In alcuni processi si legge che tali donniciuole
sotto forma di gatte entrano nelle case dove giacciono i bambini.
Talvolta dai genitori dei piccoli è stata tagliata via la zampa
anteriore o posteriore, o è stato cavato l'occhio di tale gatta. Per lo
stesso motivo, in seguito, in quella donniciuola che si riteneva fosse
entrata sotto un simile aspetto in tale casa, veniva trovato un membro
tagliato o a penzoloni, e di conseguenza tali cose non sono illusorie
come viene ritenuto.Il passo e tratto dal
Lamiarium sive striarum opusculum uno dei tanti trattati inquisitori,
l'autore è Girolamo Visconti, frate inquisitore della seconda metà del
1400. In Leggende e racconti popolari della Sardegna , viene riportato
un racconto intitolato La nonna sùrbile. Tale racconto narra di una
donna (sa sùrbile) che sotto forma di gatto, tenta di assalire un
bambino, scoperta dai genitori del bimbo le viene amputata una zampa,
l'indomani la menomazione permette di riconoscere come colpevole, ovvero
come sùrbile, la nonna del fanciullo.
La
singolare somiglianza fra il racconto del Visconti e la tradizione sarda
fa pensare ad un substrato comune, pur tenendo conto delle dovute
discordanze temporali e spaziali, possiamo affermare che i due racconti
si equivalgono.
Sa sùrbileLa
sùrbile è una donna capace di trasformarsi in gatto o in mosca , e un
vampiro, prima della trasformazione si unge, non sempre è malvagia .
Sono quattro elementi: metamorfosi, vampirismo, unzione e non malvagità,
evidenziati da Dolores Turchi , che fanno intravedere una connessione e
una vicinanza con le figure di streghe del panorama europeo. Il
racconto sardo è antico, nel 1895 la Deledda ne riporta la tradizione ,
ma ancora oggi se ne conserva il ricordo.
Antonangelo
Liori ne dà una connotazione negativa molto accentuata. La
peculiarità delle sùrbiles è quella di essere spiriti di donne morte di
parto che per vendicarsi uccidono i bambini degli altri, mancano quelle
caratteristiche di trasformazione e di unzione che invece la Turchi ha
messo in rilievo. Sempre la Turchi parla di un'altra figura di vampiro
sardo, una figura tipica di Samugheo: Sa coga . Anche questa si
trasforma, non sempre è malvagia, succhia il sangue ai bambini e viene
smascherata grazie alle ferite inferte durante la sua trasformazione e
rimaste nel suo aspetto umano. Insomma la coga e la sùrbile hanno le
stesse peculiarità, sembrano la stessa figura con due nomi diversi.
Anche
Liori tratteggia la figura della coga in modo da farla coincidere con
le testimonianze della Turchi e della Deledda, attribuendogli le
caratteristiche di metamorfosi e vampirismo della sùrbile, mantenendo
però una connotazione fortemente negativa.
L'etimologia
di sùrbile non ci aiuta vista la sua profonda incertezza, ma
l'etimologia di coga avvicina la figura sarda allo stereotipo della
strega. Coga da cocus (cotto) o da coquu (cuoco) è un riferimento
esplicito alla cottura delle erbe, una delle mansioni tradizionali delle
streghe; ma non basta, accogare significa in alcune zone ubriacarsi,
inebriarsi . Il riferimento Bacchico per accogare è immediato, ma
inebriarsi, raggiungere l'estasi, con il vino o con altre sostanze e
tecniche, è tipico anche dello sciamanesimo.
La
sùrbile, viene anche chiamata Pana (puerpera) o confusa essa, la cosa
che risulta interessante non è che sia una donna morta di parto , ma
piuttosto la differenza evidenziata in alcune zone fra pana e sùrbile:
la prima infatti non succhia il sangue ma ruba i vestiti e poi li usa
per avvolgere e lavare le ossa di un morto e l'utilizzo rituale delle
ossa è un richiamo chiaramente sciamanico.
In
verità le panas sono donne che hanno alcune caratteristiche peculiari,
ma i casi di sovrapposizione di queste figure dai nomi diversi: sùrbile,
coga e pana dimostrano come quello che si tramanda è in realtà una
figura unica di strega dai molteplici aspetti. Alle tre streghe citate
se ne affianca un'altra chiamata Sisinia coga, pronunciando velocemente
queste parole si capirà Sinagoga.
