Titolo: QUANDO LA SCIENZA FÀ PASSI DA GIGANTI Ven 27 Mag 2011, 18:39
Credete sia impossibile costruire una tuta come quella di Iron Man? Non proprio. Parte della tecnologia necessaria per realizzarla esiste già nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, occorrerebbe soltanto metterla assieme nel modo corretto. Il sito Io9 ha deciso di fare qualche calcolo (a grandi linee) per stabilire un prezzo di realizzazione di un'ipotetica tuta da Iron Man realizzata utilizzando la tecnologia esistente.
Elmetto con display incorporato Tony Stark guida la sua tuta da Iron Man attraverso un display incorporato nell'elmetto, che mostra bersagli, armamenti, stato dell'equipaggiamento e tutti i parametri da controllare per pilotare la tuta. L'elmetto può essere paragonato a quello in corso di sviluppo per i piloti di F-35, che vedrà un display incorporato nel casco che fornirà tutti i dati sull'aereo. Lo scorso anno, le compagnie che sviluppano l'elmetto F-35 HMD hanno annunciato che svilupperanno questa tecnologia con un budget di sviluppo di circa 54 milioni di dollari.
Il problema però è che la tuta di Iron Man basa la sua efficacia anche su un'evoluta intelligenza artificiale. Tony Stark infatti è assistito da un cervello sintetico pensante e capace di intercettare tutti i suoi comandi vocali e tramutarli in azioni in tempo reale. Purtroppo la tecnologia per fare questo non esiste ancora, o meglio, esiste una tecnologia di controllo vocale, ma non sufficientemente evoluta da poter eseguire tutti i comandi che Stark utilizza per controllare al meglio la sua tuta ultra-tecnologica.
Esoscheletro La tuta da Iron Man di Tony Stark è essenzialmente un esoscheletro estremamente avanzato, che dona invulnerabilità e super-forza al suo utilizzatore. Diverse aziende legate al mondo della Difesa stanno realizzando un esoscheletro per aumentare la forza dei loro operatori, o una corazza per proteggere soldati da proiettili mortali.
Uno di questi è il XOS exoskeleton, realizzato dalla Raytheon, che permette di sollevare 100 kg con uno sforzo minimo. Il costo di questo esoscheletro? 10 milioni di dollari. Anche se nutro i miei dubbi che con quella cifra si possa ottenere qualcosa di lontanamente simile alla tuta di Iron Man.
Iron Man infatti ha la capacità di cadere da centinaia di metri di altezza, colpito da un proiettile d'artiglieria, senza riportare danni, e senza nemmeno ferire a morte il suo utilizzatore. E' in grado di schivare proiettili di un carro armato, di resistere ad un AK-47 a breve distanza, e di volare. Se la tecnologia anti-proiettile sta avanzando rapidamente (vedere armature Dragon e simili), di certo niente può proteggere un soldato da una proiettile anticarro perforante. Ma il bello della fantascienza è che si può mettere in scena ciò che non è umanamente ottenibile. Per ora.
Forse, però, una possibilità c'è con la prima, rozza versione della tuta da Iron Man che Stark ha realizzato con materiale di scarto all'interno di una grotta. Di certo nessuno è in grado di costruirla mentre è prigioniero dei talebani, in pochi giorni, e facendo credere che si stia costruendo un missile. Ma probabilmente nei prossimi 15-30 anni sarà possibile vedere il primo prototipo di un esoscheletro simile, sempre che le forze armate giudichino l'aggeggio di una qualche utilità sul campo di battaglia. Reattore nucleare portatile Quello che ha reso così potente Tony Stark è anche la sua tuta indistruttibile e piena di gadget. Ma senza un reattore Stark ad alimentarla, non sarebbe stato possibile costruire Iron Man. Possiamo sostituire il reattore Stark con un reattore nucleare portatile come quello del rover Curiosity, chiamato Multi-Mission Radioisotope Thermoelectric Generator. Cinque chilogrammi di plutonio sono più grandi del reattore Stark, ma è l'unica soluzione attualmente possibile. Quanto costa? Circa 36 milioni di dollari.
Ma il reattore Stark ha la capacità di non emettere isotopi radioattivi; quello visibile in Iron Man 2 inoltre è stato costruito attraverso un nuovo elemento della tavola periodica, ottenuto con un acceleratore di particelle casalingo. Non che sia impossibile costruire in casa un acceleratore di particelle: Michio Kaku lo fece in gioventù, per "giocare con l'antimateria". Ma ottenere un nuovo elemento stabile...quella si che è una vera sfida.
