basa sul fatto che esistono cose e persone, entità biologiche con diritti e strumenti, mezzi, cose che non ne hanno. Anche se di recente diversi ricercatori hanno scoperto che persino le piante hanno un loro modo di ragionare, e che una forma di coscienza o consapevolezza è rinvenibile fino negli insetti o addirittura negli organismi cellulari, per noi esseri umani il concetto di una macchina biologica rimane comunque un assioma quasi inconcepibile, se non addirittura una contraddizione in termini.
Negli anni, altri hanno parlato di eventi che avrebbero riguardato interazioni con entità di altri mondi, e delle loro tecnologie. Il contattista messicano Carlos Dìaz, ad esempio, che dal 1981 avrebbe avuto dei contatti con esseri di altri mondi, è diventato famoso per le sue foto che ritraggono velivoli discoidali luminescenti, che lui definisce “Ships of Light”, astronavi di luce. Nel corso delle sue interviste, ha dichiarato spesso che a quanto gli è stato spiegato, quelle astronavi dai colori caldi erano in realtà degli organismi viventi.
Anche Bob Lazar, lo scienziato che sostiene di aver lavorato nella famigerata Area 51, ha parlato a suo tempo di alcune caratteristiche tecniche dei dischi volanti tenuti nella base militare USA. Stando a Lazar, ad esempio, internamente il pavimento dei dischi era formato da una sostanza spugnosa e gommosa, violacea, che diventava tesa e compatta quando si accendevano i motori a curvatura. Apparentemente, il pavimento sembrava formato da una sorta di pelle, ed era caldo e lievemente umido al tatto. Anche lo sportello di accesso del disco su cui lavorò Lazar era caratterizzato da proprietà sconcertanti: si apriva grazie a una sorta di telecomando a distanza, ma una volta richiuso, lo sportello non era più visibile, appariva in effetti alla vista una parete liscia e continua di metallo, anch’esso caldo. Nella descrizione di Lazar, era come se se gli atomi del metallo si fondessero tra di loro, come una ferita che si richiude. Anche questa caratteristica avvicinerebbe il concetto delle astronavi di origine aliena più a una sorta di essere organico che a una semplice macchina.
Un altro ricercatore ben noto ai lettori più attenti, lo scomparso William Hamilton, ex pilota USAF ed esperto di sistemi informatici, fece a suo tempo delle interessanti affermazioni sulla reale natura degli UFO: “Nel corso delle mie ricerche ho scoperto un certo numero di elementi alla base della tecnologia UFO. Mi riferisco ad Orfeo Angelucci, che ho avuto modo di conoscere, il quale dichiarava di aver avuto esperienze di contatto, negli anni dal 1953 al 1955 e raccontava che i dischi volanti che aveva visto e gli esseri che aveva incontrato, provenivano da un’altra dimensione temporale. E gli oggetti non erano costruiti come noi costruiamo gli aerei oppure le automobili, no, gli oggetti crescevano, come fa un cristallo… tutti i sistemi di cui necessitavano crescevano internamente, proprio come nel sistema del corpo umano, o di un fiore. Gli UFO vivono attraverso un processo organico.”
Alcune notizie sulle EBE vennero a suo tempo divulgate dal dottor Dan Burisch nella seconda metà del 2002, in particolare in merito agli studi da lui condotti su un presunto extraterrestre nell’Area 51 a partire dal 1986. Burisch, che è un microbiologo, venne condotto in un laboratorio sotterraneo, dove studiò la biologia dell’essere alieno definito J-Rod, apparentemente un classico grigio. Dato che apparentemente J-Rod soffriva di una degenerazione dei tessuti nervosi, a Burisch fu chiesto di prelevare del tessuto dal braccio dell’essere per effettuare degli esami medici. A detta del microbiologo, c’era una profonda interconnessione biologica tra la creatura e la tecnologia dell’astronave. J-Rod in qualche modo era stato programmato geneticamente per fungere da interfaccia biofisico con l’astronave, tramite innesti nelle mani e la testa. Questo tipo di EBE possedevano sulle mani una sorta di cuscinetti dove sono presenti nervi scoperti protetti da varie glicoproteine che vengono selettivamente spinte all’esterno o all’interno con l’azione dei capillari, quasi come se una guaina viscosa permettesse a J-Rod di avere un interfaccia diretto con la nave. Stando a Burish, la biologia di quel tipo di creature era molto complessa ma anche estremamente compromessa, anche da alcune schede mediche riservate giunte in suo possesso sembrava che essi fossero affetti da diverse patologie virali. È possibile che in qualche maniera la struttura genetica delle EBE, studiata appositamente per coincidere e funzionare in parallelo con delle strutture biotecnologiche delle astronavi, fossero particolarmente delicate, tanto che a contatto con alcuni elementi inquinanti del nostro pianeta potesse danneggiarsi o infettarsi.