L'etimologia
di questi termini è illuminante: della parola coga conosciamo il
significato, per quanto riguarda Sisinia, sappiamo che la radice sis ha
spesso un'accezione negativa (sisasia sta per scarafaggio, e sisinare
significa pavoneggiarsi). Nella tradizione Sisinia coga è una strega
dalla testa di gallo ed è un'indemoniata, caratteristiche (l'uccello e
la possessione diabolica) che ritroveremo altrove.
E'
interessante che questa strega sia associata alla sùrbile e, nel
contempo, sia riconosciuta come colei che avrebbe costruito, con un
maleficio, i chiodi della crocifissione di Cristo . Poter associare un
simbolo dell'ebraismo (la Sinagoga), uno dell'antisemitismo (il
deicidio) a questa strega indica palesemente come il tentativo cattolico
di debellare tutto ciò che era diverso, precristiano e non governabile,
fosse passato, anche in Sardegna, dall'antisemitismo alla caccia alle
streghe .
Nonostante anche la Sardegna abbia
subito la violenza inquisitoria, la demonizzazione della figura della
strega è rimasta blanda. Le streghe sarde sono portatrici di valori
arcaici, mantengono in se gli stereotipi stregoneschi negativi ma anche
il ricordo di una tradizione più antica.
La
stria sarda non e la cattiva per eccellenza, anzi la stessa Eleonora
d'Arborea, figura mitica e positiva della cultura sarda , possiede
molti aspetti stregheschi. E' un dato rilevante che la donna più
importante del medioevo sardo fosse regina e strega allo stesso tempo,
un sintomo di un'importanza della donna che altre zone d'Europa avevano
gia dimenticato.
Il VampiroIl
vampirismo e l'infanticidio, comuni a molti i processi inquisitori,
erano un modo di giustificare attività non gradite alla Chiesa. Le
streghe sono le discendenti delle Strix latine, uccelli notturni
assetati di sangue, sempre il mondo romano credeva che le anime dei
morti si trasformassero in api, farfalle o uccelli e le donne capaci di
trasformarsi in uccelli erano ugualmente chiamate Strix. Le figure
mitiche latine si sovrappongono, le anime dei morti si confondono prima
con le fate poi con le Strix .
Il passo
successivo nel medioevo e di considerare chiunque abbia il contatto con
il mondo dei morti, streghe e quindi vampiri . Ricordo solo che la
tradizione vuole che i vampiri siano non morti, morti viventi, capaci di
mutarsi in animali, di volare, rinascere dal proprio corpo, tutte
caratteristiche comuni alla strega e allo sciamano. Il vampirismo, non
riesce a nascondere una realtà in cui la morte reale e la morte
simbolica si confondevano, in cui il passaggio da uno stadio all'altro
della vita avveniva sempre attraverso la morte rituale, ma anzi ne è la
stessa dimostrazione.
Morte e rigenerazioneLa
strega cattiva è una sovrapposizione al tema arcaico della morte e
della rigenerazione. Al di fuori della Chiesa il tema del morire e
rinascere diviene eretico ed è probabilmente in questo contesto che
vengono elaborati i racconti sulla sùrbile. La sùrbile è una strega,
secondo i canoni inquisitori, la sua metamorfosi è palesemente eretica
così come dice il Canon Episcopi:
Perciò,
chiunque crede possibile che una creatura possa cambiare in meglio o in
peggio, o assumere aspetti o sembianze diverse per opera di qualcuno che
non sia il Creatore stesso che ha fatto tutte le cose per mezzo del
quale tutte le cose sono state fatte, è indubbiamente un infedele e
peggiore di un pagano .
In un racconto
citato dalla Turchi dal titolo La sùrbile imprigionata, la sùrbile
(sotto forma di mosca?) viene chiusa in un recipiente per lungo tempo e
questo permette di scoprire la strega morta, quando inavvertitamente la
mosca-surbile viene liberata, la strega rinasce.
In
Sardegna il Carnevale, Carrasecare, presenta una sorprendente
continuità con i riti Dionisiaci e pre Dionisiaci della fertilità, della
morte e della rigenerazione ed anche in questo caso il mito della
trasformazione, il mito del mascheramento tornano nelle sembianze della
sùrbile, una donna si trasforma, per fare del male, ma si trasforma.