Senza contare che occorre rimpiazzare il proprio cuore con una pompa artificiale, e connetterlo ad un reattore energetico posizionato al centro del proprio petto. Forse sarà realizzabile in futuro, ma abbiamo già problemi ad alimentare cuori artificiali con le batterie di ultima generazione, figuriamoci alimentare con lo stesso impianto una tuta che consuma energia come una corazzata.
Jet pack I jet che consentono ad IronMan di volare sono una delle cose più cool di tutta la tuta metallica. Il problema è che attualmente non disponiamo di niente di neanche lontanamente simile, dato che non possiamo evitare di portare serbatoi ingombranti di carburante per alimentare questi motori a razzo. Potremmo però utilizzare un'ala a reazione come quella utilizzata da Yves Rossy per attraversare la Manica, ma non avremo l'autonomia e la potenza dei razzi della tuta da IronMan di Tony Stark. Costo dell'ala a reazione: 400.000 dollari.
Ma anche in questo caso, i problemi che nascono per avvicinarsi alle prestazioni di Iron Man sono notevoli.
Primo: Iron Man ha la capacità di superare la barriera del suono. Cosa non impossibile per un caccia militare; ma un caccia è pressurizzato, è studiato per resistere a terribili sollecitazioni, ha una riserva di carburante decisamente ingombrante rispetto al semplice reattore Stark, ed è frutto di anni e anni di ricerca e sviluppo da parte di team che non hanno niente da invidiare al genio di Stark.
Secondo: Iron Man ha una capacità di manovra in aria simile a quella di un UFO, compiendo evoluzioni che, se considerassimo la sola forza G coinvolta, spappolerebbero un qualunque essere vivente. Provate ad azionare gli aerofreni della tuta di Iron Man per frenare all'istante mentre si vola a velocità supersonica, e vi accorgerete che bella marmellata siete destinati a diventare.
Terzo: Iron Man vola dagli Stati Uniti all'Afganistan (e ritorno) senza preoccuparsi di fare rifornimento. E' una distanza impossibile da percorrere anche per un jumbo a pieno carico, figuriamoci per una tuta poco più grossa di un uomo. Ma anche in questo caso il reattore Stark risolve il problema: tutta quell'energia servirà pure a qualcosa, no?
Armi Stark è un genio nella creazione di armi, e letteralmente si sbizzarrisce con la tuta di Iron Man: lanciarazzi microscopici sulle spalle, quei fantastici stabilizzatori di volo utilizzati anche come brevi e letali impulsi di energia, il reattore pettorale che funge da cannone. C'è anche la machine gun di War Machine, ma non è stata realizzata da Tony: troppo dozzinale e primitiva per i suoi gusti.
Possiamo far scoppiare un carro armato con un razzetto delle dimensioni di una freccetta da bar? No, per ora non possiamo. Possiamo distruggere una fabbrica di armi illegale con un impulso di energia di un'arma portatile come gli stabilizzatori di volo? No, non possiamo. Possiamo montare una machine gun sulla spalla di un esoscheletro? Certo, ma con tutti i proiettili che spara War Machine al secondo, ci vorrebbe uno zaino pieno di munizioni pesanti per mantenere quel volume di fuoco anche solo per un paio di minuti.
Costo della machine gun? Difficile dirlo. Probabilmente qualche decina di migliaia di dollari, se consideriamo che dovrà essere direzionata ed azionata attraverso comandi vocali dell'utilizzatore della tuta. Il problema economico verrebbe dai proiettili, vista la cadenza di fuoco che l'arma mantiene.
Concludendo: di sicuro Iron Man è "the ultimate weapon". Con una tuta ultra-tecnologica come quella è possibile sistemare i cattivoni impiegando un solo uomo e qualche milione di dollari di munizioni. Per realizzare una tuta che abbia il 10-15% delle capacità di Iron Man, escludendo i costi di ricerca e sviluppo, sarebbero necessari almeno 100-150 milioni di dollari, bene o male il prezzo di un F-35.
Esoscheletro Sarcos quasi pronto per l'impiego sul campo
Raytheon Sarcos ha presentato ciò che viene considerato l'esoscheletro del futuro. XOS 2 non sarà neanche lontanamente simile alla tuta di Iron Man, ma rimane di certo impressionante.