Il ricercatore americano Derrel Sims da anni compie attenti esami sugli impianti metallici estratti agli addotti. Questi oggetti risultano nascosti, o meglio “avvolti” in una specie di bozzolo biologico che non evidenzia alcuna reazione infiammatoria, né cronica né acuta. Qualcosa che i patologi non credevano possibile, eppure sono stati proprio i rapporti patologici a confermarlo. “Ecco cosa si constata”, afferma Sims: “Nessun punto d’entrata, nessuna lesione e nessuna cognizione da parte delle persone in questione di come gli oggetti si trovino dentro il loro corpo, a parte la consapevolezza di una qualche manifestazione aliena, suffragata dalla testimonianza di altre persone presenti agli eventi. Nessuna reazione infiammatoria a corpi estranei che certi segni visibili comprovano essere stati innestati anche 40 anni prima. Incredibile”.
È possibile che la perizia che dimostrano gli alieni nel far coesistere impianti tecnologici all’interno di corpi biologici umani evitando ogni tipo di rigetto derivi dalla loro lunga esperienza nel campo della medicina e dell’ingegneria genetica tesa a creare entità biotecnologiche, astronauti umanoidi ibridi? E i bozzoli biologici di cui parla Bonvin, potrebbero essere dei tessuti creati in laboratorio per facilitare la coesistenza di impianti tecnologici installati in entità biologiche programmate geneticamente per vivere nello spazio?
Astronauti geneticamente modificati
L’idea di creare ad hoc un essere umano metà biologico metà sintetico perché diventi tutt’uno con una astronave e sia adatto a vivere nello spazio sembra pura fantascienza. Eppure, i recenti studi della NASA per il futuro viaggio umano verso Marte ha portato a incredibili, sconvolgenti conclusioni. Nonostante per gli Stati Uniti trovare velocemente una via per il pianeta rosso sia imperativo, le difficoltà non mancano. È di pochi mesi fa la notizia che ora gli scienziati americani stanno conducendo enormi ricerche per scoprire i possibili danni cerebrali causati da una lunga esposizione ai raggi solari senza la protezione delle fasce di Van Allen. Gli scienziati difatti temono che l’incredibile quantità di radiazioni cosmiche e solari a cui saranno sottoposti gli astronauti potrebbe danneggiare pesantemente il loro cervello, fino a ridurli addirittura in stato vegetativo, sempre che riescano a sopravvivere. Lo chiamano il "Fattore Rischio 29" alla NASA, e il problema dei raggi cosmici e solari è talmente decisivo che viene definito “show-stopper”, cioè un problema che porta lo show del viaggio verso Marte a fermarsi, questo perché schermare tutta l’astronave dalle radiazioni la farebbe aumentare vertiginosamente di peso, e di conseguenza troppo pesante per essere spinta con successo fino a Marte, che rammentiamolo, dista ben 38 milioni di miglia dalla Terra. Ora gli scienziati più praticamente stanno cercando dei farmaci che stimolino la biologia umana, rafforzando i neuroni cerebrali, impedendogli di subire passivamente i deleteri effetti dei raggi cosmici per un prolungato periodo di tempo. Il progetto, a il quale la NASA ha stanziato ben 14 milioni di dollari per la ricerca, non solo eliminerà (si spera) i rischi per gli astronauti, ma potrebbe avere dei risultati positivi anche per le malattie neurologiche, come l’Alzheimer. A parte il fattore Rischio 29, alla NASA hanno analizzato altri 45 punti di rischio per la salute degli astronauti in un viaggio che dovrebbe durare, nel migliore dei casi, almeno due anni. Questi vanno da osteoporosi accelerata, dolori articolari, difficoltà di movimento, incapacità di guarire spontaneamente da piccoli malesseri, la mancanza di abbastanza scorte di cibo e, naturalmente, la forte possibilità di screzi e “tensione interpersonale” " tra i vari membri dell’equipaggio. Ma questo lo immaginavamo già dai tempi del primo “Grande Fratello” televisivo. Per rendere le cose più complicate, una possibile traiettoria della futura astronave prevede di navigare prima verso Venere, girargli attorno e sfruttare il suo “effetto fionda” gravitazionale per acquistare velocità, quindi uscire dall’orbita e dirigersi verso Marte. Ma questo, naturalmente, vorrebbe