Il voloL'elemento
distintivo con le figure dionisiache sarde, dal Mamuthones a tutte le
altre, sta nel volo, nell'uscita di un entità dal corpo, elemento
distintivo dalla tradizione sarda e unificante con la realtà italiana e
in generale indoeuropea.
Torniamo al Canon EpiscopiAlcune
donne depravate, sviate da illusioni e seduzioni diaboliche, credono e
affermano di cavalcare la notte al seguito di Diana, dea dei pagani, o
di Erodiade, e di una innumerevole moltitudine di donne, e attraversare
larghi spazi di terre... , anche la sùrbile vola di notte, certo vola
da sola ma sappiamo che il Sabba come convegno delle streghe è
un'invenzione dell'Inquisizione, ed in Sardegna i miti legati a Diana o
Cibele o alla più antica Dea madre sono ancora vivi e forse è inutile
collegarli anche ad una figura come la sùrbile.
La
trasformazione in animali: la mosca ed il gatto, l'animale delle
streghe per eccellenza, potrebbero essere, nel nostro caso,
tranquillamente un topo, un serpente, un uccello ovvero uno qualsiasi
degli animali della tradizione sciamanica .
Il
volo è magico per eccellenza, e comune alle streghe, ai fachiri, agli
yogi, agli sciamani, ai santi, è il modo più semplice per raggiungere
qualcosa, per andare altrove. L'utilizzo di animali è dovuto
all'esigenza che l'anima venga trasportata, gli animali, i volatili in
particolare sono psicopompi; la loro funzione è di aiutare lo spirito ad
uscire, aiutare a morire.
PredestinazioneCosa
ha in comune la sùrbile con lo sciamano? Apparentemente solo la
trasformazione e l'abbandono del proprio corpo umano, ma a ben guardare
le similitudini non finiscono qui. Eliade dà dello sciamano una immagine
di prescelto , così come i Benandanti friulani, i Tatlos ungheresi
erano sempre prescelti, nati con la camicia, con sei dita etc. La
nostra sùrbile è spesso una donna che si comporta in modo strano, ha
qualcosa di fisicamente diverso, questo può indicare una condizione di
privilegio per quanto riguarda le arti magiche , uno stato di
predestinata.
Una certa ineluttabilità della
condizione di mutante compare anche nella vergogna e nella soddisfazione
che traspare ad essere scoperti.
Nella
testimonianza citata all'inizio, la nonna sùrbile esclama dopo essere
stata scoperta "mi ch'as bogau de pena" mi hai liberato dalla pena, come
se non si trattasse di una scelta ma di una dolorosa condizione. La
condizione dolorosa è possibile che sia frutto di una influenza
inquisitoria rispetto ad un mito precristiano di trasformazione, che sia
il tentativo della religione di trasformare la strega in demonio o
meglio ancora in indemoniata.
Nel racconto La
vendetta della surbile la morte del bambino appare come la giusta
riparazione ad un torto ricevuto, questo porta a credere che le azioni
della sùrbile siano state in un qualche momento riparatrici, volte a
ristabilire un ordine naturale più che a sconvolgerlo.
IniziazioneL'iniziazione
è una delle caratteristiche dello sciamanismo, per la sùrbile non si
può parlare di iniziazione. Eppure nelle testimonianze raccolte dalla
Turchi quella intitolata La sùrbile colta in fallo, presenta un
aspetto interessante: una delle vittime della strega-sciamano si
trasforma anch'egli in sùrbile per riparare al torto subito.
La
prima cosa che si nota è che chiunque possa diventare sùrbile,
attraverso un rito, in questo caso l'unzione ed una formula, la seconda
cosa è che il viaggio iniziatico non è affatto spiacevole ma l'iniziato
si rammarica della sua brevità, terzo è un uomo a diventare
sùrbile-sciamano. Una delle principali vie di reclutamento per gli
sciamani è, secondo Eliade , la vocazione spontanea, un tipo di
sciamano considerato meno potente di quello prescelto. Nel caso del
racconto citato il sùrbile è privo di una delle sue caratteristiche
principali: quella di essere vampiro, è un sùrbile a metà.
La
morte, la trasformazione ed il volo fanno parte delle azioni che
iniziano lo sciamano. Lo stato di morte in cui la sùrbile si trova è
molto simile allo stato dei Beneandanti o degli sciamani siberiani
quando fanno il loro viaggio, Ginzburg ad esempio riporta come i
Beneandanti temessero di non poter più tornare in vita e pregassero le
mogli assistenti di lasciare loro la bocca sempre nella stessa posizione
per permettere al sorzetto di poter rientrare nel corpo . Così, anche
la strega del racconto La surbile imprigionata , torna in vita quando
la sùrbile rientra nel suo corpo. Le affinità fra il demone sardo e lo
sciamano sono anche altre.