XOS 2 è l'ultima versione del celebre esoscheletro della Sarcos, e frutto di uno sviluppo durato anni. Si basa su una serie di muscoli meccanici "indossati" dall'utilizzatore, che consentono di ridurre il carico sperimentato da una persona. Dovete sollevare 100 chilogrammi? XOS 2 vi farà percepire un carico pari ad una frazione del peso.
Il rapporto di riduzione di peso di questo esocheletro è impressionante, 17 a 1. Questo significa che ogni 170 chilogrammi percepirete soltanto 10 kg di carico.
XOS 2 è stato realizzato in diverse versioni: c'è la versione da lavoro, e una da combattimento. Quest'ultima non prevede l'installazione di armi, ma la capacità di operare senza cavi per permettere ai soldati di percorrere distanze più lunghe affaticandosi meno del normale. L'equipaggiamento di un soldato arriva a pesare anche 80 chilogrammi, ma grazie a XOS sarà come non avere carichi. L'esoscheletro permette di spostarsi ad una velocità di 5 km/h, ed è agile abbastanza per consentire all'operatore di calciare una palla, o di sferrare un pugno.
La versione da lavoro non è molto differente da quella da combattimento. E' collegata a cavi di alimentazione, ed è progettata per compiere lavori pesanti, come il carico e scarico delle munizioni. Grazie a questa tecnologia, un solo soldato è in grado di svolgere il lavoro di 2-3 soldati privi di esoscheletro.
L'esoscheletro non ha un'alimentazione autonoma. Si sta lavorando in quella direzione, cercando di sviluppare una sorta di zaino dotato di batterie, ma si punta soprattutto a diminuire il costo energetico della macchina in modo tale da poter inserire direttamente nell'esoscheletro la sorgente di energia desiderata. Attualmente XOS 2 consuma circa il 50% in meno di energia rispetto al modello precedente, e le prestazioni sono in continuo miglioramento.
"Con XOS 2, ci siamo concentrati sul consumo di energia e abbiamo cercato modi di usare l'energia idraulica in modo più efficiente" spiega Fraser Smith, vice presidente della Raytheon Sarcos. "Il risultato è stato che siamo stati in grado di migliorare le prestazioni riducendo il consumo di energia in modo significativo". E conclude: "Consegnare gli esoscheletri è inevitabile, per come la vedo io. Sono disperatamente richiesti, e credo che i militari li vedano come una soluzione percorribile per un certo numero di problemi che stanno cercando di risolvere".
Nuovo muscolo artificiale per robot sempre più umani
I muscoli artificiali non sono una novità nel campo della robotica. Affinchè una macchina possa eseguire operazioni complesse come la manipolare oggetti o muoversi nell'ambiente, è necessario che sia dotata di muscoli sintetici in grado di fornire una spinta, o esercitare una trazione.
I muscoli robotici non sono soltanto semplici pistoni pneumatici ad aria, acqua o olio. Nel corso degli ultimi 15 anni, le innovazioni in campo scientifico ci hanno fornito gli ingredienti necessari per creare metalli a memoria di forma e polimero elettroattivi.
Sebbene i metalli a memoria di forma siano già ben noti al pubblico, i polimeri elettroattivi lo sono meno. Si tratta essenzialmente di polimeri in grado di modificare la loro forma o le loro dimensioni una volta stimolati da una corrente elettrica.
Il concetto non è nuovo: già nel 1991 David L. Brock, ricercatore dell' Artificial Intelligence Laboratory dell' M.I.T., propose un'idea di muscolo artificiale basata su un gel di polimeri elettroattivi con le potenzialità di esercitare una forza pari alla metà di quella di un muscolo umano.
Ora, a 20 anni di distanza, gli scienziati dell' Auckland Bioengineering Institute's Biomimetics Lab hanno creato un nuovo prototipo i muscolo artificiale: una sostanza simile a un gel, realizzata con due strati di gelatina di carbonio separati da una pellicola polimerica estremamente allungabile. "Si può allungare per oltre il 300%" dice Ian Anderson, a capo del progetto.
Quando viene applicata una corrente elettrica al muscolo artificiale, questo si contrae o si allunga. "C'è un enorme potenziale in questo tipo di attuatori" dice Chris Melhuish, direttore del Bristol Robotics Lab. "Stiamo per ottenere una differente classe di robot".
I robot del futuro potrebbero infatti non avere più bisogno di ingombranti e pesanti muscoli artificiali pneumatici, sostituendoli con attuatori più leggeri, flessibili e simili ad un muscolo naturale. Senza contare che la resistenza di questi apparati è superiore a quella di un tessuto biologico.