dire avvicinare ancora di più l’equipaggio al sole, per diversi mesi. “Stiamo parlando di reazioni ignote delle radiazioni nei confronti del corpo umano, cose che abbiamo visto forse solo dopo i disastri atomici come Chernobyl. In effetti, il sole è una sorta di gigantesco reattore nucleare”, sostengono alla NASA. Capite da soli quanto le possibilità che tale viaggio riesca, oltretutto entro breve tempo, sono assai rare. A detta di alcuni esperti NASA, per poter vivere nello spazio, gli astronauti dovrebbero subite delle trasformazioni biochimiche, o mutazioni del codice genetico, diventando così quasi una sorta di ibridi, resistenti a tutte le avversità di un volo spaziale.
Esseri viventi meccanici
Il primo a parlare di astronavi biologiche fu nel 1953 lo scrittore di fantascienza Robert Sheckley, , in un suo racconto intitolato “Specialist”. In questo racconto, un umano chiamato Pusher prende parte a una relazione simbiotica con un’astronave assieme ad altri alieni, diventando tutt’uno con una astronave biologica definita bioship. Ogni essere aveva una funzione diversa, prestando le proprie qualità organiche all’astronave. La funzione dell’umano era quella di usare il potere derivante dall’uso della sua ghiandola pineale per accelerare la nave stellare fino a una velocità 8 volte superiore a quella della luce. Benché questa fosse solo una storia di fantascienza, sono molti i resoconti di IR3 e IR4 in cui i testimoni narrano un modo simile di concepire le astronavi e il loro utilizzo. Nei racconti dei testimoni, i piloti alieni sembrano in grado di sentire l’astronave “soffrire” in determinati casi, e in altri la maniera in cui l’astronave svolge le sue funzioni sono assimilabili a funzioni organiche: la respirazione della bioship climatizza la nave, le rotture dello scafo vengono percepite come ferite, e una sorta di sistema automatico simile al sistema immunitario provvede a richiuderle, mentre il sistema di guida e di movimento della nave è simile al nostro sistema nervoso e motorio. In questa ottica, guidare un’astronave – specie di grosse dimensioni come una astronave madre – sarebbe impossibile se questa non avesse in sé una serie di funzioni automatiche organiche. In tal modo, guidare tale mezzo sarebbe più simile a cavalcare un grosso animale che a pilotare uno strumento metallico. Nel recente remake della serie TV Battlestar Galactica si descrive come le astronavi madre dei Cyloni siano guidate e coordinate da una creatura ibrida, metà computer e metà umanoide, che elabora costantemente i dati di navigazione e che vede le stelle nella sua mente. Per quanto questi concetti possano apparire inconcepibili a prima vista, è proprio così che le creature aliene di Roswell guidavano la loro astronave, stando alle rivelazioni di insider comeCorso ed altri. Stando alle testimonianze di chi partecipò al recupero delle EBE precipitate a Roswell, New Mexico, nel 1947, almeno due di esse, benché ferite, stringevano spasmodicamente due strane tastiere, quasi fossero terrorizzate di perderle. Tali tastiere vennero poi rese famose da alcuni spezzoni video che le mostravano: sembravanodei rettangoli di metallo leggero, simile all’alluminio, di circa 60 cm di lunghezza e 25 di larghezza, spesse 5 cm. Tali “tastiere” avevano due ordinidi foridisposti ad arco (uno superiore, l’altro inferiore), mentre nel centro della stessa si notava l’incavo per poggiare una mano a sei ditasulla stessa tastiera. Qualcuno ha ipotizzato che dei raggi di luce simili a fotocellule uscissero dai fori, e che le EBE dessero i comandi al velivolointerrompendo temporaneamente la fotocellula, ottenendo un azione simile a spingere un pulsante. Ma perché stringevano così forsennatamente le tastiere? È possibile che fungessero, vista la mole, anche da Hard Disk, e che contenessero dunque anche tutti i dati di navigazione stellare? Se così fosse, senza tali tastiere essi non sarebbero mai tornati a casa. E la delicatezza necessaria nell’utilizzo di tali tastiere avrebbe reso logico la presenza di recettori nervosi particolari sui polpastrelli delle EBE, proprio come quelli che secondo le testimonianze aveva J-Rod.