SmembramentoMarginalmente
si può intravedere lo smembramento iniziatico in due momenti. La
presenza delle ossa e del loro lavaggio , risulta anomala ma mantiene
quella che è la caratteristica primaria dello sciamanismo, quello che
Eliade chiama contemplazione del proprio scheletro , non c'e nessuna
rinascita da quelle ossa, ma è perlomeno una curiosa coincidenza che
proprio questa figura di morta e rinata abbia in mano delle ossa avvolte
in indumenti. Nello sciamanismo eurasiatico le ossa sono avvolte in
pelli di animali e non in vesti di bimbo, eppure questa non mi sembra
una differenza tale da escludere a priori la possibilità che si tratti
di una reminiscenza di un rito di smembramento iniziatico. D'altra parte
il carnevale sardo è ricco di riti di rinascita e ad esempio quello di
Bosa ne mantiene uno in cui lo smembramento è palese , questo porta a
pensare che il mito non sia affatto estraneo alla cultura sarda.
Ginzburg
ritrova il motivo mitico della raccolta delle ossa in gran parte del
continente Eurasiatico, compresa la Sardegna, e, sempre, questo mito è
ricollegato alla resurrezione del corpo . Il secondo momento è quello
della menomazione, subita anche dalla surbile, che si ritrova fra le
prove iniziatiche che lo sciamano deve sopportare, si tratta appunto di
menomazioni di arti o parti di essi, ferite inferte con oggetti
arroventati, proprio come la sùrbile privata di un occhio da uno spiedo
arroventato o quella privata di una mano.
Il
tema della menomazione che serve ai comuni mortali a riconoscere la
sùrbile è ricorrente in quasi tutti i resoconti esaminati quindi, in
termini negativi, la mancanza di una parte del proprio corpo serviva per
riconoscere le sùrbiles.
La battaglia sciamanicaNel
racconto La sùrbile colta in fallo vi sono due sùrbiles, due
sciamani che si combattono, quello buono vince, la cattiva perde. E'
difficile pensare ad una casualità, è un racconto anomalo, ma questo può
indicare una resistenza di un mito più antico. D'altronde la sùrbile
viene spesso scoperta e sconfitta, e chi la riconosce viene definita una
che se ne intende di malefici, una donna con poteri magici.
In
particolare nella storia La sùrbile punita , la sùrbile viene
scoperta e punita da una donna evidentemente strega, che, grazie alle
arti magiche, la bastona a distanza . La battaglia sciamanica, il
combattere in estasi , è uno scontro fra stregoni buoni e stregoni
cattivi, la sùrbile è la strega cattiva, l'altra donna è quella buona.
Dopo
l'estasi gli sciamani, ad esempio i tatlos ungheresi, riportano spesso i
segni della battaglia, tornano con ematomi ed a volte anche con
menomazioni più gravi, così la sùrbile tutte le volte che viene scoperta
riporta i segni della sconfitta anche nel suo aspetto umano .
Il
rito della fertilità, i benandants e i malandants, non sono ritrovabili
nella tradizione sarda, ma sembra che almeno l'atto del combattere sia
rimasto.
L'unzione...Tali donne affermano di uscire dalle case attraverso il camino, su un bastone cosparso di unguento.
Girolamo
Visconti, frate inquisitore, nel gia citato Lamiarium sive striarum
opusculum parla del famoso bastone delle streghe e dell'arcinoto
unguento. Il tema dell'unzione del bastone è uno degli stereotipi
stregheschi, la letteratura inquisitoria, così come i processi, sono
pieni di bastoni unti. La sùrbile è l'unica figura di strega sarda che
si unge e spesso abbina all'unzione una formula, un indizio importante
per comprendere la storia delle tradizioni sarde .
La strega umbra Matteuccia di Francesco prima di volare in groppa ad un caprone usa questa formula:
Unguento, unguento,
mandame ala noce de Benevento,
supra acqua et supra ad vento,
et supra ad omne maltempo
questo
ricorda come l'uso abbinato di parola e unguento fosse comune a tutta
la stregoneria e non solo a quella sarda. L'ungersi precede sempre il
volo e la trasformazione. I Beneandanti usano un unguento a base di
sostanze allucinogene, tale pozione aiuterà gli stregoni a raggiungere
l'estasi. Proprio come fanno le sùrbiles, si ungono fronte e mento e poi
avviene la trasformazione.