Le prime applicazioni della tecnologia dei polimeri elettroattivi sono già in fase di sperimentazione. Uno dei prototipi è quello realizzato dall'azienda californiana Artificial Muscle, che sta sviluppando una sorta di display aptico in grado di essere adattato a tastiere, cellulari e mouse.
Un display aptico è essenzialmente un'interfaccia tattile tra uomo e computer: è possibile percepire ciò che un robot sta toccando, o avere una risposta tattile alle azioni eseguite su un dispositivo elettronico. Per farla breve e semplice, un esempio di interfaccia aptica è il "force feedback" di un joystick, che ci fa sentire vibrazioni di diversa intensità mentre giochiamo al nostro videogame di guida preferito.
Ma non si parla soltanto di videogiochi: alcuni prototipi di display Braille hanno già sfruttato la tecnologia dei polimeri elettroattivi per realizzare lettori tattili che si aggiornano in tempo reale, o micropompe che potrebbero avere vaste applicazioni in campo medico.
Gabbiano robotico decolla, vola e atterra da solo, battendo le ali
L'industria robotica sta facendo progressi notevoli negli ultimi anni, non soltanto nello sviluppo di robot industriali o umanoidi, ma anche nella creazione di macchine che imitano il comportamento o il movimento animale.
Ma se fino ad ora siamo rimasti stupiti da qualche libellula sintetica, da Big Dog e dall'idea che in futuro potremmo essere inseguiti da un ghepardo meccanico, ci sono recenti sviluppi che superano di certo le aspettative di chiunque. E' il caso di SmartBird, un uccello robotico creato dall'azienda Festo che supera ogni previsione in quanto ad accuratezza nell'imitazione di un volatile, grazia e funzionalità.
Quando alcune brillanti menti del passato decisero di voler sperimentare il volo, la prima strada che tentarono di seguire fu quella di replicare il volo degli uccelli, che venne descritto in numerosi trattati antichi e moderni ma che non trovò mai applicazione pratica per la serie di problemi che comportava la realizzazione di un meccanismo ad ala battente.
Imitare efficacemente il volo ad ala battente non è un'impresa tra le più facili: oltre a complesse dinamiche di volo c'è in ballo leggerezza e capacità di sfruttare le correnti aeree, adattandosi a situazioni imprevedibili in tempo reale. Fu anche per queste ragioni (e per il fatto che molti persero la vita nel tentativo di imitare gli uccelli) che il volo umano prese la direzione dell'ala fissa.
Ma il concetto dell'ala battente verrà di certo rilanciato da SmartBird. Il progetto è basato sull'ornitottero sviluppato da James DeLaurier nel 2006, un prototipo ad ala battente in grado di decollare muovendo ali meccaniche. Ma il progetto SmartBird della sezione Bionic Learning Network alla Festo va oltre ogni concetto precedentemente sviluppato di volo ad ala battente: gli sviluppatori hanno realizzato un uccello meccanico in grado di decollare, volare, planare e atterrare proprio come un volatile in carne e ossa.
L'uccello robotico imita il volo di un gabbiano, e non sfrutta alcun meccanismo di propulsione aggiuntivo oltre alle sole ali, che si estendono per circa due metri in totale. Circuiteria e batterie si trovano all'interno del corpo del robot, che in totale pesa solo 400 grammi. Il cervello dell'animale robotico è costituito da accelerometro, un microcontroller da 50 MHz e tre rilevatori di posizione delle ali, che sincronizzano e ottimizzano il battito.
Il computer è in grado di registrare la posizione esatta delle ali ogni frazione di secondo, e sulla base di questi dati calcola l'inclinazione delle appendici di volo con precisione, consentendo un controllo senza precedenti del robot in volo. SmartBird può infatti adattarsi a nuove condizioni di volo quasi istantaneamente, evitando ostacoli o riducendo il consumo di energia in base ai dati ambientali che rileva. La sezione di coda, inoltre, viene utilizzata sia come come supporto alla propulsione, sia come timone di imbardata per modificare la traiettoria di volo.
Le prestazioni ottenute dalla Festo sono notevoli: efficienza elettromeccanica attorno al 45%, e l'80% di efficienza aerodinamica se si parla di volo circolare. Tutta la meccanica e l'elettronica consumano un totale di 23 watt, compresa la testa, in grado di girarsi per puntare i sensori nella direzione più utile.
Consiglio caldamente di godersi il video del volo di smartBird, lascerà sbalorditi.