Ma una domanda mi rimaneva: perché mai fare una scanalatura sulle tastiere per fissare la mano al proprio posto? Non vedevano, i piloti alieni, dove dovevano mettere le mani?
Di recente stavo svolgendo un lavoro, e mi venne chiesto di informarmi sulla tecnologia necessaria per creare un sito web per non vedenti. Incuriosito, iniziai a navigare tra siti che vendevano apparecchi di nuovissima generazione che permettevano l’uso del PC, ma anche di internet, ai non vedenti. Fu un lieve shock ritrovare in quei cataloghi la copia quasi identica delle tastiere di Roswell. Come è fatta una tastiera braille per non vedenti? Innanzitutto c’è una scanalatura o una “guida” che indica in maniera tattile al non vedente dove deve mettere le dita. In certi casi tale guida è formata direttamente da dei grossi tasti – uno per ogni dito – che possono venire azionati singolarmente. Oltre ad altri bottoni, vicino ai polsi c’è una stringa di minuscoli elementi che si possono alzare a seconda del testo letto dal PC, eseguendo la “traduzione” braille in tempo reale, e un’altra fila di tasti configurabili. Tutte le tastiere per non vedenti hanno una base di concezione simile, e sempre uguale. Solo una tastiera per “vedenti” fa eccezione (anche se viene spesso usata da chi ha disagi o disabilità) e assomiglia lievemente a quelle braille, la DataHand Pro, formata da due quadrati in cui si “alloggiano” le mani in un incavo, e nel punto in cui si muove il polpastrello ci sono dei pulsanti cliccabili. Per pura coincidenza, proprio la tastiera DataHand venne scelta per apparire nel film “Contact” del 1997, come “controller” della macchina per i viaggi spaziali comandata da Jodie Foster.
Gli occhi elettronici dell’HMDS
L’Helmet Mounted Display System (HMDS) della VSI ha volato per la prima volta a bordo dell’F-35 Lightning II, indossato dal pilota collaudatore Jon Beesley della Lockheed Martin. Frutto del quinquennale lavoro di sviluppo della Vision Systems International, LLC, il nuovo casco ha completato tutti i test di sicurezza in volo permettendo un’espulsione del seggiolino a 450 KEAS (knots equivalent air speed), con integrità strutturale fino a 600 KEAS. Sostituendo il tradizionale HUD, l’HMDS, dotato di sofisticati sistemi di processazione grafica e head-tracking, si interfaccia con l’avanzata architettura avionica del Joint Strike Fighter fornendo al pilota informazioni critiche aggiornate proiettandole direttamente sul visore dell’elmetto, rendendo così possibile l’ingaggio di obiettivi fuori asse, in condizione ognitempo, e aumentando drasticamente la situational e tactical awareness grazie alla convergenza di dati proveniente dalla sensor fusion del velivolo. L’F-35 è il primo caccia a volare con una versione più evoluta di un casco di tipo HUD (head-up display), una tecnologia che già al suo primo apparire, negli anni ’70, fu una autentica rivoluzione.
L'Head-Up Display (visore a testa alta), o semplicemente HUD, è un tipo di display che permette la visualizzazione dei dati di volo (ad esempio quota, velocità e beccheggio) senza dover costringere lo sguardo a soffermarsi sui vari strumenti nella cabina (o abitacolo). Questa tecnica è stata inizialmente introdotta per l'aviazione militare ma è stata in seguito adottata anche dall'aviazione civile, implementata su veicoli terrestri e marittimi oltre che in varie applicazioni di altri settori.