Certo non sempre
viene usato un unguento per volare, ma il fatto che, seppure raramente,
sia rimasta testimonianza di questo uso fa immaginare un utilizzo più
comune delle sostanze psicotrope nella stregoneria sarda. Un fattore di
difficoltà sta nella diffidenza delle informatrici a svelare i segreti
della magia, questo indica che ancora oggi è vivo il desiderio di
preservare tali ricette. La letteratura sul tema è scarsa o inesistente e
questo ostacola ancor di più la ricerca.
Mandragora, Giusquiamo, Belladonna, DaturaL'unguento
delle streghe era un olio o un grasso in cui venivano amalgamate alcune
solanacee, famiglia di piante che comprende: Mandragora, Giusquiamo,
Belladonna, Datura . Le ricette sono numerose ed hanno alcune
costanti, ne cito ad esempio una riportata da Francis Bacon:
Si
dice che l'unguento usato dalle streghe sia fatto con grasso di bambini
morti e poi esumati, dal succo di Lactuca sericola oppure virosa, di
Euforbia, di Potentilla anserina mescolati a farina di grano fine, io
però penso che siano medicinali soporiferi con i quali si preparano
questi unguenti come Giusquiamo, Cicuta, Mandragora, Solanacee, Tabacco,
Oppio, foglie di Zafferano, foglie di Pioppo...
Quale
è l'uso che si faceva di queste piante e perchè sono sempre collegate
alle streghe? Queste piante sono considerate delirogeni, ovvero piante
capaci di provocare uno stato di delirio molto profondo, causato dai
loro componenti tropanici , il loro uso nella farmacopea è
antichissimo.
La Genesi (30: 16-17) parla
della mandragora per i suoi poteri fecondativi, il moly omerico, l'erba
della maga Circe, era mandragora (Omero, Odissea, X 393-399), il
giusquiamo era anticamente chiamato pythonion o apollinaris, indicando
un rapporto stretto con Apollo e l'oracolo di Delfi .
Tutto
questo indica una profonda conoscenza di queste piante e dei loro
effetti. Il collegamento con le streghe è dovuto al fatto che esse erano
nel Medioevo le uniche depositarie delle conoscenze della farmacopea
tradizionale, la medicina maschile era filosofia e ben poco sapeva delle
virtù terapeutiche delle piante.
Ipotesi psichedelicaLa
sùrbile usa un unguento probabilmente a base d'olio di bacche di
ginepro, ma null'altro sappiamo delle piante che componevano quest'olio.
Grazia Deledda, inavvertitamente ci aiuta citando fra le piante della
farmacopea tradizionale nuorese il giusquiamo , e l'unica notizia che
ho potuto trovare riguardo ad uso medico delle solanacee. Un altro
indizio arriva da Armatore Cossu che nomina fra le piante sarde anche
la mandragora, ciò significa che almeno due delle piante che servivano
per gli unguenti delle streghe erano presenti e conosciute nell'isola.
La
sùrbile si unge con sostanze allucinogene? Non possiamo saperlo per
certo ma non trovo altra spiegazione all'atto dell'ungersi se non quello
di assimilare una sostanza allucinogena. La pomata o l'olio è inoltre
il modo caratteristico dell'assunzione streghesca di queste piante. Una
spiegazione può essere data dall'alta tossicità della Mandragora, del
Giusquiamo, della Belladonna e della Datura. La dose per avere effetti
deliranti e quella letale sono pericolosamente vicine , questo può
aver indotto le erbarie a trovare una soluzione alternativa
all'ingestione. L'assorbimento attraverso l'apparato digerente è lungo e
difficilmente controllabile, la dose deve essere precisa perchè una
volta metabolizzata nulla si può fare se non aspettare la conclusione
dell'effetto. Un'assunzione effettuata attraverso la pelle permette al
soggetto di dosare più gradatamente l'allucinogeno, ed eventualmente di
bloccare in tempo un'eventuale intossicazione.
Non
si deve dimenticare che lo stato di denutrizione cronico, in cui fino
al secolo scorso vivevano le popolazioni contadine e pastorali, poteva
favorire l'assimilazione delle droghe, quindi l'effetto ed il rischio
erano proporzionalmente più alti.