Ad oggi esistono due tipi di HUD: Fisso, in cui l'utilizzatore guarda attraverso uno schermo trasparente montato sul pannello degli strumenti dell'aereo o sul cruscotto del veicolo. Gli aerei commerciali e gli altri veicoli terrestri e marittimi hanno installati apparati di questo genere. Il sistema determina l'immagine da presentare conformemente all'orientamento del veicolo. La dimensione ed il peso dello schermo possono essere di gran lunga superiori che per la seconda categoria di HUD. Integrato nel casco o nell'elmetto, in cui il display installato sulla visiera o su un mirino ottico si muove assieme alla testa del pilota. Questa tipologia richiede un più sofisticato sistema di monitoraggio degli spostamenti del corpo per stabilire rapidamente le immagini da proiettare a video. L'apparecchiatura sia ad elmetto che a mirino monoculare fonda la propria accuratezza sul corretto ancoraggio alla testa del pilota, per evitare eventuali errori di prospettiva e parallasse.
Nel casco HDM di nuovissima concezione, invece, le cose sono ancora più complesse: il casco HMD è dotato della possibilità di creare un “HUD” virtuale, afferma la VSI, visualizzando all’interno del casco alcuni simboli e dati così come mostrando immagini diurne o niotturne ottenuta dalle telecamere esterne dell’F-35’a 360° grazie a dei sensori a infrarossi e sensori di bersaglio elettro-ottici. Al posto dei vecchi CRTs (Cathode Ray Tubes), lo helmet mounted display system possiede due proiettori su matrici diagonali a cristalli liquidi (LCD) di 0.7 pollici, risoluzione 1280 per1024, una per ciascun lato dell’elmetto, su cui vengono proiettate le immagini di ripresa e i simboli di navigazione in tempo reale, in sovraimpressione e trasparenza rispetto alla visuale a vista. Le immagini del visore notturno sono trasmesse al casco via cavo ottico tramite vista binoculare in un campo delimitato da 40 gradi orizzontale a 30 gradi verticale. Le immagini trasmesse dal DAS all’elmetto vengono generate in tempo reale dai sistemi elettronici del caccia, basandosi sugli imput del VSI electromagnetic head tracking system.
“Rimpiazzare i vecchi caschi HUD con i nuovissimi HDM (helmet-mounted display) richiede però un precisissimo tracciamento elettronico dei movimenti della tsta del pilota, e un calcolo dei dati grafici velocissimo, a bassa latenza”, afferma la VSI, società di joint venture tra la Elbit Systems’ company EFW e la Rockwell Collins che producono il Joint Helmet-Mounted Cueing System usato dai moderni caccia USA. Difatti in questa tecnologia, in certi casi sono impercettibili movimenti della testa del pilota ad azionare dei comandi di accesso ai menù, o addirittura il movimento degli occhi. "La cosa migliore per evitare che il pilota si distraesse durante il volo, dovendo egli fare diverse cose, era di avere tutte queste funzionalità unite in un unico strumento." Gestendo direttamente l’avionica del caccia e i dati dei sensori, lo HMD diventa così un virtual HUD con gestione delle immagini riprese di lato o da dietro, eventualmente anche zoomabili. Inoltre lo HMD provvede dettagli sulle performance del proprio aereo, informazioni su minacce in arrivo o acquisizioni di bersaglio, gestione del radar e immagini a onde medie o quasi infrarosso (near-infrared - IR) provenienti da sei sensori IR montati sul caccia e un sensore per la visione notturna montato sul casco. Da un punto di vista percettivo, secondo Branyan la somma delle immagini fornite in tempo reale dai sensori – che cambia a seconda dell’inclinazione del casco - darà al pilota la sensazione di poter vedere a 360° attorno a sé, addirittura dove la visuale in teoria gli sarebbe coperta dalle paratie laterali o dal pavimento del caccia, quasi come una realtà virtuale di un videogioco.
I problemi però esistono, e risiedono nella perfetta aderenza che il casco deve avere rispetto alla testa del pilota, per garantire una precisa lettura dei movimenti del capo e degli occhi. Per garantire al pilota la corretta visualizzazione delle informazioni è necessario che il casco calzi alla perfezione, tanto che è necessario misurare la testa di ogni singolo pilota con uno scanner laser (questo sia per l'HMD del Typhoon sia per quello del JSF). Dunque ogni singolo casco è in realtà un pezzo unico confezionato su misura del pilota. I "semplici" HMS (Helmet Mounted Sight) sono naturalmente di diverse misure come i cappelli, ma non individuali, mentre i moderni HMD (Helmet Mounted Display) sono in effetti individuali: il primo volo di test dell' HMD per l' F-35 si è svolto con un paio di settimane di ritardo rispetto al previsto, perchè il collaudatore della Lockheed per cui era stato confezionato il casco era malato, e nessun altro poteva indossarlo al posto suo. Difatti non basta avere la stessa misura di circonferenza cranica per avere una visione corretta con lo HMD, perché anche tra persone con la stessa circonferenza cranica, la posizione delle pupille è variabilissima. In sintesi, si viene a creare una tale fusione tra il casco HMD e il pilota, che i due diventano una cosa unica, e se il pilota perdesse il suo casco individuale non potrebbe più gestire correttamente il suo caccia.
Da dove ha evinto questa tecnologia l’aeronautica americana? È possibile che anche questa tecnologia dei caschi HUD o la più recente HMD sia derivata dai reperti trovati a Roswell nel 1947? Se così fosse, si inizierebbe a capire perché sul velivolo di Roswell fosse necessario avere delle tastiere “per ciechi”: con un casco HDM ovviamente tutta l’attenzione visiva del pilota sarebbe stata focalizzata sul pilotaggio e gli obiettivi di guida, e una “fusione” dei precettori nervosi delle mani con le tastiere di guida avrebbe consentito un controllo praticamente perfetto sull’astronave. Esistono, a conferma di questa ipotesi, altri racconti di alcuni ex insiders militari o NASA, alcuni dei quali persino suffragati da dei video. Come il racconto della pilota aliena “Monna Lisa”.
segue seconda parte >>>>>>>>>>>
CYBORG AMMINISTRATORE
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Lun 26 Ott 2009, 12:41
Riporto questo post per rimostrare il programma di ieir 25 ottobre 2009 in onda su italia uno,per chi non avvrebe avuto la possibilità di vederlo Da notare che il video numerato/i 7-8 sono mancanti,dal sito youtube. Forse il motivo sarà proprio dal fatto che i video sono stati manomessi perche presenti in alcuni casi del programma alcuni dati,numeri e codici,top-secret.Innoltre proprio ieri lo stesso programma ha avuto 6 zone di interuzione publicitaria di durata oltre i 5 minuti , forse la stessa sede di archivi di stato britannico non ha permesso a studio aperto di fare vedere proprio tutta l intera edizione filmata all interno degli archivi di stato,visto che gli stessi hanno proibito la filmazione di alcuni documenti.
Ospite Ospite
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Dom 25 Ott 2009, 23:14
mi domandavo io tra me e la mia coscienza:
perche il governo/i dovevano archiviare per anni se non per un secolo,tutti i dati riguardanti agli avvistamenti,testimonianze,e non solo,creare dei veri e proprio formulari da compilare in caso di avvistamenrto,se poi dicevano e smentivano la presanza aliena oltre il nostro sistema. Tornando al fatto che ormai come tutti sappiamo la NASA ,è fin dall`inizio implicata su tutto,a partire dalle missioni fantasma sino alle missioni false come quella attuale LCROSS del 9/ootobre 2009 ,perchè ancora cotinua la stessa (nasa)ente spaziale a negare i suoi stessi fatturati e tabulati,che confermano le prove schiaccianti che noi non siamo soli?
Sicuramente avvremo ancora di che sapere a novembre esattamente il 27 ,quando OBAMA parlerä alle Nazioni unite sul caso U.F.O.Sino a quel giorno dovremmo aspettare che qualcosa cambi del tutto il parere dei piu scettici.
a parere mio: NON SIAMO SOLI
CYBORG AMMINISTRATORE
Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Dom 25 Ott 2009, 22:52
mag14UFO: il Governo Inglese pubblica online i documenti segretiCategoria: Curiosità | Autore: Ghido 7 Commenti Finalmente è giunto il grande giorno atteso da tutti gli studiosi e appassionati di ufologia e misteri: il Ministero della Difesa Inglese ha pubblicato online l’intera documentazione top secret riguardante gli “incontri ravvicinati” dal 1978 al 1987.