Transe e sùrbileAlla
luce delle osservazioni fin qui fatte, si può rischiare una
interpretazione del fenomeno della sùrbile in chiave psicologica.
Georges Lapassade inserisce l'esperienza sciamanica in quelle che
chiama transe, di conseguenza, per le affinità fra la sùrbile e lo
sciamano, nulla ci impedisce di fare il passaggio logico di considerare
la sùrbile una manifestazione di transe ritualizzata. In modo
particolare due sono gli aspetti che interessano la sùrbile: la morte
apparente e il volo.
Morte apparenteLa
morte apparente è la caratteristica della cosidetta Transe letargica o
catalettica , uno stato modificato di coscienza (SMC) in cui il
soggetto, nel nostro caso la sùrbile, ha le funzioni vitali ridotte al
minimo e perde ogni percezione della realtà circostante. Questo stato è
molto pericoloso perchè spesso porta a quella che viene chiamata
Esperienza di Prossimità con la Morte (EPM), ovvero quella condizione
che più comunemente conosciamo per i soggetti che si sono trovati in
coma o in altre esperienze di "confine".
Per
la strega sarda si può parlare di EPM perchè dai racconti che ho citato
precedentemente si comprende che la morte della sùrbile non è
considerata apparente ma reale, una condizione quindi paragonabile al
coma. Inoltre l'uso delle erbe del diavolo (mandragora, belladonna,
giusquiamo, datura) può realmente portare alla morte e questo accentua
il valore culturale della morte e della rinascita della strega-sciamana . La connessione fra l'EPM e l'iniziazione sciamanica sta nella
morte e nella successiva rinascita ad una nuova vita.
L'aspirante
sciamano passa da uno stato di malato (malattia iniziatica) a quello di
morto, nella condizione di morte (transe letargica) avviene la chiamata
da parte degli antenati o di altri esseri sovrannaturali ed infine la
rinascita nella nuova veste di sciamano. Manca alla sùrbile, nella sua
presunta morte iniziatica, la rinascita positiva, l'accettazione della
sua condizione e del suo potere; sembra quasi che la tradizione sarda
abbia dimenticato la seconda parte della storia: dopo la morte la
sùrbile diviene sciamana e assume una posizione ben precisa nella
società. La sùrbile sembra destinata ad una perenne iniziazione.
Per
la teoria psichiatrica la transe sciamanica è uno stato dissociativo in
cui il soggetto ha in se due personalita . Nel caso sardo queste due
personalità sono in contrasto, mentre nello sciamanesimo proprio la
morte iniziatica e la rinascita come sciamano sono la soluzione positiva
del rapporto.
Fuori dal corpoIl
volo è una delle condizioni che Lapassade chiama Transe esomatica
ovvero Esperienza fuori dal corpo (EFC). L'uscita dal corpo è il primo
criterio per distinguere gli sciamani da tutta una serie di personaggi
della medicina popolare con cui sono spesso confusi. Infatti solo gli
sciamani sono in grado di avere un SMC di questo tipo, un esperienza che
li accomuna e li confonde ai mistici per la capacità di andare in
estasi, di essere ek-stasis, al di fuori, altrove. La sùrbile si ritrova
sicuramente fuori dal suo corpo, così come è capace di volare. La
sùrbile è in possesso di quelle caratteristiche psicologiche che la
farebbero sciamana, ma anche nel caso del volo, la figura sarda manca di
una dimensione psichica a tutto tondo.
Al confineLa
surbile non applica le capacità dissociative ad alcuno dei fini dello
sciamano , sembra una figura di confine fra un presunto sciamanesimo
sardo ed una strega dello stereotipo tardo inquisitorio. La possessione
diabolica, o transe di possessione , non interviene a cambiare
definitivamente lo stato di sciamano in quello di posseduto, la sùrbile
non e una indemoniata, ma non è neanche una sciamana. Dal punto di vista
psichico si comporta come una sciamana e si sente in colpa come una
indemoniata. In definitiva la sùrbile non riesce a dare una collocazione
chiara alle sue transe. Una figura affascinante capace di suscitare
nello stesso tempo paura e curiosità, di essere malvagia ma anche
riparatrice di torti. Nelle fonti, certo, l'aspetto malefico e il più
presente ma la sua natura antica di personaggio positivo non riesce a
scomparire dietro il paravento culturale dell'infanticidio e del
vampirismo.