Potete curiosare tra gli X-Files nell’apposita sezione degli Archivi Nazionali( http://www.nationalarchives.gov.uk/ufos/ )dedicata agli UFO e scoprirete oltre 11.000 avvistamenti di oggetti volanti non identificati nei cieli inglesi, il 10% dei quali rimasti irrisolti.
Veniamo così a conoscenza di navi spaziali, dischi volanti, rapimenti alieni, sbarchi extraterrestri e tantissimi altri eventi rimasti senza alcuna spiegazione razionale, nonostante le indagini svolte.
FOTO ORIGINALE DI UNO DEI DOSSIER TOP SECRET DELLA GRAN BRETTAGNA
Si tratta solo dei primi archivi pubblicati: sono presenti così tante risorse e documenti che ci vorranno anni per renderli tutti pubblici.
Che ci crediate o meno, sicuramente è interessante sbirciare tra informazioni rimaste celate agli occhi del pubblico per trent’anni e ora finalmente accessibili a tutti.
Resta solo da chiedersi quando anche gli Stati Uniti decideranno di rendere pubbliche le loro carte segrete e i misteri relativi all’Area 51…
LINK DELLA NOTIZIA: http://www.bigthink.it/curiosita/ufo-il-governo-inglese-pubblica-online-i-documenti-segreti/
CYBORG AMMINISTRATORE
Titolo: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009) Dom 25 Ott 2009, 22:38
"Gli alieni fra noi - I dossier segreti" Domenica 25 ottobre Studio Aperto e Mistero presentano in prima serata su Italia 1 lo speciale "Gli alieni fra noi - I dossier segreti" condotto da Enrico Ruggeri.
Per anni gli ufologi di tutto il mondo si sono interrogati sull'esistenza di dossier tenuti nascosti dai servizi segreti internazionali sugli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Il Governo britannico è stato il primo ad iniziare a rendere pubblico il suo ricco archivio, mettendo on line alcuni dei documenti raccolti e analizzati in quasi100 anni di studio. I giornalisti di Studio Aperto sono riusciti ad entrare nel famoso Kew Gardens, l'archivio del governo britannico con sede a Londra e visionare gli X-files del Ministero della Difesa e hanno scoperto alcuni documenti eccezionali, non ancora consultabili in rete, che oggi 25 ottodre sono stati mostrati, in esclusiva, in prima serata su Italia 1.
Dagli archivi, rimasti segreti per decenni emergono migliaia di casi di avvistamenti di dischi volanti, incontri ravvicinati del primo e terzo tipo e un ricco catalogo di tipologie aliene. Nello speciale: video inediti, testimonianze mai ascoltate prima di persone che sostengono di essere state rapite dagli alieni e, per la prima volta, la documentazione che dimostrerebbe la presenza di extraterrestri sulla Luna, certificata da voci e foto della Nasa. Gli X-files, tutti top secret, e alcuni addirittura scritti in codice, documentano casi che il Ministero della Difesa ha ritenuto in qualche modo attendibili e degni di essere analizzati e tenuti in considerazione. Tra i documenti mostrati,ancora nel programma, tutti originali e compresi dagli Anni 40 agli Anni 70,vengono allegate : segnalazioni di due esperti aviatori della Royal Air Force, che raccontano di un avvistamento di un oggetto volante non identificato per due lunghe ore; decine di report di cittadini che hanno avuto incontri ravvicinati del primo tipo e che sostengono di essere stati rapiti dagli alieni; disegni e ricostruzioni di astronavi che il ministero ha catalogato e conservato perché non confondibili con velivoli o mezzi per esercitazioni militari. E ancora, per la prima volta sono state mostrate in tv le immagini di un oggetto dalla forma squadrata che alcuni esperti ritengono si tratti di una navicella spaziale arenata sul suolo lunare.
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Ultima modifica di ADMIN il Dom 25 Ott 2009, 23:00 - modificato 1 volta.
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Titolo: Re: U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009)
U.F.O: 100 ANNI DI ESISTENZA CONFERMATA(SPECIALE STUDIO APERTO 25-OTTOBRE-2009)